Il Tribunale di Roma ha riconosciuto ad un cittadino armeno, oppositore politico, lo status di rifugiato.
L’ordinanza è particolarmente interessante poichè, attraverso la vicenda personale del richiedente protezione internazionale, si ricostruisce la situazione socio-politica in Armenia. Come in casi analoghi, a differenza della valutazione della Commissione Territoriale, il Giudice considera il racconto del ricorrente veritiero e coerente: ad esempio, specifica che “i rilievi sollevati dalla Commissione circa la non ricollegabilità delle aggressione subite dal ricorrente alla sua attività politica, non colgono nel segno. Le carcerazioni e le percosse subite dal ricorrente, riferite con lucidità e chiarezza, sono avvenute a margine di proteste di piazza effettivamente avvenute ed è del tutto plausibile che il ricorrente sia stato aggredito proprio per la sua attività politica. Il ricorrente ha riferito di dettagli che lo riguardavano personalmente, come l’essere trattenuto dalla Polizia e picchiato in almeno due occasioni, descrivendo circostanze del tutto coerenti […]“.
Per il Giudice, “La narrazione effettuata, supportata dalla documentazione allegata, vale a rappresentare le ragioni della fuga che è stata giustificata dalla persecuzione avviata nei suoi confronti in ragione della attività politica e della militanza attiva nel BHK […]“.
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Tribunale di Roma, ordinanza del luglio 2018