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da Repubblica del 2 febbraio 2008

“I centri speculano sui minori immigrati” la denuncia del prefetto di Agrigento

LAMPEDUSA – I centri di accoglienza per i clandestini minorenni spesso si trasformano in un vero e proprio business per chi li gestisce. Sono milioni gli euro erogati ogni anno dalle prefetture e dai comuni dove sorgono le “case accoglienza” che ospitano migliaia di extracomunitari dai 12 ai 17 anni, arrivati senza genitori a Lampedusa in questi ultimi anni. Il 90 per cento di questi bambini scappano dopo qualche giorno e di molti di loro non si sa più nulla. “E a farli fuggire, a comprargli il biglietto del treno per farli andare al nord o in altre parti d’Europa, spesso sono gli stessi responsabili dei centri dove, in alcuni casi, i bambini vengono anche sfruttati e fatti lavorare nelle campagne”.

È il grave atto d’accusa lanciato dal prefetto di Agrigento, Vincenzo Postiglione, alla commissione ministeriale che si occupa dei minori immigrati non accompagnati che giungono in Italia.

Il prefetto ha rivelato che in alcuni centri l’affacciarsi del business ha fatto spuntare come funghi queste comunità d’accoglienza. “Ho la sensazione che il numero delle comunità tenda a crescere e, se devo ipotizzarne la ragione, penso che ciò sia dovuto al fatto che, mancando un quadro normativo e permanendo, allo stesso tempo, l’emergenza, accade che il ministero ci chieda di verificare se esistano ulteriori comunità. Oggi bussano alla porta della prefettura 60 comunità, disposte a ospitare non solo i minori, ma anche i richiedenti asilo che non possono stare nei centri ormai più che saturi. Queste comunità prima non esistevano e mi domando da dove siano uscite. Ebbene, sorgono sul territorio perché si sa che esiste il problema e chi si vuole attrezzare si attrezza. Questo è accaduto in Sicilia”.

Per ogni minorenne extracomunitario ospitato la tariffa regionale, ha spiegato il prefetto, è di 70 euro al giorno, ovvero 25.500 euro all’anno. Per 10 ragazzi sono 255 mila euro, per cento sono 2,5 milioni di euro, cioè 5 miliardi delle vecchie lire. Le rette mensili ai centri di accoglienza vengono pagate direttamente dalla prefettura fino a quando i minori vengono assegnati dal giudice dei minori a un tutore che in genere è il responsabile sanitario del comune dove sorge il centro. Ma i comuni spesso non pagano o pagano con molto ritardo e allora, in molti casi, sarebbero gli stessi gestori a fare scappare i ragazzi perché “se hanno posti vuoti – sottolinea il prefetto – arrivano altri minori a carico del ministero dell’Interno, pertanto conviene loro (ai responsabili del centro, ndr) far partire quelli che ci sono”.

Il prefetto di Agrigento si è quindi trasformato in detective effettuando verifiche nei centri e contestando a molti di loro il mancato adempimento rispetto a quando stabilito dalla convenzione. “A dieci centri – racconta – ho applicato una penale del 10 per cento mentre per tutti gli altri, dallo scorso primo gennaio, ho dimezzato la quota. Li ho invitati a venire in prefettura e a fare almeno questa transazione: hanno accettato tutti. Pertanto, credo che quest’anno con questa operazione abbiamo risparmiato almeno 2,5-3 milioni di euro, che il ministero dell’interno o lo Stato avrebbero dovuto erogare ma che onestamente non hanno, perché nessuno aveva previsto questo boom di arrivi di extracomunitari”.

Ma l’aspetto più preoccupante di questa situazione, secondo il prefetto, è “la permanenza dei minori nella comunità”, perché significa che il ragazzo non sa dove andare, che la comunità non prende soldi per lui e che lui non ha accettato eventuali discorsi, biglietti, regali per andar via e liberare spazio. Ciò significa che potenzialmente può essere oggetto di mire da parte di chi gestisce il lavoro nero, come la raccolta delle olive. In questo ambito c’è stato l’arresto di un funzionario pubblico che circolava in macchina con tre di questi ragazzi che raccoglievano le olive nel suo podere.

“Qualche corso di formazione sulla cura della campagna mi ha insospettito – continua Postiglione – ma, ripeto, io sono il prefetto, non posso svolgere attività di indagine, posso soltanto segnalare”. Pare certo: si è sviluppato una specie di mercato, tutto è diventato un investimento, dal quale sono stati ricavati molti soldi.

di Francesco Viviano