Un provvedimento del Tribunale di Trieste in materia di protezione internazionale: il Collegio ha riconosciuto lo status di rifugiato a cittadino nigeriano per orientamento sessuale, motivando e argomentando la decisione in maniera piana e semplice, evidenziando come il ricorrente debba essere ritenuto credibile allorché assolva al proprio onere probatorio ex art. 3 d.lgs 251/2007.
Il Collegio, dopo aver puntualmente analizzato tutti gli elementi rilevanti per l’istruttoria, ha così concluso: “Ve n’è abbastanza per concludere che, a mente del paradigma di cui all’art. 3 d.lgs. 251/2/2007, il richiedente possa essere ritenuto “in generale, attendibile” (recte: credibile) sugli aspetti salienti della vicenda di persecuzione narrata, vicenda de plano riconducibile ai presupposti dello status di rifugiato, non essendovi dubbio che gli atti di violenza fisica, insomma l’offesa, di cui è rimasto vittima il richiedente … siano “sufficientemente gravi, per loro natura o frequenza, da rappresentare una violazione grave dei diritti umani fondamentali, in particolare dei diritti per cui qualsiasi deroga è esclusa, ai sensi dell’art. 15, paragrafo 2, della Convenzione sui Diritti dell’Uomo” (art. 7, d.lgs. 251/2007) e che detti atti di persecuzione siano stati commessi contro … a motivo della sua omosessualità, ossia in dipendenza dall’appartenenza del richiedente a un gruppo che condivide una certa identità ed orientamento sessuale (art. 8), tutto ciò essendosi verificato in un contesto in cui l’’offesa è provenuta (e può continuare a provenire) sì da attori non statali, ma in concomitanza con il perdurante atteggiamento dello Stato di cittadinanza, manifestamente restio a fornire protezione contro tale offesa (v. CNA Edo_State_Lagos_State_Omosessuali; in atti, sub. doc. 12, fasc. ricorrente; v. ancora Country Guidance Nigeria IT 2019, pagg. 66,67)“.
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