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Diventare tutori, vedere orizzonti dove altri vedono confini

Di Raffella Cossu, Tutori Lombardia per MSNA ODV

Photo credit: Tutori Lombardia per MSNA ODV

Una testimonianza relativa alla figura del tutore volontario per i minori stranieri non accompagnati. In Lombardia sono circa 400 i tutori volontari che hanno deciso di dedicare una parte del proprio tempo per migliorare la vita di uno degli oltre 1.200 minori stranieri non accompagnati censiti nella Regione. L’Associazione Tutori Lombardia favorisce il confronto delle esperienze e promuove le idee sull’accoglienza dei giovani stranieri dando voce ai tutori volontari lombardi. Entro il 23 agosto è possibile inviare la propria candidatura per diventare tutore.


Sono tutore dal 2017, da prima dell’entrata in vigore della legge Zampa, e faccio parte dell’Associazione Tutori Lombardia. All’epoca ero volontaria in un centro di accoglienza straordinaria, quindi già abituata ad interfacciarmi con la realtà dei giovani migranti. Accettare la nomina di un ragazzo sedicenne nigerino, che conoscevo e seguivo nell’apprendimento della lingua italiana, è stato dunque un riflesso naturale. In Lombardia non esistevano strutture preposte all’accoglienza di minori richiedenti asilo (destinati a sistemazioni differenti rispetto agli altri minori), pertanto il ragazzo, dopo una permanenza di circa otto mesi sul territorio di Sondrio in una comunità per adulti, è stato trasferito in un Hub minori in provincia di Torino, in attesa che si liberasse un posto in prima accoglienza in Emilia-Romagna. E da qui è iniziata la mia storia.

E’ stata una tutela molto complessa, nessuno sapeva darmi indicazioni precise, poche notizie dai siti internet o dai media. Al tempo stesso, però, ha fatto da trampolino di lancio e mi ha dato la spinta ad iscrivermi successivamente al Bando per tutori volontari. Mi ritengo una “privilegiata”, poiché ho potuto presenziare all’audizione in Commissione territoriale, e quando gli è stata riconosciuta la protezione umanitaria, “In šāʾAllāh”, è stata una vittoria più per me che per lui. Ma la strada era ancora tutta in salita…

Divenire tutore di un minore straniero è un’esperienza in grado di cambiare due vite: la tua e quella della persona di cui ti occuperai. È però importante riflettere bene su tutte le possibilità utili a garantire ad entrambi la maggiore sicurezza possibile, guardando la cosa dalle diverse prospettive.

Per giunta non è un contratto che si conclude, perché nonostante la nomina decada alla maggior età, i legami restano e il tutore rimarrà un punto di riferimento, il “porto sicuro”.

Uno sguardo più ampio

Oggi siamo bombardati da informazioni, talvolta enfatizzate, e diventa difficile rimanere concentrati sulla questione centrale del problema. Si sente spesso parlare del ruolo del tutore volontario, figura istituita dalla legge nel 2017, ma è necessaria una maggiore consapevolezza, partendo dal presupposto che fare il volontario comporta un impegno.

Sono poi la passione e la sensibilità verso il tema dell’immigrazione, che trascina con sé una fascia di popolazione composta da adolescenti, talvolta bambini, privi di genitori o di adulti legalmente responsabili, che spingono la persona ad intraprendere quest’esperienza.

La problematica dei minori stranieri non accompagnati rientra in quella più vasta del fenomeno migratorio: non si può considerare un evento isolato, è necessaria una visione più ampia, che tenga conto del fatto che questi ragazzi sono in primo luogo stranieri. E lo straniero, specie se in condizioni disagiate, con la sua sola presenza mette in discussione la nostra identità: porta con sé un altro mondo, delle differenze che a volte facciamo fatica ad accettare.

Per la legge italiana, un minore straniero non accompagnato (MSNA) è: “Il minorenne non avente cittadinanza italiana o dell’Unione europea che si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato o che è altrimenti sottoposto alla giurisdizione italiana, privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili […].” (L.47/2017).

La legge Zampa del 2017, nata con l’obiettivo di rafforzare le tutele nei confronti dei minori stranieri non accompagnati e garantire un’applicazione uniforme delle norme per l’accoglienza su tutto il territorio nazionale, è stata di sicuro qualcosa di unico nel suo genere e ha apportato grandi miglioramenti. L’Italia è il primo Paese membro dell’Unione Europea a dotarsi di una legge diretta alla specifica tutela dei MSNA i quali, come definito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, costituiscono una categoria di persone particolarmente vulnerabili, perché migranti, e per di più giovani. Purtroppo molte soluzioni organizzative o procedurali, dettate da innumerevoli ragioni, non sono però coerenti con la normativa vigente.

Spesso dei minori stranieri soli che arrivano sul nostro territorio se ne “perde traccia”, dal momento che non riescono ad essere inseriti tempestivamente nei centri dedicati alla prima accoglienza – identificazione (in cui il tempo di permanenza massima dovrebbe essere di 30 giorni) in quanto saturi, e quelli per i quali viene individuata una sistemazione, vi rimangono collocati fino al compimento della maggiore età, poiché il successivo trasferimento nel sistema di seconda accoglienza (SAI) non avviene, dal momento che le strutture governative sono ancora troppo poche per soddisfare la domanda.

La legge promuove, inoltre, lo sviluppo dell’affido familiare, come strada prioritaria rispetto alla permanenza nelle strutture, istituto di per sé delicato e quanto più controverso. È necessaria la consapevolezza che non si sta parlando di bambini, come talvolta le immagini ci propongono.

I minori che arrivano in Italia sono perlopiù maschi di 16/17 anni, spesso con un mandato familiare ben preciso. Adolescenti, costretti a diventare “precocemente adulti”, che da tempo hanno imparato a sopravvivere in un ambiente ostile, forgiati nel carattere e delusi da una vita che ha portato loro grande sofferenza, causata in primo luogo dal distacco dagli affetti familiari. Difficile pertanto iniziare a fidarsi di qualcuno, e soprattutto pensare che ci siano persone che possono prendersi cura di te, invitandoti a seguire regole di comportamento a cui non sei abituato, che magari non ti sono state esplicitate con chiarezza, essenzialità e ragionevolezza, oppure non ne riconosci l’utilità.

Un tema trasversale è l’istruzione, che è al tempo stesso un diritto, perché deve dare la possibilità a tutti di acquisire conoscenze e competenze, e un dovere, poiché è grazie allo studio che si potranno un giorno raggiungere determinati traguardi. Molte comunità garantiscono al loro interno l’apprendimento della lingua, ma non iscrivono i ragazzi a scuola, privandoli della possibilità di avere una certificazione scolastica che servirà nel futuro (un esempio è la richiesta del Permesso di soggiorno UE, che necessita della certificazione livello A2).
Inoltre, i titolari di un permesso di soggiorno dovrebbero essere obbligatoriamente iscritti al SSN e alle liste anagrafiche del Comune dove risiedono abitualmente, come previsto dall’art. 43 del Codice Civile, eppure continuano ad esserci minori privi di residenza, elemento integrante dello stato individuale della persona e garanzia di una precisa identità.

I livelli dei servizi offerti dalle varie comunità preposte all’accoglienza dovrebbero essere il più possibile uniformi a livello nazionale, e la Carta dei Servizi delle stesse dovrebbe essere un importante veicolo di comunicazione esterna ed interna. Ci sono, invece, situazioni ancora troppo disomogenee.

Il momento critico è al compimento del diciottesimo anno di età. Da un giorno all’altro il ragazzo perde il diritto alla tutela e la sua situazione cambia radicalmente. Il prosieguo amministrativo è uno degli aspetti importanti sottolineati dalla legge Zampa, proprio per accompagnare i neo-maggiorenni al raggiungimento della piena autonomia, che generalmente è correlata all’indipendenza economica e abitativa, oltre che alla regolarità dello status giuridico.

In assenza di questi elementi, e qualora il Tribunale non autorizzasse il prosieguo, è alto il rischio che il ragazzo si ritrovi in una situazione di grande vulnerabilità. Per questo è necessario che il tutore abbia uno sguardo più ampio, allarghi la prospettiva, inserendo il tema nel contesto generale, affinché abbia la giusta cornice.

Integrazione, lavoro e casa sono le “chiavi” per l’inclusione, non solo dei minori stranieri non accompagnati, ma anche dei migranti Tutti.

La brochure informativa per diventare Tutore Volontario (info: https://www.tutorilombardia.it/)

Fonti:

https://www.miur.gov.it/obbligo-scolastico
http://qualitapa.gov.it/sitoarcheologico/relazioni-con-i-cittadini/utilizzare-gli-strumenti/carta-dei-servizi