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Rapporto UNHCR evidenzia differenze nella valutazione delle domande di asilo nell’UE

Un approfondito rapporto di ricerca pubblicato oggi dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) evidenzia numerose differenze nel modo in cui 12 Stati Membri dell’UE valutano le domande di asilo.

“Improving Asylum Procedures” è un massiccio rapporto di ricerca frutto di un anno di intensi studi che analizza il modo in cui in Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Bassi, Slovenia, Spagna e Regno Unito applicano la cosiddetta Direttiva Procedure dell’UE.

I ricercatori hanno esaminato oltre 1000 singoli casi e decisioni sulle domande di asilo, studiato centinaia di audizioni di richiedenti asilo e intervistato funzionari, giudici, avvocati e altri portatori di interesse.

In molte aree del mondo lo status di rifugiato è concesso in base al gruppo di appartenenza o in prima facie. In Europa e nel resto del mondo industrializzato le decisioni sulle domande di asilo sono il frutto di un esame dei singoli casi. La Direttiva Procedure ha il compito di regolare questo processo nell’Unione Europea. Il modo in cui viene applicata questa direttiva ha un effetto diretto su migliaia di persone che cercano protezione internazionale nell’UE, nella quale l’anno scorso sono state registrate 246.200 domande di asilo.

Adottata nel 2005, la Direttiva Procedure ha come obiettivo quello di assicurare coerenza nelle procedure di determinazione dello status di rifugiato nei 27 Stati Membri dell’UE. Fornisce le garanzie procedurali per la determinazione dello status, fra le quali, ad esempio, il diritto ad essere intervistati individualmente, il diritto al ricorso in appello e quello di ricevere informazioni sull’esito della domanda di asilo.

“Il processo decisionale per la determinazione dello status di rifugiato è uno dei compiti giuridici ed amministrativi più complessi,” ha detto Judith Kumin, Direttore dell’UNHCR in Europa. “E’necessaria una valutazione dei fatti, del timore soggettivo, della credibilità e dei rischi futuri – e può rappresentare una questione di vita o di morte per il richiedente asilo.”

Gli Stati Membri dell’UE si sono impegnati a raggiungere l’obiettivo di un Sistema Comune di Asilo Europeo. Era chiaro dal principio che una delle sfide più ardue di questo percorso sarebbe stata quella di garantire che le domande di asilo venissero esaminate secondo un criterio di coerenza in tutta l’Unione.

“Ai richiedenti asilo deve essere data la stessa possibilità di ottenere protezione indipendentemente dallo Stato Membro nel quale presentino la domanda,” ha aggiunto la Kumin. “E questo non avviene.”

La ricerca ha scoperto che, non solo gli Stati Membri applicano la Direttiva Procedure in maniera differente, ma che, in alcuni casi, lo fanno anche infrangendo il diritto internazionale sui rifugiati.

I ricercatori hanno evidenziato come non sempre ai richiedenti venga concessa la possibilità di un’audizione individuale, o come non venga concesso loro il tempo sufficiente per prepararsi all’audizione o per illustrare la loro richiesta. Non sempre sono disponibili interpreti e alcune volte non sono sufficientemente qualificati.

Non sempre vengono spiegati i motivi delle decisioni e molte domande riferibili a determinate categorie di richiedenti vengono consegnate ad una procedura accelerata con minori garanzie. La lista dei cosiddetti “paesi sicuri” di origine ha subito parecchie modifiche e i criteri di composizione della lista non sono sempre stati trasparenti. Queste ed altre prassi, conclude il rapporto di ricerca, creano il rischio che i bisogni di protezione non vengano identificati adeguatamente e che le persone possano essere rimandate indietro verso paesi dove possano subire persecuzioni o trovarsi in serio pericolo.

Allo stesso tempo la ricerca individua molte buone prassi, come il servizio di informazione su come ricorrere in appello in caso di decisione negativa , i codici di condotta per i funzionari che svolgono le audizioni e per gli interpreti, la registrazione attenta di audizioni e decisioni e le buone competenze di comunicazione cross-culturale degli intervistatori.

Sulla base dei risultati di questa ricerca l’UNHCR propone una serie di misure pratiche per aiutare i paesi dell’UE a migliorare le loro prassi, come ad esempio la formazione per i funzionari incaricati di esaminare le domande di asilo, le linee guida e i codici di condotta per gli intervistatori e per gli interpreti. Alcune di queste iniziative potrebbero essere prese in carico dall’Ufficio di Supporto Europeo in materia di Asilo, che aprirà fra alcuni mesi a Malta. L’UNHCR farà parte del consiglio direttivo di questa nuova agenzia europea.

Il rapporto di ricerca dell’UNHCR è stato finanziato dal Fondo Europeo per i Rifugiati della Commissione Europea, dal Diana, Princess of Wales Memorial Fund e da UNO-Flüchtlingshilfe, partner tedesco dell’UNHCR.

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“Improving Asylum Procedures”