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da espresso.repubblica.it

Germania – Non rispedire in Italia i rifugiati. I “dubliners” non avrebbero garanzie

In Italia diritti umani negati

Sentenza del Tribunale Amministrativo di Darmstadt del 9 novembre 2010

Un’ordinanza tedesca che per l’Italia ha il sapore amaro della condanna. Il 9 novembre il giudice del Tar di Darmstadt, capitale dell’Assia, ha bloccato il rinvio in Italia di un richiedente asilo somalo di 28 anni, Y. E. M., perché, si legge nella sentenza, “emergono dubbi fondati sulla capacità della Repubblica italiana di offrire sufficienti garanzie” a chi chiede protezione internazionale. Il regolamento di Dublino prevede che un richiedente asilo, indipendentemente da dove presenti la domanda, venga inviato nel primo Stato europeo in cui ha messo piede e che lì mandi avanti le pratiche, giovandosi però di uno standard di assistenza e protezione che dovrebbe essere uniforme in tutti i paesi Ue. Ma non sempre è così. In Grecia e a Malta le condizioni sono disastrose, ma anche l’Italia mostra ora lacune evidenti, come rileva il giudice tedesco nella sua ordinanza, “in particolare in riferimento alla situazione umanitaria e soprattutto economica, sanitaria e abitativa”.

“La situazione per i richiedenti asilo in Italia è peggiorata in maniera inaccettabile”, incalza Stephan Hocks, avvocato difensore del somalo. Y. E. M., che ha subito violenze nel suo Paese fino a perdere un occhio, e decide, come molti compatrioti, di scappare dal caos che ha divorato la Somalia. Risale l’Africa e dalla Libia, nell’aprile 2009, si imbarca alla volta di Lampedusa. Il calvario però non finisce. Il somalo viene spostato in un campo per i rifugiati, quindi, una volta ricevuto il permesso di soggiorno, va a Roma dove trova assistenza per qualche giorno in una chiesa. Ma dura poco e il giovane, non trovando una sistemazione decente parte per la Finlandia, da cui viene rinviato in Italia, secondo gli accordi di Dublino, a maggio scorso. Pochi giorni vissuti per strada lo convincono a cercare in Germania l’assistenza che dovrebbe ricevere da noi. Ma anche qui scatta Dublino e la mannaia del rinvio. “Siamo intervenuti bloccando la procedura perché in Italia non si rispettano gli standard europei”, dice ancora Hocks. Il suo collega Dominik Bender è stato a Roma e Torino e assieme a dei ricercatori ha preparato un dossier sulla situazione dei richiedenti asilo. Il suo è un giudizio duro: “Mancano gli alloggi e senza residenza non si riceve il codice fiscale e la tessera sanitaria: non si può lavorare e non si ha l’assistenza medica.

L’integrazione in Italia per i richiedenti asilo è un miraggio, non hanno accesso ai servizi garantiti dalle convenzioni internazionali e dalle norme Ue. Non hanno diritti e se ce li hanno, nessuno glieli spiega”.
Un’analisi confermata da Christopher Hein, direttore del Cir, il Consiglio italiano per i rifugiati: “A Roma ci sono 800 richiedenti asilo in lista di attesa per trovare una sistemazione. Queste persone sono costrette a stare per strada. E parlo solo di Roma”.
“La decisione del Tar tedesco era attesa”, insiste Hein, “già da Germania, Regno Unito, Svezia e Danimarca ci avevano chiesto di valutare se c’erano elementi per bloccare i rinvii”. “Nei campi per rifugiati tedeschi”, spiegano ancora gli avvocati, “abbiamo raccolto 200 storie, tutte uguali: i richiedenti asilo arrivati a Lampedusa venivano chiusi nei centri per rifugiati nel Meridione per 5-6 mesi e poi, una volta avuto il permesso di soggiorno, invitati ad andare a Roma, Torino e Milano. Ma una volta lì, non trovano strutture, lavoro”. Nel 2008 era emergenza, con 31 mila domande di asilo, ma per il 2010, “grazie” all’accordo Italia-Libia scenderanno a 8-9 mila. Non è più esodo, ma per chi arriva i servizi non si vedono lo stesso.
Il caso di Y. E. M. potrebbe ora fare scuola. “Non è stato facile per il giudice tedesco”, riconoscono gli avvocati, “affrontare questo caso, c’è di mezzo un grande Paese come l’Italia, ma ha visto il nostro materiale e ha avuto coraggio nel dare la sua sentenza. Dall’Italia, invece, sono arrivate solo risposte superficiali”. “Ora”, conclude Bendere, “speriamo che grazie a questa sentenza l’Ufficio federale per l’immigrazione blocchi i rinvii verso l’Italia, come già fatto per la Grecia”. Una retrocessione.