Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
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A Bologna per gridare «Basta lager di Stato!»

NO CPR né qui né altrove

Decine di manifestanti, attiviste e attivisti, in presidio sotto l’edificio blindato della prefettura e poi, il giorno successivo, sabato 30 settembre, in assemblea pubblica vicino al CAS di Via Mattei, hanno concentrato le voci di rabbia e dissenso contro le proposte criminali e illegittime che questo governo, in continuità con i precedenti, promuove contro le persone in movimento.

Tante le organizzazioni, i collettivi, i singoli che hanno aderito al presidio promosso da Mediterranea Bologna e che dalla piazza hanno rilanciato la manifestazione nazionale prevista il prossimo 14 ottobre a Bolzano contro l’apertura di nuovi CPR e centri hotspot, che da decenni identificano, detengono, recludono e uccidono le persone all’interno di muri di frontiera sempre più fitti e violenti, con la sola colpa di essere giunti salvi in Italia.

Lo scorso 20 settembre il Governo Meloni ha infatti varato un nuovo DL in materia di immigrazione che prevede l’estensione fino a 18 mesi del termine di trattenimento nei Centri per il rimpatrio (Cpr), in cui vengono detenute le persone straniere non in possesso di un visto o permesso di soggiorno. Un’irregolarità giuridica esercitata dalle stesse politiche in atto che creano strettoie sui canali di accesso regolari ormai impossibili da varcare per una lista sempre più lunga e impropria di nazionalità.

Nell’ennesimo decreto criminale si parla di opere “destinate alla difesa e sicurezza nazionale” ma non si menziona in alcun modo il diritto di difesa che invece viene difatti sistematicamente negato alle persone in privazione della propria integrità e libertà.
Detenzione e rimpatrio sono gli unici strumenti afflittivi e punitivi inferti a chi già fugge da anni di prigionia e soprusi. Inefficaci e illegali le conseguenze su chi continua a patire politiche lesive dei diritti e della dignità personale e che non producono effetti concreti sulla realtà se non quelli di ostacolare e rendere sempre più pericolo il movimento delle persone migranti.

Come si può pensare di fermare il desiderio di libertà, la spinta che ti fa decidere di partire, nonostante tutto, a suon di decreti legge o con discorsetti paternalistici sulle tv tunisine? 1
In assenza di canali regolari di ingresso, con politiche che gestiscono la mobilità in termini repressivi, emergenziali e di contenimento, le partenze continueranno, cosi come le morti in mare o sui confini.

Le frontiere costruite in Accordo con il dittatore Saïed e i trafficanti libici, su ambe sponde del Mediterraneo, non arresteranno certamente le persone, che al contrario, continuano a partire con rischi sempre più mortiferi. I CPR come ogni luogo altro di frontiera, sono centri di umiliazione e negazione delle persone in movimento.

Continuiamo a sottolineare l’abuso di psicofarmaci all’interno, spesso per sedare le persone e le loro proteste, le giuste rivolte, per tutti coloro che non ricevono assistenza e che conducono i casi più estremi all’autolesionismo, al tentato suicidio e alla morte. Come Harry e Moussa, come Wissem che non è morto in un CPR, ma è morto DI CPR, legato mani e piedi per giorni consecutivi in un letto di contenziose di un reparto psichiatrico in cui era stato trasferito dopo aver indossato l’abito detentivo delle navi quarantena, dell’hotspot di Lampedusa e quelle del CPR di Ponte Galeria senza mai aver avuto la possibilità di formalizzare la richiesta di protezione internazionale né poter incontrare un mediatore che potesse declinare il suo malessere.

Non crediamo in questa macchina mostruosa, non crediamo nell’approccio punitivo e umiliante delle persone. In questa pena, di fatto illegittima, come dichiarato dal tribunale di Catania che ha accolto il ricorso di alcuni cittadini tunisini detenuti al centro di Pozzallo e per i quali il giudice non ha convalidato il provvedimento di trattenimento.

I Cpr e i luoghi altri, le strutture di frontiera trattenimento e prigionia, non vanno aperti. Vanno abbattuti, definitivamente.

  1. Meloni in onda sulle tv tunisine: messaggi per frenare chi parte, Repubblica (30 settembre 2023)

Valentina Delli Gatti

Antropologa e attivista per la libertà di movimento e il supporto delle persone migranti.
Sono specializzata in migrazioni internazionali e indago il tema della mobilità e delle mobilitazioni migranti con particolare attenzione all’etnografia delle frontiere e le strategie di lotta nell’area euromediterranea e nel contesto sud e centro americano.
Sono operatrice del progetto Mem.Med per la ricerca e l'identificazione delle persone migranti scomparse.