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Padova – Per un’accoglienza degna: dal cortile occupato dell’ex scuola Gabelli

Mercoledì 18 mobilitazione sotto la Prefettura. Si apre in città la battaglia per l'accoglienza vera

Arrivano dalla Tunisia. Hanno passato come altri ore ed ore in attesa sul molo del Porto di lampedusa quando nel mese di marzo l’isola era stata trasformata in un grande carcere a cielo aperto. Poi, come altri, il loro destino è stato disegnato dalla rotta di una nave della Grimaldi o da quella di un volo charter che li ha indirizzati verso una delle grandi tendopoli allestite per l’operazione svuotamento dal Governo. Davanti a loro giorni di detenzione arbitraria, fuori da ogni regola, fuori da ogni dettato normativo. Poi le fughe, le corse verso la frontiera francese o alla ricerca di amici e parenti nelle città del Nord. E quindi infine l’operazione permessi di soggiorno del Ministero Maroni con la concessione della protezione temporanea e quindi di un permesso di soggiorno umanitario di sei mesi nella speranza che molti, quasi tutti, lasciassero l’Italia per raggiungere le capitali europee. Per molti è stato così, per altri invece il destino è stato il buio di una periferia o un pezzo di cartone ai bordi di un marciapiede, sotto un ponte o dentro una vecchia fabbrica abbandonata, nell’attesa che lsia la clandestinità a riprendersiil loro destino. Per altri, quelli arrivati dopo il 5 aprile, il destino ancor più beffardo è stato il rimpatrio verso la Tunisia. Proprio a questo doveva servire la separazione tra gli sbarcati prima del 5 aprile e quelli approdati dopo.

La prima fase dell'”emergenza sbarchi” sembrava essersi chiusa così, con la grande fuga verso la Francia, le tensioni al confine, il simulacro ipocrita della finta battaglia tra Italia e Francia.

Poi i bombardamenti in Libia ed il diretto coinvolgimento dell’Italia nelle operazioni militari hanno innescato un nuovo scenario legato agli sbarchi ed alle loro conseguenze. E’ cominciata ad essere molto più battuta la rotta proveniente dalla Libia, con un susseguirsi senza precedenti di tragedie e morti, con le spinte di Gheddafi deciso a far salpare i profughi detenuti per anni nelle sue carceri, con la complicità del governo italiano, scagliandoli contro pallottele contro le coste europee consapevole dell’inadeguatezza del sistema di accoglienza, del nodo scoperto e sempre infiammato che riguarda l’immigrazione in questo paese.

Basta poco per far saltare tutto. Bastano qualche migliaio di persone per mettere in crisi un paese di 60 milioni di abitanti.

Così le prefetture sono alla disperata ricerca di posti letto per piazzare i profughi che i bombardamenti e le tragedie africane hanno prodotto. Non è accoglienza questa, ma un modo per insabbiare il problema.

Proprio intorno all’emergenza infatti si giustifica ogni nuova opzione: nessun progetto di inserimento, smantellamento ideale del sistema di protezione dei richiedenti asilo e rifugiati. Nessuna accoglienza insomma, ma un mero smistamento di “problemi”.

Così a venezia sono le associazioni a proporre dal basso un percorso vero di accoglienza mentre a Padova, insieme alle Brigate di Solidarietà attiva, 24 ragazzi tunisini ancora aspettano un luogo dove stare, dove potersi costruire la possibilità di ripartire, di vivere, di progettare un futuro.

Da sabato occupano il cortile dell’ex scuola Gabelli, un centro di accoglienza tenuto colpevolmente chiuso dalle istituzioni in un continuo ed inquietante rimpallo di responsabilità tra il Comune (proprietario) e la Protezione Civile (che dovrebbe averlo in disponibilità).

Il Prefetto rifiuta loro accoglienza perché secondo il Viminale avrebbero dovuto richiedere una sistemazione nella provincia che ha rilasciato loro il permesso, meccanismo non previsto dal decreto di emergenza e che se così applicato avrebbe prodotto effetti devastanti sulle province del Sud come Trapani o Taranto.

La novità di questi giorni è poi la decisione, improvvisa quanto sospetta, di destinare lo stabile già dal prossimo venerdì all’ospitalità dei profughi provenienti dalla Libia, provando a scaricare la situazione introducendo una utile e scontata guerra tra poveri.

Ma l’accoglienza o è per tutti o non è per nessuno. Ed una città accogliente ha bisogno di nutrirsi della linfa dell’associazionismo, delle tante realtà che producono una ricchezza straordinaria fatta di attività e solidarietà, di battaglie e progetti e soprattutto, ha bisogno del coraggio di osare ed andare oltre ciò che decreti di emergenza ed opportunità politiche vorrebebro imporre.

Nell’ultimo anno l’Asssociazione Razzismo Stop ha ospitato circa 40 rifugiati somali a cui in città nessuna istituzione ha dato risposte. Oggi il cortile della ex sciola Gabelli è occupato dai migranti tunisini che qualcuno vorrebbe scaricare come residuo di una partita ormai risolta, davanti a noi, così come negli scorsi mesi abbiamo assistito alla creazione dell’emergenza finta, si delinea la costruzione di una accoglienza finta, che non possiamo che rifiutare.

Si profila per tutti la necessità di parlare un linguaggio nuovo, quello dell’accoglienza degna, fuori dalle ipocrisie, dalle finzioni. Non basta un posto letto a costruire accoglienza. Uniti, possiamo costruirla noi anche se sono altri che dovrebbero farlo.

Di seguito la conferenza stampa delle Brigate di Solidarietà dal cortile della ex scuola Gabelli.

IL COMUNICATO DALLA EX SCUOLA GABELLI di Padova

Sabato 14 maggio abbiamo occupato il cortile dell’ex scuola Gabelli.

Siamo giovani tunisini, siamo tutti arrivati a Lampedusa fra il primo gennaio ed il cinque aprile; abbiamo attraversato con traiettorie diverse i campi del sud Italia, abbiamo ottenuto un permesso di soggiorno temporaneo ed un titolo di viaggio, e siamo arrivati a Padova.

Qui abbiamo vissuto all’aperto, dormendo – quando riuscivamo – all’addiaccio, in stazione, o a Prato della Valle o in case abbandonate. Senza accesso a servizi fondamentali: cibo, assistenza sanitaria, pulizia personale. Senza, in una parola, alcuna accoglienza. Malgrado queste condizioni difficili, siamo rimasti degni.

Eppure, il permesso umanitario che abbiamo ricevuto prevede un percorso di accoglienza. Sembra però impossibile ottenere questo diritto, nel rimpallo di responsabilità fra Questura, Prefettura, Protezione Civile e Comune. Con l’aiuto delle Brigate di Solidarietà Attiva, abbiamo richiesto l’accesso ai servizi fondamentali; 20 di noi l’hanno ottenuto – e questo conferma che rivendichiamo un diritto legittimo- 40 di noi sono rimasti fuori, senza valide ragioni dal nostro punto di vista. Altri vagano per la città abbandonati da tutte le istituzioni.

Per questo abbiamo deciso di occupare in cortile della Gabelli. Non siamo entrati nella ex-scuola. Richiamiamo l’attenzione su uno spazio dedicato all’accoglienza, ma di fatto chiuso ed inutilizzato da quasi due anni. Chiediamo un luogo per tutti, per vivere assieme ed organizzarci. Chiediamo di poter iniziare una vita degna in Italia. Grazie alla solidarietà che abbiamo incontrato, da parte di molti italiani, della Parrocchia di San Giuseppe e della parrocchia di San Lazzaro , ci siamo autorganizzati con le tende, con dei corsi di italiano, ed autogestiamo i pasti e le pulizie.

Per sostenere questa lotta e per proporre un modello di accoglienza degna invitiamo tutti i cittadini, le associazioni e chiunque sensibile a questo tema a partecipare al presidio indetto dalle Brigate di Solidarietà Attiva mercoledi 18 maggio alle ore 18 in piazza Antenore sotto la Prefettura

comitato di occupazione della ex – gabelli

brigate di solidarietà attiva padova