Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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L’operatore sociale nel sistema di accoglienza italiano: una ricerca etnografica

Una tesi di Laurea Magistrale di Nicolò Meschini

Photo credit: Vanna D'Ambrosio

Università degli Studi di Perugia
Dipartimento di Scienze Politiche
Corso di laurea in Relazioni Internazionali

Tesi di laurea
Anno Accademico 2017 /2018

L’operatore sociale nel sistema di accoglienza italiano: una ricerca etnografica

The social worker in the Italian reception system: an ethnographic research

MOTIVAZIONI

Da aprile 2018, il confronto con le migrazioni in ingresso è stato continuo e concreto, non solo per puro interesse accademico. Tra aprile e maggio sono stato a Ouagadougou per svolgere un tirocinio riguardante un progetto di sviluppo agricolo e microcredito rurale. Al di là delle attività dedicate, ho avuto l’opportunità di conversare e confrontarmi più volte con il vicinato, per la maggior parte burkinabé. Si parlava di moltissime cose, semplici chiacchiere del più o del meno – da “bar”, ma anche – e soprattutto rilevante ai fini dell’argomento di tesi – di sviluppo socio-economico, di confronti tra culture e di movimenti migratori. Il periodo di tirocinio è stato soprattutto un momento ed una opportunità di crescita formativa ed umana prima che professionale. Dubbi, curiosità e perplessità in merito alle libertà individuali, all’autodeterminazione, alla libertà di movimento sono divenute costanti delle giornate a seguire. La cittadinanza Italiana ed Europea ereditate – senza sceglierle – rappresenta uno status giuridico politicamente privilegiato per le esperienze vissute.

Luglio 2018 è stato trascorso a Ventimiglia, per osservare, provare a comprendere e approfondire ciò che viene narrato dai media. Il colpo d’occhio è forte, provoca vertigini. Migranti nei centri di accoglienza, per strada o sotto un ponte provano e riprovano, spesso invano, l’attraversamento della frontiera, perché in Italia non ci vogliono rimanere. Attivisti, solidali ed organizzazioni forniscono sostegno alle persone in transito. Supporto materiale e concreto, attraverso la raccolta e la distribuzione di indumenti, cibo, beni di prima necessità. Attività di monitoraggio alla stazione, per strada, alla frontiera tra Ventimiglia e Menton, tra Italia e Francia. Informazione alle donne, agli uomini, a minori, relativamente ai propri diritti, al viaggio che intendono fare, al modo più sicuro, dignitoso, protetto ed efficace per farlo. Forze dell’ordine Italiane che organizzano trasferimenti coattivi verso l’hotspot di Taranto, forze dell’ordine francesi che controllano militarmente la frontiera ed i treni ingresso, chiedendo le generalità ed i documenti alle persone in base al colore della pelle ed ai tratti somatici. Minori respinti alla frontiera contro ogni fonte del diritto internazionale.

Tra queste fotografie della situazione al confine italo-francese, tra le parole comunque riduttive per descrivere la vita della zona, esempi e modelli di umanità immensi, emozioni e sensazioni inafferrabili, creazione di spazi sociali del tutto anomali, incontri di persone portatrici di storie speciali e di volti. La frontiera si mostra nella sua imponenza nel momento in cui si sale quotidianamente sul treno che attraversa il confine italo francese e si assistono a scene di respingimento delle persone presunte extra-comunitarie.

Successivamente a questo periodo, nel quale il progetto da dedicare per la tesi di laurea stava prendendo forma, una serie di fattori a me favorevoli hanno fornito una posizione privilegiata per l’osservazione del settore dell’accoglienza. Al colloquio con una cooperativa sociale locale per richiedere la possibilità di svolgere dell’attività di volontariato è seguita la proposta di collaborazione per un progetto di “sensibilizzazione” nelle scuole in merito al fenomeno migratorio delle persone richiedenti protezione internazionale. La cooperativa in questione gestisce un centro di accoglienza straordinaria, nel quale sono accolte 138 persone, di cui 5 nuclei famigliari, suddivise in appartamenti dislocati sul territorio, per un massimo di 4 persone per unità abitativa, ed un centro collettivo costituito da 35 posti letto. Nella cooperativa lavorano stabilmente 5 operatrici legali, 6 operatrici sociali, di cui 2 uomini, 2 etno psichiatri, un assistente socio sanitario, un medico. Sono previste inoltre una serie di figure dal carattere professionale non perfettamente delineato, inserite per dei progetti annuali di collaborazione come nel mio caso. Le attività sono costituite dallo svolgimento di laboratori di “sensibilizzazione e coscientizzazione” nelle scuole medie e superiori della provincia Bresciana, con l’obiettivo primario di discutere insieme ai giovani studenti di immigrazione, accoglienza e multiculturalità. Vi sono una serie di ore di lavoro a disposizione della cooperativa per le quali ho avuto la possibilità di affiancare 3 operatrici sociali nelle attività quotidiane con i richiedenti asilo “presi a carico”.

La necessità di affrontare il tema dell’accoglienza dei richiedenti asilo e profughi è maturata in simbiosi con le esperienze vissute ed è stata avvertita in relazione al particolare momento storico socio politico in cui si trova l’Italia – e moltissimi Stati del mondo “occidentale” – in cui si narrano troppo spesso le vicende legate all’accoglienza in termini securitari, selettivi ed etnocentrici. L’analisi della figura dell’operatore sociale dell’accoglienza ha costituito uno stimolo ulteriore per l’approfondimento del ruolo, emblematico quanto centrale nei progetti di accoglienza, nondimeno dalla possibilità di approfondimento in merito ad una figura di cui si è scritto poco.

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L’operatore sociale nel sistema di accoglienza italiano: una ricerca etnografica