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Cosa succede in Libano alle persone LGBT siriane?

La denuncia di Pink Refugees: «Sono in corso rastrellamenti dell’esercito e deportazioni verso la Siria»

Foto di Alessandra Governa

La situazione dei rifugiati e delle rifugiate siriane continua a destare molta preoccupazione in Libano. Da tempo il dossier sui profughi siriani nel Paese conosce un’escalation senza precedenti e si sono susseguite dichiarazioni ufficiali con rastrellamenti e deportazioni illegali verso la Siria.

Pink Refugees di Verona, che è in contatto con molte persone LGBT, afferma che nell’ultima settimana tra la loro email e l’account WhatsApp del presidente sono arrivate ben cinque richieste di aiuto. Il primo messaggio di aiuto è arrivato il 25 aprile e gli altri a seguire, voci allarmanti da una parte del mondo in cui le persone LGBT restano nascoste e isolate.

“Non era mai successo niente del genere”, scrive l’associazione che spiega la situazione. “Paura ad uscire di casa, dei rastrellamenti dell’esercito casa per casa, impossibilità di lavorare e di avere cure mediche, e soprattutto terrore di essere deportat* in Siria. Tutt* se ne vogliono andare e arrivare in Europa, per questo ci chiedono come fare o contatti con organizzazioni che li possano aiutare. Dal tono delle richieste si avverte chiaramente un’ansia pressante”.

Pink Refugees riporta anche la testimonianza diretta di un ragazzo: «Qualche giorno fa l’esercito libanese mi ha fermato e voleva deportarmi. Avevo molta paura e ho iniziato a piangere finché non mi hanno lasciato e mi hanno detto che presto o tardi mi avrebbero comunque rimandato in Siria. Se torno in Siria, la mia famiglia mi ucciderà perché sa che sono gay. Ho paura e non riesco a dormire la notte».

Un altro dice: «…l’esercito libanese sta deportando i rifugiati siriani, il che li mette a rischio di arresto, detenzione e abusi sessuali e fisici … a causa dell’attuale situazione in Libano e del dilagante razzismo contro i siriani, ho paura ad uscire di casa. La mia famiglia in Siria mi minaccia di morte perché sono un attivista nella comunità LGBTQ».

L’associazione veronese che supporta attivisti LGBTQ presenti anche in altre parti del mondo ci tiene a precisare che “in situazioni di guerra le soggettività LGBT sono fra le più colpite proprio perché più fragili e odiate e per questo sacrificabili” e che quanto sta accadendo in Libano è qualcosa di nuovo e terribile. Dopo una ricerca in rete, ha trovato un comunicato/appello di ACHRights che parla di una situazione molto grave, che tra l’altro riporta “l’esercito libanese ha messo in atto un’intensa repressione, violando il diritto internazionale dei diritti umani e gli accordi internazionali a cui è vincolato il Libano, tra cui l’articolo 3 della Convenzione contro la tortura”.

“Dall’inizio di aprile 2023 fino alla mattina del 28, ACHR ha documentato circa 542 casi di arresti arbitrari come parte di almeno 13 incursioni delle forze di sicurezza in aree residenziali, campi profughi o case di rifugiati in diverse aree, tra cui i distretti di Keserwan, Akkar, Zahle, Baalbek, Chouf. Circa 200 rifugiati, tra cui donne e bambini, sono stati deportati attraverso i valichi di frontiera. Tra i casi di deportazione, ACHR ha anche documentato la deportazione di almeno due intere famiglie a Rachmaya nel distretto di Chouf 1“.

“Ci siamo subito mossi con UNHCR, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e Oxfam per capire cosa si può fare o che risposte dare a queste persone, nella speranza che qualcuno a livello nazionale e internazionale possa fare qualcosa per queste creature invisibili”, conclude Pink Refugees.

  1. L’appello completo: https://www.achrights.org/en/2023/04/28/13119/