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Schermata tratta dall'indagine Forensis sul naufragio di Pylos
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Un mese dopo il disastro al largo di Pylos: «Devo trovare loro un po’ di giustizia»

Alarm Phone: i familiari delle vittime sono stati completamente abbandonati dalle istituzioni

Un aggiornamento di Alarm Phone rispetto al comunicato stampa diffuso a pochi giorni dalla strage.
Il 14 giugno 2023, l’Adriana
, un’imbarcazione partita dalla Libia e diretta probabilmente in Italia con centinaia di persone migranti a bordo, è affondata all’interno della zona greca di ricerca e soccorso (SAR) nel Mar Mediterraneo. Questo è il naufragio più letale della storia recente. Le ricostruzioni dei fatti e le inchieste giornalistiche supportate dalle testimonianze di 26 sopravvissuti (104 persone in totale) rivelano le incongruenze nel resoconto della Guardia costiera ellenica (HCG) e indicano che oltre 600 persone sono annegate a causa delle azioni intraprese dall’HCG. Il relitto si trova ora a 5.000 metri sotto il livello del mare nel “Calypso Deep”, il punto più profondo del Mediterraneo, rendendo impossibile il suo recupero.

A un mese dal naufragio avvenuto vicino a Pylos, nella notte tra il 13 e il 14 giugno 2023, i parenti delle vittime continuano a sentirsi soli e abbandonati. Dicono di non ricevere sufficiente sostegno dalle autorità greche nella ricerca dei loro cari.

Un parente ha raccontato a Alarm Phone che dopo sette giorni dalla consegna dei rapporti sul DNA alle autorità greche, queste ultime non hanno ancora fornito alcuna informazione sulle procedure di identificazione o sulla loro durata. Dopo più di una settimana di attesa, l’ambasciata pakistana in Grecia ha finalmente presentato una lista di nomi delle persone identificate tra i morti.

Quindi, anche se i parenti hanno fatto tutti i passi possibili per identificare una persona scomparsa, le autorità greche non li supportano nel processo di identificazione. Per le famiglie dei parenti scomparsi, ogni giorno di incertezza è importante! Hanno almeno bisogno di informazioni chiare sulle procedure e sui possibili passi da compiere.

Non ci sono informazioni nemmeno sui molti dispersi che sono annegati in mare e che molto probabilmente non saranno mai recuperati. La Guardia costiera ellenica (HCG) ha interrotto le ricerche. Quando i corpi non si trovano, le famiglie rimangono nell’incertezza e spesso non riescono a piangere la loro perdita. Centinaia di famiglie si trovano ora nella stessa situazione disperata, sperando in informazioni che probabilmente non arriveranno mai.

Nel frattempo, la ricostruzione del naufragio mortale vicino a Pylos, pubblicata il 7 luglio da Forensis, insieme a Solomon, The Guardian, STRG_F/ARD e con il contributo di Alarm Phone e del Greek Council for Refugees, “rivela incongruenze” nel resoconto diffuso dalle autorità greche. L’indagine sottolinea ulteriormente le incongruenze che Alarm Phone aveva già formulato il giorno del naufragio. Evidenzia inoltre il cinismo della narrazione disumanizzante diffusa dalle autorità greche, che incolpano le persone in movimento della loro stessa morte.

Se messe insieme, le numerose prove e le testimonianze dei sopravvissuti dimostrano che oltre 600 persone sono morte a causa delle azioni e delle inazioni della Guardia Costiera ellenica il 13 e 14 giugno 2023.

È indiscutibile che l’incidente sia avvenuto all’interno della zona greca di ricerca e salvataggio (SAR). Tuttavia, è controverso ciò che è avvenuto subito prima che l’imbarcazione iniziasse ad affondare, senza che nessun’altra imbarcazione, ad eccezione della pattuglia marittima dell’HCG ΠΠΛΣ 920, si trovasse sul luogo del soccorso. Prima di ciò, l’HCG aveva ordinato a diverse navi commerciali che fornivano assistenza di lasciare la zona e ha ignorato le ripetute offerte di supporto da parte di Frontex. Inoltre, durante la notte sono state disattivate diverse telecamere e la localizzazione AIS della nave di HCG. In seguito, HCG ha iniziato a diffondere informazioni imprecise e contraddittorie sulla posizione e la velocità dell’imbarcazione in difficoltà, cercando di nascondere la propria responsabilità nel salvataggio. Invece, hanno incolpato gli stessi viaggiatori e hanno iniziato a criminalizzare nove dei sopravvissuti.

Le testimonianze di 26 sopravvissuti, la ricostruzione dettagliata di Forensis e dei suoi partner e le ulteriori prove del ruolo cruciale dell’HCG nell’assassinio di oltre 600 persone rendono chiaro che dobbiamo ascoltare attentamente coloro che sono stati colpiti dalla brutale violenza di confine e dobbiamo continuare a far luce sulle (in)azioni mortali di attori statali come la Guardia Costiera ellenica.

La nostra lotta contro questi crimini non finirà mai. O come ha detto uno dei sopravvissuti, che ha perso molti dei suoi cari: “Ho bisogno di trovare giustizia per loro“. Gli sforzi collettivi per svelare ciò che è accaduto e una lotta collettiva per contrastare le circostanze che hanno portato a questo massacro possono essere piccoli ma importanti passi in questa direzione.

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