Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
PH: Pixabay

Il Piano Mattei per l’Africa

Avanguardia o Neocolonialismo?

Start

Il 29 gennaio 2024, la presidente Giorgia Meloni, nell’Aula del Senato della Repubblica ha presentato il cosiddetto Piano Mattei, di fronte a una platea composita, tra cui rappresentanti di 46 paesi e di 25 leader provenienti dal continente africano, tra cui anche il presidente dell’Unione Africana.

Cos’è il Piano Mattei?

L’espressione è stata scelta dal governo Meloni per sintetizzare un piano strategico per la costruzione di un nuovo partenariato tra Italia e Stati Africani, richiamando il nome dell’ex presidente Eni scomparso nel 1962, di cui si vuole emulare l’approccio democratico e non di mero sfruttamento del territorio africano.

Il piano è nato un anno fa, quando il governo ne ha delineato la governance con il decreto legge 161 del 15 novembre. Ma è stato nominato ben prima, fin dal discorso di richiesta di fiducia alle Camere.

Dal punto di vista strutturale, si tratta di un progetto complesso e articolato, le cui differenti ramificazioni dovranno essere delineate in maniera dettagliata in seguito.

Per adesso quel che sappiamo è che ci saranno nove Paesi africani coinvolti in progetti pilota: Marocco, Tunisia, Algeria, Egitto, Costa d’Avorio, Etiopia, Kenya, Repubblica democratica del Congo e Mozambico; che ci sarà una cabina di regia a guidare il progetto, presieduta dal Presidente del Consiglio, dal Ministro degli Esteri, da tutti i ministri coinvolti nei progetti e dai dirigenti delle aziende pubbliche e delle istituzioni che collaborano al progetto.

Questa cabina di regia dovrà produrre una relazione annuale, per tutta la durata del progetto, che sarà di natura quinquennale, con possibilità di rinnovo.

I pilastri principali sui quali si vuole concentrare l’azione sono: Istruzione, Agricoltura, Salute, Energia, Acqua.
L’obiettivo generale è quello di costruire una linea di cooperazione che, a detta di Meloni 1, si distanzi da quell’approccio predatorio che ha costituito fino ad ora il rapporto tra Occidente e Stati Africani.

Durante la presentazione al Senato, il nuovo modus operandi annunciato dal presidente del Consiglio è stato subito contraddetto dal presidente dell’Unione Africana, Moussa Faki, che ha sottolineato come avrebbero voluto essere consultati 2 nella costruzione del progetto, a testimonianza che fino ad adesso vi sia stata una costruzione top-down.

Dal punto di vista economico, verranno stanziati 5,5 miliardi di euro, divisi in questo modo: 2,5 miliardi dai fondi della Cooperazione allo Sviluppo e 3 miliardi dal Fondo Italiano per il Clima, Fondo nato sotto il governo Draghi, con la legge di bilancio per il 2022. Serviva per finanziare interventi per raggiungere gli obiettivi stabiliti dagli accordi internazionali sul clima a cui l’Italia aveva aderito: furono inizialmente stanziati 840 milioni all’anno tra il 2022 e 2026, per un totale di 4,2 miliardi, e poi 40 milioni all’anno a decorrere dal 2027. Secondo le nuove indicazioni presentate da Meloni il fondo dovrebbe essere ridotto di oltre il 70 per cento della sua portata, e non è chiaro se e in che modo verrà poi rifinanziato.

Questo, insieme soprattutto alla natura contenutistica del Piano, ha fatto sobbalzare alcune associazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace, Legambiente, WWF e Kyoto Club 3, che hanno affermato come sia «molto chiaro che nel Piano Mattei le rinnovabili non sono protagoniste, protagonista è ancora il gas, insieme ai disegni ENI sui biocarburanti». Le firmatarie della nota denunciano «una visione miope sul futuro energetico del Paese e sul concetto di transizione ecologica», puntando a «trasformare l’Italia in un hub energetico del gas attraverso una cooperazione che passa dall’Africa e dalle fonti inquinanti, aumentando la dipendenza energetica del Paese».
Altre critiche provengono dal mondo della cooperazione, che solleva la problematica di non essere stato minimamente coinvolto nell’articolazione di questo tipo di progetto, nonostante sia attivo e presente in alcuni territori poi effettivamente interessati dall’opera di governo.

Come afferma Simone Ogno 4, campaigner della Ong ReCommon, «l’impronta politica del governo è chiara fin dall’inizio, alla faccia della tanto sbandierata cooperazione su base paritaria: la matrice è securitaria, e ogni aspetto del Piano sarà da intendersi in quest’ottica. Un messaggio reiterato anche dall’assenza di qualsiasi riferimento formale alla partecipazione di paesi, istituzioni pubbliche o enti privati africani – soprattutto quelli appartenenti alla società civile – alla governance del Piano».

Il tema securitario ci rimanda alla questione fondamentale del governo Meloni, fiore all’occhiello di una formazione di governi di destra che da anni si giocano la maggioranza delle partite politiche sul tema della migrazione, e del suo eventuale contenimento, o abbattimento, qualora fosse possibile. Durante la presentazione del Piano si è parlato ovviamente anche di questo tema.
Brando Ricci 5, giornalista di Nigrizia, fa notare come al vertice erano assenti rappresentanti delle nazioni il cui tasso migratorio è il più elevato, ovvero le regioni del Sahel (Burkina Faso, Mali e Niger), tutte fuoriuscite dall’ECOWAS (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale).

Chiaramente l’efficacia del progetto che ha come obiettivo quella di diminuire la cosiddetta immigrazione “irregolare” (mettiamo le virgolette in quanto contrarie a questo concetto) perde di valore se al tavolo non ci sono i e le rappresentanti delle nazioni più interessate da questo fenomeno.

Pertanto, i dubbi e le perplessità sul Piano Mattei rimangono molteplici, specialmente legati a come andranno distribuiti i fondi, come verranno utilizzati, come verrà gestita la costruzione del progetto, come verrà gestita la questione migratoria nei prossimi anni anche all’interno di questo disegno organico.
Sarà necessario monitorare se, nei fatti, sarà un nuovo modus operandi o se si tratterà dell’ennesima operazione neo-colonialista.

Dalle prime impressioni, la seconda sta prendendo il sopravvento.

  1. Ecco il piano Mattei, ma l’Unione africana gela Meloni – RSI.ch (29 gennaio 2024)
  2. Meloni svela il piano Mattei, 5,5 miliardi per l’Africa – Ansa (30 gennaio 2024)
  3. Nel Piano Mattei avanti tutta col gas. Sull’energia pulita invece niente si muove – Il Fatto Quotidiano (2 febbraio 2024)
  4. Piano Mattei, una beffa per l’Africa – ReCommon (17 novembre 2023)
  5. Africa Oggi podcast. Piano Mattei, una zuppa con quello che c’è – Nigrizia (1 febbraio 2024)

Dario Ruggieri

Impegnato nella tutela dei diritti umani e nella lotta alle diseguaglianze, ho vissuto diverse esperienze legate al contesto migratorio, in particolare in Turchia, Bosnia, Cipro e Palestina. Ho collaborato con Pressenza e Dinamopress. Vivo a Bologna, dove lavoro e studio, con l’obiettivo di fare ricerca nel campo delle migrazioni.