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Milano – Rifugiati occupano uno stabile

di Bruno Angel Menotti

A Milano una comunità di circa 200 migranti composta per la maggior parte da rifugiati politici eritrei, etiopi e somali, ha liberato, occupando, uno stabile degradato e abbandonato nella periferia Nord della città dell’Expo.
Uomini e donne provenienti da una situazione di estrema precarietà, oltre che da paesi martoriati dalle nostre bombe nelle cosiddette “missioni di pace”, hanno aperto, paradossalmente con quest’azione, una finestra di visibilità. Sono i sopravvissuti all’indifferenza, ai Lager di Stato, ai silenzi mediatici e ai rifiuti dalla politica.
Occupare diventa l’estrema ratio per chi, trovandosi nella condizione di rifugiato politico, non ha nessun accesso ai diritti elementari.
Chi ha lo status di rifugiato non può iscriversi nelle liste d’assegnazione delle case popolari. Non può accedere al mercato del lavoro compiuto non avendo una residenza ne un domicilio. Non ha diritto all’assistenza sanitaria permanente, ma solo soggetta alla validità del Permesso di Soggiorno.

La proposta perversa dei dormitori aperti solo durante la cosiddetta “emergenza freddo” costringe centinaia di uomini a rinunciare ai loro affetti, alle loro famiglie, perché non hanno un posto dove poter mettere radice. Dove ricominciare.
Le porte sbarrate dai percorsi legislativi, la sordità e l’ottusità delle Istituzioni, costringono centinaia di uomini, ,donne e bambini ad una unica risposta già sperimentata:la condizione d’invisibilità politica può essere modificata soltanto attuando forme d’illegalità minore. Che trovano spazio nella ribellione spontanea. Nel rifiuto di uno status quo apparentemente immodificabile.
Le proposte alternative, quelle offerte dalle istituzioni, li conoscono bene.
Le “4 fasi del rifugiato”, ovvero la prassi giuridica per ottenere il riconoscimento di rifugiato, sono rimaste le stesse di 5 anni fa , nell’occasione dell’occupazione dello stabile di Via Lecco 9, e sono :
1- Sbarco e internamento nei Cei, normalmente Lampedusa. (Allora erano i Cpt)
2- Trasferimento nelle aree di competenza della Commissione Territoriale per l’assegnazione dello Status di Rifugiato.
3- Concessione dello Status richiesto e acquisizione della condizione di “libertà apparente”, ovvero l’applicazione dell’equazione -nessuna restrizione- nessuna sistemazione-.
4- Mobilità interna ma senza nessuna assistenza/presa in carico dalle Istituzioni territoriali. Questa fase si aggrava particolarmente nei capoluoghi dell’Italia padana.

A questo punto è doveroso fare accenno al Rapporto in materia d’Immigrazione del Consiglio d’Europa, più conosciuto come “Rapporto Hammabrerg” che esprime un parere molto negativo sull’applicazione, in Italia, della legislazione in materia di rifugiati.
Senza entrare nel merito della validità sanzionatoria il Consiglio Europeo (da non confondere con il Consiglio di Sicurezza) ha richiamato l’Italia ad una riflessione rispetto al trattamento dei rifugiati politici cosi come all’applicazione delle cosiddette “deportazione collettive”e, infine, rispetto al pieno riconoscimento, ed eventuale protezione, delle minoranze (nello specifico i Rom).

Per tornare all’argomento in questione, c’è da rilevare che quello che è successo a Milano, è solo la punta di un iceberg, che vede come parte sommersa, migliaia di “clandestini” usati fino a prima della crisi, come forza traino, muli indiscriminati di una produzione di ricchezza che poi veniva distribuita tra pochi eletti. Immune di fare una riflessione sull’inconsapevole costruzione di forme di “banlieu” che prima o poi si ribellano.
Le strade, a distanza di 4 anni, continuano ad essere le stesse. O il dialogo…(auspicabile da tutti, ma visto De Corato è la strada impraticabile) o i caschi e i manganelli….. con il solo scopo di spostare le sacche di disagio…!
Reagire alla cancellazione di una palizzata può essere folcloristico Cancellare legittime aspirazioni di vita, diventa un crimine!!!!

Sgombero Bruzzano – I rifugiati sui binari. Cariche della Polizia. Esplode la protesta

Vedi anche:
Il comunicato degli occupanti
Galleria fotografica da cantiere.org