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Repubblica online del 16 aprile 2008

Parma – Nella notte del centrodestra i rifugiati si accampano in chiesa

Venti rifugiati politici si accampano in chiesa. Rivendicano il diritto a un’esistenza dignitosa. Don Scaccaglia: "Accoglierli è un dovere"

Nella notte in cui l’Italia ha visto il trionfo elettorale di Bossi e Berlusconi, una ventina di rifugiati politici centroafricani si sono accampati nella chiesa di Santa Cristina. Da giorni dormivano sotto i voltoni della Pilotta perché non avevano più un posto dove stare: il dormitorio della Caritas “Padre Lino”, che da alcuni mesi chiamavano casa, è stato chiuso.

In fuga da Etiopia, Eritrea, Darfur e Costa d’Avorio, dopo avere attraversato il deserto libico e pagato un passaggio clandestino ai trafficanti di uomini, tra maggio e dicembre 2007, sono sbarcati a Lampedusa. Rinchiusi nei centri di prima accoglienza (Cpa) e di permanenza temporanea (Cpt) del sud Italia, sono riusciti ottenere lo status di rifugiati politici per persecuzioni personali o di protezione umanitaria per le condizioni dei paesi d’origine. Poi sono arrivati a Parma dove studiano italiano e frequentano corsi di avviamento professionale. Ma inserirsi, senza avere un tetto, è difficile.

Durante i festeggiamenti padani per il nuovo governo di destra, i volontari della rete “Dormire fuori” li hanno accompagnati in chiesa per aiutarli “a rivendicare il diritto a un alloggio e a una assistenza dignitosa”.

Non in una parrocchia qualsiasi, ma in quella guidata da don Luciano Scaccaglia, un prete contro che ha tappezzato volte e pareti con la bandiera della pace, che legge la parola di Dio da un pulpito avvolto nelle catene “perché troppi sono i popoli incatenati da guerra e fame”, che distribuisce tra i banchi il foglio con le letture dei vangeli e le vignette di Ellekappa, che apre la sua chiesa a poveri e no global, che invita Bertinotti, don Vitaliano e Flores D’Arcais senza curarsi di chi lo accusa di fare politica dietro la tonaca.

Lunedì sera alle undici ha aperto le porte della sua chiesa perché “non si possono allontanare dai luoghi religiosi i mendicanti e chi ha bisogno di aiuto”. E non nasconde una vena polemica per chi ha deciso di chiudere il dormitorio della Caritas, “ancora prima della data annunciata”. Ha guardato quei ragazzi stendere coperte sotto le cappelle, addormentarsi insieme ad altri senza tetto, arrivati alla spicciolata in cerca di un posto che fosse, se non caldo, almeno asciutto. Questa mattina li ha guardati uscire, di buon ora, per lasciare posto ai fedeli. Hanno nascosto le loro cose, valige e buste piene di vestiti, nei confessionali e sotto i dipinti sacri.

Ora li sta aspettando: “Torneranno anche questa notte”. Don Luciano aprirà di nuovo la sua chiesa perché, come ha scritto in un manifesto all’ingresso, servono fatti e non parole. Qualcuno non ha gradito e ha risposto con il simbolo del Fuan e una frase: “La tua rabbia è quella dei cani. Che Dio ti perdoni”. Lui non se ne cura e ripete la frase pronunciata per il funerale a Matteo Bagnaresi, il tifoso ucciso da un pullman di juventini durante una trasferta: “Anche nella ricca e indifferente Parma ci sono persone che dormono sotto le stelle”.

di Stefania Parmeggiani