Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Pisa – 18 aprile. Prima che sia troppo tardi

Il comunicato di sostegno alla mobilitazione dei migrnati dalle realtà sociali

Una devastante crisi del capitalismo globale sta minando la vita di milioni di lavoratori, cancellando diritti acquisiti, impedendo l’accesso al reddito, privatizzando i beni comuni, dalla scuola alla sanità ai servizi sociali.
Mentre si socializzano crisi, precarietà, disastri ambientali, cresce, di pari passo, il senso di insicurezza e l’incertezza del futuro.
E con questi la “paura”.
Paura di chi ti ruba il lavoro o vive in modo diverso da te, per scelta o necessità, volontà o costrizione. Chi vive nelle baracche di cartone, chi vive vendendo abusivamente merce, chi mendica o lava i vetri.
Chi, insomma, in questa crisi globale è più debole perché senza diritti, senza protezione, talvolta senza esistenza ufficiale – così clandestino, cioè senza documenti di soggiorno, diviene sinonimo di “criminale”. Talvolta senza diritto alla vita, ucciso nel Mediterraneo da quel divieto di circolare liberamente che vale per le persone ma non per i capitali e le merci.
Xenofobia: “avversione indiscriminata nei confronti degli stranieri”. “Indiscriminata”, gonfiata ad arte, alimentata da “campagne di opinione” che servono a distrarre dai problemi reali, e da chi, di quei problemi, è il responsabile. Eppure reale, come gli assalti ai campi rom, i pestaggi e gli incendi delle persone migranti, le intimidazioni e le minacce, le ronde e quant’altro di mostruoso sta prendendo campo nelle nostre città.
Ma, oltre la xenofobia, oltre gli atteggiamenti muscolari di questo o quel “cittadino”, sta il razzismo, che è norma dello Stato volta a discriminare socialmente, giuridicamente, istituzionalmente. Il razzismo di Stato si giustifica nella xenofobia ma, al contempo, la alimenta e la legittima.

Il razzismo, orrore antico, sostiene il pacchetto sicurezza, vuole imporre ai medici di denunciare i malati, agli insegnanti di denunciare i bambini e i loro genitori, vuole legittimare squadracce di picchiatori, vuole rinchiudere in carceri speciali chi è colpevole di migrare, vuole, soprattutto, obbligare alla “clandestinità” perché così le persone migranti continueranno ad essere ricattabili, sfruttabili e capri espiatori per le insicurezze degli autoctoni.

E’ indiscutibilmente razzista il “pacchetto sicurezza” del governo Berlusconi

Ma come definire quello che sta avvenendo nella “democratica” Toscana?
Come definire decreti come quelli dei Cioni a Firenze o dei Filippeschi a Pisa, decreti pensati per normare solo una parte della popolazione, quella povera o quella scura di pelle? Quando una norma vale solo per qualcuno, quando qualcuno ha dei diritti in meno degli altri, ecco, in quel momento siamo di fronte al razzismo delle istituzioni.
Filippeschi continua nel suo martellante, ossessivo, continuo richiamo alla legalità senza fermarsi a riflettere un attimo su dove stia la legalità in una città come Pisa, dove l’evasione governa il mercato degli affitti, dove si vive di lavoro precario o nero, dove persino le bancarelle orrendamente adagiate in piazza del Duomo sono illegali (decreto Ronchey) ma più che tollerate.
Senza fermarsi a riflettere su cosa sia la legalità per chi è impossibilitato dalle norme di questo Stato a diventare “legale”, condannato per sempre agli arbitri e ai soprusi che la condizione di clandestino porta con se’. Senza fermarsi a riflettere che vivere nelle baracche, vendere per la strada, essere senza documenti sono condanne in primis per chi in quelle condizioni deve vivere.

Qual è allora la differenza tra Treviso e Pisa, tra Verona e Firenze?
Firenze, Pisa e i loro centri storici si stanno trasformando, ogni giorno di più, in zone a devastazione umana, cristallizzazioni del delirio securitario, vuote di residenti e scintillanti di merci che non è chiaro chi dovrebbe acquistare, controllate da vigili urbani trasformati in sceriffi e da telecamere impossibilitate a denunciare i crimini reali – gli abusi e le speculazioni edilizie, le evasioni fiscali, lo sfruttamento, gli assassini sul lavoro.
La Toscana non merita questo. Non merita decreti e ordinanze razziste come non merita la costruzione del CIE.

Già una volta il movimento antirazzista ha sconfitto la volontà di costruire un CPT a Vada. E’ necessario ricostruire un’opposizione intransigente, tenace e determinata allo scempio razzista delle nostre città e dei nostri territori, sia che questo si declini nel pacchetto sicurezza del governo di destra col suo contorno di carceri speciali per migranti, sia che si declini nelle ordinanze di centrosinistra per sgomberare campi nomadi, perseguitare senegalesi e bengalesi, nascondere e punire i mendicanti.
Per tutto questo, aderiamo alla manifestazione regionale promossa per il 18 aprile a Pisa dal CASTO, Coordinamento delle Associazioni Senegalesi in Toscana, concentramento ore 15, piazza S.Antonio.

Assemblea antirazzista Pisa, Precari/e autorganizzati – Progetto prendo casa, Spazio Antagonista Newroz Pisa, Immigrate e immigrati del Movimento di Lotta per la casa Firenze