Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
PH: Giovanna Dimitolo
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Il sistema dei CPR ha fallito

Alcune riflessioni sulle recenti modifiche normative in materia di immigrazione

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È il tempo in cui tutto è emergenza. Siamo talmente abituati a questa parola e all’utilizzo che la politica e il dibattito pubblico ne fa, da non renderci conto di quanto sia abusata e di quanto siamo assuefatti all’idea che ogni problema mediamente complesso debba essere considerato un’emergenza da affrontare con il ricorso a strumenti straordinari, eccezionali, unici. Peccato, però, che nel nostro Paese le emergenze divengono strutturali e le soluzioni eccezionali divengono normalità.

Da ormai diversi anni, ciclicamente viene riproposta l’emergenza dovuta agli sbarchi di persone migranti sulle coste italiane. Secondo la narrazione ufficiale, ancora una volta, per l’ennesima volta, ci troviamo al cospetto di un flusso incontrollato, costante, inarrestabile, insomma una vera e propria invasione.

Stando così le cose non possiamo far altro che sentirci assediati, presi di mira, soffocati da una situazione che non possiamo gestire con strumenti normali ma che, appunto, richiede un approccio emergenziale, straordinario.

Una narrazione che influenza le scelte politiche e gli interventi legislativi assunti al precipuo scopo di frenare l’invasione. Solo così possiamo “giustificare” le recenti modifiche normative volute dall’attuale governo, solo così possiamo “comprendere” i decreti legge che negli ultimi anni si sono susseguiti e che portano la firma di diversi governi, con diversi colori politici, ma con non dissimili ricette. Eppure, a ben guardare la situazione, possiamo affermare che la realtà è diversa.

Infatti, “I dati sui flussi in arrivo in Italia degli ultimi dieci anni mostrano un andamento discontinuo, registrando momenti di picco a cui però seguono valori decisamente più modesti. Come riportato negli interventi della piazza, dal 1° gennaio al 15 settembre 2023 sono sbarcate sulle coste italiane circa 130 mila persone. Questo numero può sembrare enorme, un picco senza precedenti. Eppure nel 2016 gli approdi hanno superato le 180 mila persone, per poi diminuire notevolmente nei due anni successivi” 1

La strategia della tensione” genera risposte d’impeto ma non porta soluzioni ai problemi. Di fatto, le modifiche legislative apportate hanno comportato un peggioramento della complessiva normativa in materia di immigrazione ed accoglienza senza, peraltro, consentire, a chi le ha immaginate e introdotte, di poter sbandierare i risultati sperati. Così, a fronte di un generale peggioramento del trattamento dei migranti che arrivano nel nostro Paese, nonostante un’ulteriore compromissione dei diritti di queste persone (diritti già pesantemente compressi negli anni passati dagli interventi legislativi precedenti), la soluzione del problema, anzi, dell’emergenza, rimane ancora lontanissima.

Caratteristiche comuni delle modifiche normative degli ultimi anni

Possiamo sostenere che, vi siano degli elementi di forte contatto tra tutti gli interventi legislativi intervenuti negli ultimi anni in materia di immigrazione. Innanzitutto, da un punto di vista squisitamente tecnico, si è trattato sempre di interventi frammentati che hanno apportato modifiche normative non omogenee ma diretta ad incidere su singoli aspetti della legislazione. Una tecnica che spesso ha ingenerato confusione. In secondo luogo, tutte le modificazioni intervenute hanno tenuto fermi alcuni punti che appaiono incontestabili. Tutto il sistema poggia da anni su due pilastri fondamentali: “detenzione amministrativa” dei migranti irregolari e Centri di Permanenza per il Rimpatrio. Sono questi infatti i principali strumenti per perseguire l’obiettivo di aumentare i rimpatri dei migranti che giungono irregolarmente nel nostro Paese.

Anche negli ultimi due interventi voluti dall’attuale governo, il Decreto Legge 10 marzo 2023 n. 20 e il pacchetto di misure adottato nel Consiglio dei Ministri del 27 settembre 2023, largo spazio è dato proprio al sistema dei CPR inteso come strumento principale per arginare “l’invasione”.

Il Decreto Legge 10 marzo 2023 n. 20

Il primissimo intervento normativo in materia di immigrazione varato dal Governo Meloni è stato il Decreto Legge 10 marzo 2023 n. 20 (c.d. Decreto Cutro) 2. Un decreto legge fortemente politicizzato e pensato all’indomani della tragedia consumatasi a pochi metri dalla riva del litorale di Steccato di Cutro. Con questo intervento legislativo si è cercato di spostare tutta l’attenzione sul fenomeno non trascurabile del traffico di esseri umani e sulla esistenza di organizzazioni criminali che speculano sui fenomeni migratori e gestiscono la immigrazione irregolare verso il nostro Paese. Ed infatti, un grande peso è stato dato alle nuove norme che introducono pene più severe per gli scafisti.

Inoltre, con il Decreto Legge n. 20 del 2023 il governo ha deciso di apportare importanti modifiche al sistema di accoglienza dei migranti e, soprattutto, di potenziare il sistema dei Centri di Permanenza per il rimpatrio.

Gli interventi che riguardano i CPR sono anche quelli che destano le maggiori perplessità. D’altra parte, i CPR, sin dalla loro comparsa nel nostro sistema nel 1998, hanno generato numerose contestazioni e perplessità anche rispetto alla loro legittimità costituzionale con specifico riferimento al problema della “detenzione amministrativa3.

Peraltro i CPR sono operativi in Italia da ormai venticinque anni con scarsissimi risultati, se si tengono in considerazione gli obiettivi perseguiti dallo Stato italiano, ma con numerosi punti oscuri che sono oggi sotto gli occhi di tutti (violazione dei diritti e della dignità delle persone, violenze, maltrattamenti, degrado, morti ancora in attesa di giustizia).

Nello specifico, la scelta del governo Meloni è stata quella di aumentare il periodo di detenzione nei CPR dei migranti in attesa di espulsione, riportando il periodo massimo di trattenimento a 18 mesi, accompagnando tale decisione con la previsione di un aumento delle strutture in questione su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo non è soltanto quello di estendere la presenza dei CPR in tutte le regioni italiane, individuando nuove strutture da adeguare o realizzandone ove necessario, ma, piuttosto, di aumentare la militarizzazione di tali Centri.

Il Consiglio dei Ministri n. 52 del 27 settembre 2023

Recentemente, il Consiglio dei Ministri, nella seduta n. 52 del 27 settembre 2023, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti in materia di immigrazione e protezione internazionale, nonché per il supporto alle politiche di sicurezza e la funzionalità del Ministero dell’interno. Gli interventi previsti dal Consiglio dei Ministri riguardano in particolare la domanda di protezione internazionale c.d. reiterata e i minori non accompagnati.

Nello specifico viene modificata la procedura in caso di domanda di protezione internazionale “reiterata”, nei casi in cui tale domanda sia ripresentata dal richiedente nella fase di “concreta” esecuzione di un provvedimento che ne comporterebbe l’allontanamento dal territorio nazionale. Le nuove norme prevedono che in questa ipotesi sia il Questore a decidere sulla domanda reiterata, sentito il Presidente della Commissione territoriale competente.

Inoltre, la presentazione della richiesta non interrompe la procedura di allontanamento dal territorio nazionale, salvo che il questore evidenzi nuovi elementi rilevanti ai fini del riconoscimento della protezione internazionale o del divieto di espulsione. Sono state anche previste, nell’ambito della procedura per il riconoscimento della protezione internazionale, modifiche alla disciplina dell’allontanamento ingiustificato del richiedente dalle strutture di accoglienza e si prevede, in caso di suo allontanamento volontario, la sospensione dell’esame della domanda e la possibilità di richiederne la riapertura, per una sola volta, entro 12 mesi.

Altre novità riguardano i minori non accompagnati. Si prevede infatti che il SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) sia il dispositivo naturale per tale categoria di minori. Inoltre, in caso di arrivi consistenti e ravvicinati di minori non accompagnati, qualora l’accoglienza non possa essere assicurata dal Comune, essa è disposta dal Prefetto attraverso l’attivazione di strutture temporanee esclusivamente dedicate ai MSNA o, in mancanza, il provvisorio inserimento del minore – che ad una prima analisi appaia di età superiore ai sedici anni – per un periodo comunque non superiore a novanta giorni, in una specifica sezione dedicata nei centri e strutture diversi da quelli riservati ai minori. Sempre in caso di arrivi consistenti e ravvicinati di minori non accompagnati, l’autorità di pubblica sicurezza potrà disporre lo svolgimento di rilievi antropometrici o di altri accertamenti sanitari, anche radiografici, volti all’individuazione dell’età, dando immediata comunicazione alla procura della Repubblica presso il tribunale per la persona, la famiglia ed i minorenni, che ne autorizza l’esecuzione.

Considerazioni finali

Gli interventi normativi richiamati peccano per due ragioni fondamentali. In primo luogo si tratta di interventi frammentati che vanno ad incidere su alcuni aspetti della normativa in materia di immigrazione ed accoglienza ma non hanno una prospettiva di largo campo in grado di generare una riforma complessiva del sistema. In questo modo si continua ad inseguire una presunta emergenza con interventi in alcuni casi contraddittori o sconclusionati che ben pochi risultati porteranno anche rispetto agli obiettivi che il governo intende perseguire con essi. In secondo luogo, il contrasto alla immigrazione irregolare e la regolamentazione dei fenomeni migratori appare obiettivo lontanissimo perché le scelte fatte appaio non fondate su dati di realtà.

Manca uno studio profondo dei fenomeni che si intendono regolare, manca una collocazione delle complesse problematiche affrontate nell’ambito generale della geopolitica, mancano risposte alle ragioni principali che generano i fenomeni migratori. Forse, l’unico elemento di verità è che il fenomeno migratorio è talmente vasto e complesso da non poter essere affrontato a livello locale da un singolo Stato, ma necessità di una presa di coscienza globale. Una coscienza globale che abbia il coraggio di ribaltare ogni paradigma e di affrontare la questione partendo da nuove premesse. Una coscienza globale che si assuma anche delle responsabilità per quanto sta accadendo e per quanto è accaduto nei Paesi di partenza delle persone migranti.

  1. «La vera emergenza siete voi! No ai CPR, no ai lager di Stato»
  2. Testo del decreto-legge 10 marzo 2023, n. 20
  3. I centri in questione furono istituiti nel 1998 dalla Legge Turco-Napolitano e si chiamavano C.P.T. (Centri di Permanenza Temporanea). Successivamente sono stati rinominati C.I.E. (Centri di Identificazione ed Espulsione) dalla Legge Bossi-Fini del 2002, ed infine C.P.R. (Centri di Permanenza per i Rimpatri) dalla Legge Minniti-Orlando del 2017. Al di là delle diverse denominazioni avute in questi anni, i centri non hanno cambiato la loro natura, è possono essere considerati a tutti gli effetti luoghi di detenzione per soggetti che non devono scontare alcuna pena, che non hanno commesso nessun reato, che non sono stati giudicati colpevoli da alcun giudice dello Stato italiano per aver violato una legge del codice penale

Avv. Arturo Raffaele Covella

Foro di Potenza.
Sono impegnato da anni nell’ambito della tematica del diritto dell’immigrazione, con particolare attenzione alla protezione internazionale e alla tutela dei lavoratori stranieri. Collaboro con diverse associazioni locali che si occupano di migrazioni. Scrivo per diverse riviste.