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Soccorso in mare: “Sembrava che stessero dormendo”

Julie Williams, Refugees Deeply - 13 luglio 2016

Ph: Una coppia cerca di consolarsi a vicenda dopo essere stata tratta in salvo. Nonostante una brutale dittatura militare, che ha incoraggiato una notevole fuga di civili, gli eritrei sono spesso considerati migranti per motivi economici. MOAS/Mathieu Willcocks

Un fotografo, che è stato uno dei primi a fare la triste scoperta di quattro eritrei morti nella stiva di una nave da cui centinaia di migranti sono stati salvati il 12 luglio, ha detto che pensava, in un primo momento, che i ragazzi dormissero.

Ho visto questo ragazzo visibilmente privo di sensi, sembrava che stesse dormendo sulla spalla del suo amico” ha detto il fotografo Mathieu Willcocks di Migrant Offshore Aid Station (MOAS).

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Un uomo boccheggia per riprendere fiato e alla fine viene rianimato. Ma quattro dei passeggeri che erano con lui non ce l’hanno fatta. Le organizzazioni per i diritti umani paragonano le condizioni che spingono i civili eritrei alla fuga, alla schiavitù. (MOAS/Mathieu Willcocks).

Altri due uomini sono stati trovati in condizioni critiche. Ad uno è stata effettuata una rianimazione cardiopolmonare da un membro dell’equipaggio di ricerca e soccorso e da un medico a bordo, ed è stato stabilizzato abbastanza da poter essere trasportato in aereo. L’altro migrante è stato stabilizzato dal personale di emergenza ed è ancora sul Responder.

I corpi sono stati trovati in tre compartimenti separati della piccola imbarcazione di legno, dalla quale 352 migranti sono stati tratti in salvo all’alba del 12 luglio, circa 17 miglia (27 km) al largo della costa libica, da Migrant Offshore Aid Station (MOAS).

Il salvataggio ha compreso 150 donne e 20 bambini, per la maggior parte di nazionalità eritrea.

Quando abbiamo iniziato il recupero delle persone da sottocoperta, non sapevamo se stessero dormendo, fossero privi di conoscenza o morti. Sono stati stipati in modo strettissimo nella stiva“, ha detto il soccorritore del MOAS Nick, che è stato il primo a salire sull’imbarcazione.

La nave MOAS di soccorso ha avvistato sul radar l’imbarcazione di legno sovraffollata alle 3:30 del mattino; alle 4:30, l’equipaggio era in vista della barca, ma era ancora buio pesto.

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Il Responder MOAS si avvicina all’imbarcazione stipata di persone. (MOAS/Mathieu Willcocks)

Alle 5:00 una lancia di primo soccorso è stata calata in acqua ed è iniziata l’operazione di salvataggio.

È stato emotivamente molto forte per tutti, quando i corpi sono stati portati a bordo e trasportati all’obitorio“, ha detto Willcocks.

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Superstiti piangono la morte dei loro amici. Numerosi rapporti hanno segnalato torture, sorveglianza di massa e arruolamenti nell’esercito di civili a tempo indeterminato da parte del governo eritreo. (MOAS/Mathieu Willcocks)

Le morti di martedì non sono un fenomeno nuovo. Solo nel 2016, fino all’11 luglio, sono morti nel Mediterraneo 2.942 migranti in totale.
Al 10 luglio 2016, 2.521 migranti sono morti lungo la rotta del Mediterraneo centrale: costituiscono l’85% circa di tutti i decessi nella regione.

Dopo la rivoluzione, i trafficanti libici hanno preso sempre più rischi con la vita dei migranti e dei richiedenti asilo, mettendo un numero enorme di persone su imbarcazioni non sicure.

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Uno dei superstiti piange di sollievo e di disperazione. Oltre 200.00 richiedenti asilo di diverse nazionalità hanno raggiunto le coste italiane quest’anno. (MOAS/Mathieu Willcocks)

Di solito è la differenza di prezzo a determinare se un migrante rimane sul ponte della nave o finisce nella stiva. Quelli nella stiva sono coloro che possono permettersi di pagare il minimo. I prezzi attuali, sulla costa della Tripolitania, si attestano tra i 250 e 500 dollari (1.000-2.000 Dinari libici) a persona.

Quelli che vengono messi nella stiva sono ammassati in spazi poco ventilati, dove i fumi del motore avvelenano ulteriormente l’aria. Poco meno di un anno fa, 52 corpi sono stati estratti dalla stiva di una barca di legno a circa 30 miglia a nord della Libia.

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Uno dei 352 sopravvissuti piange la morte del suo amico. Un eritreo su 50 ha cercato asilo in Europa dal 2012. (MOAS/Mathieu Willcocks)

Inoltre, molte delle persone che sono morte in quello che è ancora considerato il più grave disastro dei migranti nel Mediterraneo, il 18 aprile 2015, sono andate a fondo con la nave, intrappolate nella stiva .

Verso la fine di giugno, la Marina italiana ha recuperato la nave, al termine di una operazione durata un anno, in cui squadre specializzate hanno individuato e portato in superficie il relitto lungo 65 piedi (20 m), da una profondità di circa 1,230 piedi (375 m), 85 miglia nautiche a nord-est della costa libica.

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Due dei superstiti, sopraffatti dall’emozione. Il governo eritreo ha imposto lo stato di emergenza a partire dal 1998, quando ha combattuto una guerra contro l’Etiopia. (MOAS/Mathieu Willcocks)

Si stima che ci fossero tra i 250 ed i 300 corpi all’interno del relitto. Una squadra della scientifica italiana sta attualmente conducendo un’indagine sui corpi. Non si potrà mai sapere il numero esatto di morti. Si sa che solo 28 persone sono riuscite a sopravvivere e che, senza contare quelli che sono attualmente all’esame degli inquirenti italiani, sono stati recuperati 169 cadaveri.

Una versione di questa storia è stata originariamente pubblicata da Migrant Report. Le immagini sono state fornite da MOAS e provengono dalla loro ultima operazione di soccorso. Entrambi sono stati ripubblicati dietro autorizzazione.