Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Permesso temporaneo – Con o senza la Francia è il tempo del diritto di scelta. Oltre le frontiere dell’Europa

Il Governo cede sui permessi. Ora è il momento di abbattere i confini dell'Europa

Prima l’emergenza Lampedusa, traformata in un grande carcere dalla scelta di spettacolarizzare l’emergenza e dalla politica della detenzione del Governo. Poi, di fronte all’ingovernabilità della situazione, la distribuzione dei migranti in diversi siti in diverse regioni italiane, i conflitti, il disprezzo della dignità umana, ma anche fughe, rotture delle prassi di controllo. Un enorme stravolgimento di ogni disegno di confinamento dei migranti messo in crisi proprio nei suoi principali nodi: la detenzione, la clandestinizzazione, la gestione emergenziale.

Un processo di destrutturazione durato poco più di un mese messo in moto dalla pressione dei migranti provenienti dalla Tunisia sul confine Sud. Tra tendopoli e caserme, tra emergenze e allarmi, è andato in corto circuito il tentativo del Governo di gestire l'”emrgenza”.

Tutta “governance” niente arrosto, verrebbe da dire.

Ed oggi l’annuncio di Maroni (quello delle cattiverie e dei respingimenti, del pacchetto sicurezza e dei nuovi CIE) con la firma del presidente Berlusconi, per decretare il riconoscimento della protezione temporanea ai migranti approdati sulla nostra costa.

Non abbiamo ancora letto il decreto ma poco importa. Se l’operazione riuscirà, se veramente la Lega Nord riuscirà a riparare le difficoltà di questi ultimi giorni non lo sappiamo.

Il decreto probabilmente sarà discriminatorio, prevedendo il rilascio del permesso solo per chi è già sbarcato (come se la situazione in Tunisia sia cambiata dopo la visita di Maroni) e probabilmente anche “artigianale”.

Ma senza tralasciarne gli effetti e le applicazioni, ed in particolare nei confronti dell’applicazione dell’accordo con la Tunisia, con i rimpatri annunciati, ci propone immediatamente di allargare lo sguardo verso l’Europa, la Francia, verso la frontiera di Ventimiglia che già da settimane è diventata un’enclave, una zona d’attesa tra l’andare ed il restare, pressata dalla voglia di varcare il confine di centinaia e centinaia di persone, costretta a diventare un limbo dal muro innalzato dalla Francia.

Neppure il tempo della firma e già il Ministro dell’interno francese ha diramato una circolare che detta disposizioni sui controlli alla frontiera. A prescindere dalla loro legittimità, dalla validità del permesso temporaneo per la circolazione in Europa, dell’attivazione della direttiva CE/55/2001, di un eventuale accordo bilaterale con il Governo d’Oltralpe, è il tempo di rimettere al centro il diritto di scelta, di andare o di restare, la conquista di un pezzo di libertà, di democrazia, di una Europa che parli il linguaggio della dignità e dei diritti.

Non si tratta di spalmare i numeri dei tunisini approdati tra gli stati, non di un burden sharing come macchina di redistribuzione del “problema”, si tratta di conquistare ora la libertà di circolazione e di scelta, il diritto di attraversare le frontiere di una Europa che mentre erige confini mortali sul Mediterraneo in nome della protezione dello spazio comune europeo, ridisegna a seconda delle sue esigenze le geometrie dei suoi confini interni. Altro che libera circolazione: questo Schengen, il regolamento Dublino, i respingimenti, sono il segno di una Europa che non ci piace.

La Francia risponde all’Italia con il suo stesso linguaggio, noi non abbiamo né voglia né motivi di guardare da spettatori/tifosi il rimpallo di responsabilità prendendo parte a questa sceneggiatura.

Si tratta ora di comprendere come aprire il confine francese. imporre la libertà di movimento, il diritto di scelta. Con o senza il consenso della Francia. Per i migranti e per noi tutti. …Pour la liberté!