Non
basta neanche la “cattiveria” del ministro Maroni e le azioni illegali
ordinate dal governo alla Marina Militare ed alla Guardia di Finanza
per arrestare la fuga verso la vita di centinaia di profughi
soprattutto somali ed eritrei.
Gli sbarchi in Sicilia non sono mai
cessati neppure in questo ultimo mese, anche se il governo ha intimato
alla stampa amica di non parlarne più.
Nel caso dell’ultimo sbarco nel
siracusano, vicino alla riserva naturale di Vendicari, le forze
dell’ordine sono riuscite ad arrestare solo alcune decine delle
centinaia di migranti che erano riusciti a raggiungere la Sicilia
eludendo i controlli violenti delle foze militari italiane ed i
pattuglianenti congiunti dell’agenzia europea FRONTEX. Ed altri ancora
arriveranno probabilmente nei prossimi giorni.
La Libia evidentemente
non ha incassato tutto quanto promesso da Berlusconi ed ha attenuato
leggermente i controlli a terra, mentre la fuga dal regime dittatoriale
di Gheddafi e dalle violenze della polizia libica, supportata adesso da
agenti di collegamento italiani,rappresenta l’unica speranza di
sopravvivenza per centinaia di giovani, di donne, di minori non
accompagnati in gran parte Somali ed eritrei.
Altri, a migliaia,
rimangono detenuti nei campi di raccolta e nelle prigioni libiche,
soprattutto in quelle nelle quali non è consentito a nessuno di andare
a curiosare.
Assai grave è inoltre la condizione di tutti i migranti irregolari
di fede religiosa cristiana presenti in Libia. Le donne, infine, continuano a
subire violenze quotidiane delle quali nessuno sembra più indignarsi.
La politica dei respingimenti a mare inaugurata dal Ministro Maroni a
partire dal 6 maggio di quest’anno comporterà soltanto un allungamento
delle rotte ed un aumento del numero delle vittime, con l’unica
differenza che alla stampa è stata imposta la censura: di
sbarchi e di tragedie del mare non se ne deve parlare più, perchè
questo macchierebbe l’immagine di successo del governo, oltre che la
bandiera delle nostre forze armate costrette ad un lavoro sporco che è
stato già censurato da tutte le organizzazioni umanitarie, dall’Alto
Commissariato delle Nazioni Unite, e che presto dovrà essere condannato
dalla Corte Europea dei diritti dell’Uomo e dalla Commissione Europea.
Aspettiamo la fine dell’estate per misurare i ” successi storici” di
Maroni e il numero effettivo degli immigrati che saranno iregolarmente
entrati in Italia, tanto dalle frontiere sud, quanto, in misura
nettamente superiore, attraverso le frontiere orientali di cui nessuno
parla.
Chiediamo ancora una volta che le unità navali delle nostre
forze armate impegnate nel diritto di Sicilia rispettino le convenzioni
internazionali che vietano i respingimenti collettivi e riconoscano il
diritto alla protezione internazionale e comunque alla protezione dei
naufraghi, delle donne, dei minori. Qualunque ulteriore arbitrio sarà
denunciato e ci sarà tempo per inchiodare alle proprie responsabilità
quanti concorrono, a diversi livelli, nelle operazioni di respingimento e
di riconsegna ai libici di persone in fuga da guerre e torture.
Fare
scomparire le vittime degli abusi, magari per impedire che si possano
raccogliere le storie individuali o le procure per i ricorsi alle corti
internazionali,collaborare con forze di polizia che in Libia
impediscono la presentazione dei ricorsi alla CEDU da parte dei
migranti reclusi a Tripoli o a Misurata, o concorrere con la polizia
libica nel sequestro di persona di quanti sono consegnati in mare dai
militari italiani alle unità speciali del ministero dell’interno
libico che adesso distruggono sistematicamente beni, documenti e
telefonini dei prigionieri, significa
collocare l’Italia tra i paesi responsabili delle violazioni più gravi
dei diritti dell’uomo, esattamente come la Russia di Putin e la Libia
di Gheddafi.