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«Fermiamo la strage subito!» Sabato 11 marzo manifestazione nazionale a Cutro

È il momento di dire basta ad ogni forma di strumentalizzazione politica e di fermare le stragi

«La strage di Cutro non è stato un incidente imprevedibile. È solo l’ultima di una lunghissima serie di tragedie che si dovevano e si potevano evitare». Parte da questa premessa l’appello promosso dalla “Rete 26 febbraio. La Calabria per i Diritti umani“, con l’adesione crescente di numerose associazioni e realtà sociali da tutta Italia, per essere sabato 11 marzo alle 14.30 sulla spiaggia di Cutro, a esprimere indignazione per quanto accaduto e solidarietà con le famiglie delle vittime. Famiglie abbondonate dalle isituzioni e sostenute solo dal volontariato, le quali da questa mattina stanno protestanto a Crotone davanti al Palamilone dopo avere appreso che le salme dei loro cari non potranno essere espatriate a spese dello Stato italiano e che saranno trasferite, senza il loro consenso, a Borgo Panigale a Bologna.

Seguiremo come Melting Pot la manifestazione e le iniziative di avvicinamento a cominciare dalla contestazione che si terrà domani, giovedì 9 marzo alle 14.00, fuori dal consiglio comunale di Cutro dove è previsto un Consiglio dei ministri straordinario. Dopo l’autoassoluzione del ministro Piantedosi nel discorso di ieri alla Camera e il sostegno del governo all’operato del Viminale e del ministro Salvini, è quanto mai importante ribadire la verità e la richiesta di dimissioni dei due ministri in quanto il naufragio poteva essere evitato se si fossero attivate immediatamente le operazioni di soccorso.

Da tutta Italia si stanno organizzando pullman per raggiungere la Calabria, tra le associazioni attive Mediterranea Saving Humans ha aperto un form, «trasformiamo dolore e rabbia in azione!», per raccogliere adesioni da Milano, Roma, Napoli e Sicilia.

«Le persone che partono dalla Turchia, dalla Libia o dalla Tunisia – si legge nell’appello per sabato 11 marzo – sono obbligate a farlo rischiando la vita a causa dell’assenza di canali sicuri e legali di accesso al territorio europeo. I governi hanno concentrato i loro sforzi solo sull’obiettivo di impedire le partenze, obbligando chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà a rivolgersi ai trafficanti».

Le organizzazioni sottolineano che la strage di Stato di sarebbe potuta evitare «se le persone morte nel mare davanti a Cutro avessero potuto chiedere e ottenere un visto umanitario» e «se ci fosse stato un programma di ricerca e salvataggio europeo o italiano».

«Sulle responsabilità delle autorità competenti indagherà la magistratura. Ma chi ha responsabilità politiche, in primo luogo il governo, non può ribaltare la realtà e scaricare sulle vittime il peso di una strage che ha visto la perdita di 70 esseri umani che si potevano e si dovevano salvare».

È il momento di dire basta ad ogni forma di strumentalizzazione politica e di fermare le stragi.

L’appello si conclude con una serie di richieste: un’indagine seria che faccia chiarezza su quanto è successo e l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi di frontiera.

Inoltre si chiede, immediatamente, un programma europeo di ricerca e salvataggio in tutto il Mediterraneo, e si sollecita il governo italiano a chiedere agli altri Stati membri di implementare questo programma; di attivare i visti umanitari previsti dal Regolamento Europeo dei Visti, consentendo così alle persone in fuga da guerre e violenze l’attraversamento delle frontiere europee in sicurezza e legalità; di attivare ogni via d’accesso complementare, a partire dai reinsediamenti, dai corridoi e da altre forme di sponsorship e di ampliare i canali regolari di ingresso, senza usare questi strumenti per giustificare politiche di chiusura e respingimenti delegati a governi non UE.

Infine di fermare ogni iniziativa e programma di esternalizzazione delle frontiere e di promuovere accordi bilaterali condizionati dal rispetto dei diritti umani e non dal controllo dei flussi migratori.

I promotori invitano chi non potrà essere a Steccato di Cutro a mobilitarsi anche online scattandosi una foto con la fascia bianca al braccio e pubblicarla sui social con l’hashtag #fermarelastrage.

Redazione

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