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Senigallia – I migranti si autorganizzano: nasce il coordinamento Terza Italia

Da pochi giorni siamo entrati in un nuovo anno, quello che si è chiuso ci lascia negli occhi le immagini della strage di Castelvolturno, l’uccisione a Milano di Abba, il pestaggio a Parma di Emanuel, controlli continui nei nostri negozi, nelle strade, nei quartieri, sgomberi di case e centri di accoglienza.
Quello però che abbiamo vissuto è stato anche un anno di partecipazione, dignità e rivolta. Per la prima volta in Italia, i migranti sono scesi in piazza, si sono autorganizzati, sono stati motore delle proprie lotte. Il protagonismo emerso è l’altra faccia di una medaglia fatta di emarginazione e discriminazione, di politiche securitarie strumentali al soffocamento e governo dei conflitti sociali.
La riscrittura in atto delle norme che disciplinano la vita dei migranti mira a cambiare radicalmente il nostro modo di vivere e a cancellare qualsiasi forma di stato sociale. Prima la “Bossi-Fini” ora il “pacchetto sicurezza” con il quale ipocritamente si cerca di scaricare su di noi il fallimento più generale di una società colpita dalla crisi economica e incapace di pensare ad un modello diverso di gestione del territorio e delle vite che non sia fatto di repressione, polizia e dispositivi di controllo.
Siamo con tutti gli studenti e lavoratori che urlano “noi la crisi non la paghiamo”, non siamo disposti a vivere nell’invisibilità e ad accettare, con il lavoro nero e la clandestinità, di pagare le responsabilità di chi per decenni si è arricchito sulla sofferenza e povertà dei più.
A Senigallia siamo schiacciati dai continui controlli in via Carducci e nel rione Porto, dal problema della casa, dalla mancanza di un centro di accoglienza, dalle restrizioni e condizioni inaccettabili che viviamo, soprattutto in estate come lavoratori ambulanti.
Siamo stanchi di delegare i nostri bisogni ad associazioni, partiti e sindacati che accrescono il proprio prestigio politico ed economico sulla nostra sofferenza. Da oggi decidiamo noi, autorganizzandoci dal basso, scegliendo noi i contenuti, i tempi e le forme della lotta. Ci siamo chiamati “Terza Italia” perché sia chiaro a tutti che c’è un terzo mondo anche dentro le sfavillanti città d’occidente, Italia e Senigallia comprese.
In questi giorni il nostro cuore batte per i fratelli e le sorelle palestinesi. Il dolore e la rabbia che ci stringono sono il seme di una lotta che viene e di una strada che con gioia ci apprestiamo a percorrere.

A Zaher, perché un grido di libertà si alzi nel cielo.

Coordinamento Migranti Senigallia
“Terza Italia”