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La frontiera uccide: finalmente la verità sulla morte di Blessing?

Il 23 novembre 2022 la CEDU ha ammesso il ricorso contro l’archiviazione del caso da parte dei tribunali francesi

Ricostruzione, Border Forensics

di Sarah Bachellerie, dottoranda e Cristina Del Biaggio, docente ricercatrice, Laboratorio Pacte, Università di Grenoble 1.

Abbiamo dovuto rivolgerci alla Corte europea dei diritti umani (CEDU) per sperare che un’altra narrazione degli eventi che portarono alla morte di Blessing Matthew potesse finalmente essere ascoltata, e fosse difesa dalla giustizia. Il 23 novembre 2022 la CEDU ha ammesso il ricorso contro l’archiviazione del caso da parte dei tribunali francesi. Il procuratore di Grenoble aveva consapevolmente scartato alcuni elementi che potevano indicare la responsabilità delle forze dell’ordine nella morte della giovane donna. L’associazione Border Forensics ha quindi prodotto una contro-inchiesta volta a portare il caso davanti alla Corte dei Diritti Umani e sostenere la famiglia nella loro richiesta di verità. La sentenza sarà attesa fra mesi, se non anni.

Nella notte tra il 6 e il 7 maggio 2018, Blessing Matthew, una giovane donna di origine nigeriana, ha tentato, insieme ad altre due persone, di attraversare il confine italo-francese passando dal Colle del Monginevro. Inseguita dalla gendarmerie mobile 2 all’altezza della frazione di La Vachette, è caduta nella Durance. Hervé S., un suo compagno di viaggio, inseguito con Blessing dalle forze dell’ordine, vede, impotente, Blessing cadere nel fiume e nonostante le sue grida «Aiutami! Aiutami! Aiutami!», non vede nessuno cercare di soccorrerla. Il suo corpo è stato ritrovato due giorni dopo a Prelles, 11 chilometri a valle, trattenuto dalle griglie di una diga idroelettrica.

L’associazione Tous Migrants e la sorella di Blessing, Christiana Obie, hanno costantemente chiesto «giustizia e verità per Blessing». Tuttavia, fino ad oggi, né la giustizia né la verità sono state rese dal tribunale francese. Secondo la sentenza del 9 febbraio 2021 della Camera d’inchiesta della Corte d’appello di Grenoble, l’udienza di Hervé S. “non è utile per la manifestazione della verità” (sigh!). Il 23 giugno 2022, basandosi sulla decisione dei propri colleghi, neppure il procuratore generale della Repubblica di Grenoble ha previsto di “presentare alla Camera istruttoria una richiesta di riapertura delle indagini sulla base di nuovi capi d’imputazione“.

Tuttavia, l’analisi spazio-temporale degli eventi di quella tragica mattinata di maggio 2018 prodotta da Border Forensics 3, che si basa sulla precisione e sulla coerenza del racconto di Hervé S., offre una contro-narrazione ben diversa da quella contenuta nel dossier ufficiale. Il rapporto investigativo è stato affidato nel maggio 2022 a un avvocato, Vincent Brengarth, in vista della richiesta ai tribunali francesi di riapertura del caso. La risposta del procuratore generale di Grenoble del 23 giugno 2022 contiene poche righe, è stata presa in brevissimo tempo e scarta tutti i nuovi elementi apportati dall’inchiesta di Border Forensics.

Questa, infatti, rivela elementi che la giustizia francese non ha permesso di svelare 4. In primo luogo, e grazie alla documentata testimonianza in situ di Hervé S., risulta che i carabinieri presenti sulla scena inseguirono Blessing e i suoi due compagni di viaggio nel villaggio di La Vachette, contrariamente a ciò che hanno dichiarato; è stato questo inseguimento a portare Blessing alla caduta nel fiume, a cui Hervé S. ha assistito.

Per la versione in francese: clicca qui

Border Forensics ha analizzato anche le dichiarazioni dei gendarmi che erano stati ascoltati nell’ambito delle indagini preliminari condotte dalla polizia giudiziaria nei mesi successivi al ritrovamento del cadavere. La maggior parte degli agenti afferma di non aver perseguito Blessing e i suoi compagni. Altri ammettono di averli visti fuggire, alcuni sostengono il contrario. Il team di ricerca ha potuto inoltre dimostrare che gli eventi descritti dai gendarmi sono incoerenti nel tempo e nello spazio oltre che contraddittori tra loro. L’analisi spazio-temporale fornita dall’inchiesta fa dunque emergere le numerose omissioni, contraddizioni e zone d’ombra dell’indagine della polizia giudiziaria.

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Il rapporto fa luce anche sul contesto politico e legislativo in cui avviene la morte della giovane e sulle pratiche di controllo ai confini alpini. La morte di Blessing, il 7 maggio 2018, avviene infatti in un contesto di ripetuti inseguimenti di migranti da parte della polizia che tentano di attraversare il massiccio montuoso, nella regione di Briançon. La violenza della polizia (verbale o fisica) era all’epoca dei fatti frequente: è stata documentata da ricercatori, ricercatrici e associazioni locali. Le patologie elencate in relazione all’attraversamento del confine nella regione – traumi legati a cadute e ipotermia – testimoniano ulteriormente questo pericolo sistemico come effetto delle politiche di controllo.

Inoltre, nell’ambito di questa indagine, è stata pubblicata una banca dati che elenca i e le migranti mortə nella regione alpina dall’inizio degli anni 2000. 87 persone sono morte in quel territorio da quando, nel 2015, Italia e Francia hanno aumentato i controlli alle frontiere interne dell’area Schengen. Il confine franco-italiano risulta essere il più mortale, con 46 morti identificati. Blessing è la prima migrante a morire nel dipartimento delle Hautes-Alpes in questo contesto di militarizzazione del confine franco-italiano. Altre tre persone sono morte dopo di lei.

La morte di Blessing non è un evento isolato, ma il risultato di una congiuntura di decisioni politiche e pratiche di polizia che mettono in pericolo coloro che cercano rifugio attraversando i confini alpini 5. È essenziale fare luce su questa violenza e sulle sue conseguenze. Una richiesta di verità imprescindibile anche per la sua famiglia: secondo Christiana Obie, sua sorella maggiore, fino a quando questa ricerca di giustizia non darà i suoi frutti, Blessing «continuerà a gridare».

Per la versione in francese: clicca qui
  1. La versione in francese dell’articolo è pubblicata su Vivre Ensemble, la revue d’information sur l’asile.
    Si ringraziano le autrici e l’associazione per la possibilità di pubblicare la versione in italiano, e Linda Bergamo per la traduzione
  2. Una divisione dell’esercito con compiti di ordine pubblico e sicurezza, ma anche operativa in missioni militari, ndMP.
  3. Tra coloro che hanno partecipato all’inchiesta: Charles Heller e Lorenzo Pezzani (direttori della ricerca), Sarah Bachellerie e Cristina Del Biaggio (ricercatrici), Svitlana Lavrenchuk e Giovanna Reder (cartografia e animazione).
  4. Il 15 novembre 2019, il procuratore di Gap ha archiviato il caso ab initio; questa decisione è stata confermata dalla camera istruttoria della Corte d’appello di Grenoble il 9 febbraio 2021 e dal procuratore generale della Repubblica di Grenoble il 23 giugno 2022. I provvedimenti di archiviazione dette “ab initio” sono emessi dal pubblico ministero nel caso in cui sia chiaramente accertato, alla luce delle indagini svolte a seguito della presentazione della denuncia, che i fatti segnalati dalla parte civile non sono stati commessi : https://www.dalloz-actualite.fr/breve/cadre-des-requisitions-de-non-lieu-ab-initio.
  5. Vedi anche il numero speciale del Journal of Alpine Research | Revue de géographie alpine su “rifugiat* e montagne” (2020): https://journals.openedition.org/rga/7262