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Sport ed inclusione: i Giochi Antirazzisti 2023 a Bologna

Uno spazio che si rivendica la sua apertura verso delle istanze plurali ed accoglienti

Photo credit: Anna Maria Meccariello

Il 7, 8 e 9 luglio si sono svolti a Bologna i Giochi Antirazzisti.
I Giochi Antirazzisti, dapprima conosciuti come Mondiali Antirazzisti, nascono come una manifestazione connotata a livello sociale e politico a metà degli anni Novanta.
Il senso principale era quello di coniugare due mondi all’apparenza molto distanti: il gruppo degli ultras, con l’obiettivo di (ri)costruire un’immagine diversa di quella principalmente diffusa su questa categoria e le soggettività migranti straniere che durante quel periodo iniziarono a stabilirsi in maniera più considerevole in Italia.

Pertanto, gruppi di ultras di sinistra, sia italiani che europei (Germania, Francia, Inghilterra, Spagna, Area balcanica), iniziarono a costruire questa manifestazione insieme a gruppi di persone migranti da differenti parti d’Italia. Tra i gruppi più attivi nell’ideare questa manifestazione vi era Progetto Ultrà, che aveva appunto lo scopo di sensibilizzare il tifo organizzato rispetto ad alcune tematiche, spesso e volentieri lontane da quei ambienti. Questa manifestazione fece da apripista ad altri eventi di questo genere.

Nel corso degli anni ci sono state delle modifiche, sia a livello di collocazione geografica sia a livello di composizione di squadre partecipanti alla manifestazione. Nel 2019 sono stati svolti per la prima volta fuori dall’Emilia-Romagna, a Riace, con una modalità più flessibile ed ampia. Nel 2020 sarebbero dovuto essere svolti a Ventimiglia, luogo di frontiera e di transito per le persone in movimento. A causa della pandemia, purtroppo non è stato possibile tradurre in realtà questa splendida idea.

Con il passare del tempo, al mondo ultras di sinistra e a quello composto da soggettività migranti, si è aggiunto il mondo dell’associazionismo, componente molto presente all’interno della regione emiliano-romagnola, garantendo una maggiore eterogeneità dei gruppi partecipanti ai Mondiali. Il referente istituzionale della cornice dei giochi è sempre stata la UISP (Unione Italiana Sport per Tutti). Successivamente ci sono state delle frizioni tra il gruppo organizzatore e la UISP che hanno portato alla rottura di questo sodalizio, con il susseguente cambio di nome, da Mondiali Antirazzisti a Giochi Antirazzisti.

Negli ultimi due anni la sede che ha ospitato i Giochi è stato il Centro sportivo Bonori, in zona Parco Nord di Bologna. Il termine Giochi è dovuto anche al voler sottolineare l’eterogeneità sportiva che ha apportato la modifica della struttura dell’evento, che ha contribuito ad un aumento di altri tipi di sport, cercando di eliminare quella forma di “calciocentrismo”. Quest’anno sono stati presenti pallavolo, basket, quiddish, wrestling, ultimate fresbee.


La manifestazione è connotata politicamente e vuole riunire diverse soggettività, proveniente da mondi diversi, sotto l’egida dello sport e del gioco.

Anche le regole possono essere riviste all’inizio della partita. Negli ultimi due anni è stato assegnato un premio per l’eterogeneità che si ha in campo. Come sottolinea Alessandro Belloni, uno storico organizzatore dei Giochi Antirazzisti, «il concetto di eterogeneità è vago e flessibile. Nel nostro caso può assumere diversi significati: di genere, di età, di provenienza geografica».

Quest’anno si sono raggiunti dei numeri davvero importanti, arrivando a quasi il doppio delle squadre iscritte rispetto all’anno scorso. Le partite sono state tante. E il flusso di persone che hanno attraversato lo spazio è davvero notevole.
Inoltre durante i tre giorni ci sono stati tanti incontri. In particolare, tra i più interessanti ed emblematici, la lettura di alcune testimonianze dirette riguardanti differenti violazioni di diritti umani. A leggere le testimonianze – dalla durata di 3 minuti ciascuna – oltre all’attrice Fiorenza Menni di Ateliersi, anche esponenti delle associazioni e delle ong che hanno partecipato alla realizzazione dei ‘Giochi Antirazzisti’: Amnesty International, Medici senza frontiere, S.O.S Mediterranée, Mediterranea, Avvocato di strada e Arci.

Sempre sabato si è svolto il dibattito “Attacco ai diritti, diritti all’attacco“, moderato dal ricercatore dell’università di Bologna Luca Vittori, a cui hanno partecipato l’ex giocatrice della Roma Calcio e allenatrice dell’Atletico San Lorenzo, Maria Iole Volpi, la campionessa di boxe Pamela Malvina Nutcho, un esponente della polisportiva popolare di Bergamo, Athletic Brighela, l’ex campionessa di rugby, Erika Morri, e Gioia Virgilio, coautrice del libro “Donne e sport. Analisi di genere continua“.


Infine, sottolinea Alessandro, che quello dei Giochi Antirazzisti «è uno spazio che si rivendica la sua apertura verso delle istanze plurali ed accoglienti, basandosi sul valore dell’antifascismo, dell’antirazzismo, dell’antisessismo, dell’antiabilismo, per essere una manifestazione d’inclusione, giocando insieme e dando visibilità a tutte le categorie presenti, sia nella parte giocata sia attraverso i dibattiti».

Dario Ruggieri

Impegnato nella tutela dei diritti umani e nella lotta alle diseguaglianze, ho vissuto diverse esperienze legate al contesto migratorio, in particolare in Turchia, Bosnia, Cipro e Palestina. Ho collaborato con Pressenza e Dinamopress. Vivo a Bologna, dove lavoro e studio, con l’obiettivo di fare ricerca nel campo delle migrazioni.