Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Sanaullah Momand: una raccolta fondi per rimpatriare la salma

Il giovane afghano è morto investito da un treno a Verona il 21 agosto

Sanaullah Momand, un ragazzo afghano di 19 anni, è morto a Verona lunedì 21 agosto investito da un treno mentre con un connazionale stava camminando lungo i binari vicino alla stazione di Porta Nuova. Era entrato in Italia a Trieste pochi giorni prima, dopo aver percorso la Rotta balcanica. Una morte che sulle cronache nazionali è passata inosservata, probabilmente perché è agosto, ma anche perché l’ennesima persona migrante morta, anche se giovane, anche se dovrebbe interrogarci, non fa poi così notizia e il più delle volte viene considerata solo una tragica fatalità.

Le poche informazioni su Sanaullah Momand le abbiamo grazie all’impegno del mediatore Rohullah Aziz, che è riuscito a contattare la famiglia, e di Elisa Felicini, esperta in diritti umani e protezione internazionale, che fin dal primo momento si è interessata alla vicenda, ha raccolto la storia di Sanaullah e del suo amico e ha poi deciso di attivare una raccolta fondi per consentire almeno il rimpatrio della salma.
L’ho fatto – scrive – per almeno restituire ad una giovane vita la dignità e l’umanità di una sepoltura in quella terra lontana da cui era scappato ma che rimane la sua terra, la sua casa, dove potrà essere pianto dalla sua famiglia.

Di seguito il testo del crowdfunding attivato su gofundme.


Sanaullah Momand aveva solo 19 anni. Veniva dalla provincia di Nangarhar, in Afghanistan, dove aveva lasciato la sua famiglia, padre, madre, un fratello maggiore disabile e le sue sorelle. Era partito con la speranza di raggiungere il cugino in Belgio e creare una vita migliore per sé e per la sua famiglia in patria.

Dopo un anno in Turchia dove si era fermato a lavorare per raccogliere i soldi che gli servivano per proseguire il viaggio e dove aveva perso due dita della mano lavorando in fabbrica, aveva ripreso il viaggio verso l’Europa.

Superata la pericolosa rotta balcanica, Sanaullah era giunto a Trieste ed era poi arrivato a Verona insieme ad un altro giovane connazionale conosciuto lungo la strada. Scaricati da un tir, i due hanno proseguito a piedi, percorrendo la rotta tracciata dai binari della ferrovia, per non smarrirsi. Con i pochi abiti che gli erano rimasti addosso e senza scarpe, Sanaullah proseguiva la marcia verso la libertà, ignaro che proprio lungo quei binari il suo viaggio sarebbe stato bruscamente interrotto da un treno ad alta velocità che lo ha investito, causandone la morte.

E’ la storia di un viaggio come quello di tanti che lasciano la loro famiglia e la loro terra spinti dalla necessità e dalla speranza. Un viaggio che, pur durando davvero troppo – mesi e spesso diversi anni – per molti si conclude troppo presto, prima di aver raggiunto la destinazione sperata.

Da quando lavoro con richiedenti asilo e rifugiati – con ONG e poi con UNHCR Italia presso la Commissione territoriale per il riconoscimento della Protezione Internazionale di Verona – di storie di guerre e persecuzioni, di storie di viaggio come quello che aveva intrapreso Sanaullah ne ho sentite tante, quelle di chi ce l’ha fatta ad arrivare per poterla raccontare. Storie simili ed uniche allo stesso tempo, perché dietro ad ogni nome si cela un mondo fatto di esperienze, pensieri, emozioni, di persone e di legami, di progetti, sogni e speranze; dietro ad ogni volto si cela una storia che merita di essere ascoltata, perché senza la nostra storia siamo solo numeri, corpi, indistinti ed anonimi. Guardando la foto di Sanaullah vorrei poter raccontare qualcosa di più di lui ma purtroppo la sua storia non avremo mai la possibilità di sentirla, se non tramite le poche parole della famiglia, in Afghanistan, rintracciata da Rohullah Aziz, che si è volontariamente e gratuitamente messo al servizio delle Autorità come interprete per aiutarle ad identificare la vittima e a rintracciare i parenti in patria per comunicare la triste sorte del loro caro.

Mi sarebbe piaciuto lanciare questa campagna per aiutare Sanaullah a realizzare i sogni e i progetti che l’hanno spinto a partire e che l’hanno guidato nel suo viaggio, invece purtroppo per questo è troppo tardi. Lancio questa campagna per consentire almeno il rimpatrio della salma, restituendo ad una giovane vita la dignità e l’umanità di una sepoltura in quella terra lontana da cui era scappato ma che rimane la sua terra, la sua casa, dove potrà essere pianto dalla sua famiglia.

I soldi raccolti saranno utilizzati per aiutare la famiglia di Sanaullah a pagare le spese per il rimpatrio della salma in Afghanistan (6.600 euro secondo quanto ci è stato preventivato), di cui si sta occupando Rohullah Aziz che è in diretto e quotidiano contatto con la famiglia in Afghanistan. Gli eventuali fondi raccolti in eccedenza saranno inviati alla famiglia cui è venuto a mancare il sostegno del loro unico figlio in grado di lavorare.

A nome della famiglia di Sanaullah ringrazio sentitamente tutti quelli che parteciperanno a questa iniziativa.