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Le autorità italiane e la gestione del fenomeno migratorio sulla rotta del Mediterraneo centrale

Tesi di laurea di Micol Bottacin

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Università degli Studi di Trento
Facoltà di Giurisprudenza
Corso di Laurea Magistrale in Giurisprudenza

Le autorità italiane e la gestione del fenomeno migratorio sulla rotta del Mediterraneo centrale: profili di responsabilità secondo il diritto internazionale

di Micol Bottacin (Anno accademico 2021/2022)

Introduzione

La domanda giuridica alla quale questo elaborato si propone di rispondere riguarda l’esistenza di profili di responsabilità, secondo il Diritto penale internazionale, in capo alle autorità italiane a causa della cooperazione esistente tra il nostro Paese e la Libia, nonché i modicon cui il Governo italiano e, più in generale, le autorità europee hanno gestito negli ultimi anni i flussi migratori nel Mediterraneo Centrale.

Più nello specifico, il progetto di tesi nasce dalla lettura di due comunicazioni inviate all’Ufficio del Procuratore della Corte Penale Internazionale nel 2019 e nel 2022.

La prima Comunicazione, redatta dai giuristi Omar Shatz e Juan Branco, profila la possibilità che le autorità italiane ed europee abbiano commesso crimini contro l’umanità nei confronti dei migranti in fuga dalla Libia interrompendo l’operazione Mare Nostrum per la ricerca e il salvataggio di vite nel Mediterraneo e istituendo, al suo posto, un sistema di intercettazioni e trasferimento forzato dei migranti in Libia ad opera della Guardia costiera libica, finanziata e supportata in ogni modo dall’Italia e dall’Unione europea.

La seconda Comunicazione, redatta dai membri di tre organizzazioni non governative che si occupano di tutela dei diritti umani fondamentali (Adala for All, StraLi e UpRights), si occupa invece dei crimini contro l’umanità commessi nei confronti dei migranti detenuti nei centri di detenzione libici, ritenendo responsabili per essi anche le autorità italiane che supportano la Libia e permettono di fatto il verificarsi degli stessi.

Traendo spunto da questi due documenti, si è cercato quindi di comprendere innanzitutto quale sia l’attuale situazione in Libia e come tale paese disciplini il fenomeno dell’immigrazione irregolare e il diritto d’asilo; analizzando poi i principali accordi che Italia e Libia hanno siglato in materia, dedicando particolare attenzione al Memorandum d’intesa del 2017, recentemente rinnovatosi per la seconda volta.

Ci si è poi soffermati sulla gestione dei flussi migratori sulla rotta del Mediterraneo Centrale e sull’evoluzione delle strategie adottate dall’Unione Europea e dall’Italia in tema di soccorso in mare, nonché sui fatti che hanno portato la Guardia costiera libica ad accrescere la propria capacità operativa in poco tempo e a stabilire addirittura una propria zona SAR, riconosciuta dall’Organizzazione Marittima Internazionale.

Per tracciare un quadro giuridico, sono poi state analizzate le norme primarie di diritto internazionale rilevanti in materia, sia nell’ambito della tutela dei diritti umani e dei rifugiati che nel diritto internazionale del mare. Ci si è poi occupati dello Statuto della Corte Penale Internazionale e, in particolare, delle norme che disciplinano i Crimini contro l’Umanità, nonché della Situazione aperta davanti alla Camera Preliminare I della stessa Corte nel 2011, riguardante i crimini commessi in Libia. La Corte indaga infatti sulla situazione libica in ragione del deferimento effettuato dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel febbraio dello stesso anno.

Una volta conclusa questa parte dell’elaborato, sono state descritte nel dettaglio le ipotesi accusatorie presentate nelle due comunicazioni, con specifico riferimento alle condotte imputate alle autorità italiane, cercando di stabilire quali requisiti si possano ritenere sussistenti e quali siano invece da mettere in dubbio, per comprendere quali ipotesi accusatorie risultino, in astratto, più convincenti.

Terminata l’analisi dei profili di responsabilità individuale delle autorità italiane, si è trattata brevemente la questione della responsabilità statale, e non più individuale, dell’Italia. In particolare, è stata vagliata l’ipotesi che sia la Corte europea dei diritti dell’uomo a giudicare lo Stato italiano per violazioni del diritto internazionale commesse nella gestione dei flussi migratori e gli aspetti critici che tale scenario presenta. In ultimo, si è trattato della responsabilità dell’Unione europea per gli atti delle proprie istituzioni e dei possibili mezzi per far valere la responsabilità dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera per violazione dei diritti fondamentali dei migranti.