Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

Frontiera alpina tra Italia e Francia: cronaca di altre morti annunciate

OnBorders: «La frontiera continua ad uccidere»

Ph: OneBorders

«È una guerra contro ragazzi che hanno la colpa di cercare una terra in cui abitare e di aspirare a una vita dignitosa», denuncia OnBorders, laboratorio di ricerca e analisi su frontiere, margini e oltrepassamenti, attivo alla frontiera alpina del Nord-Ovest italiano. 

OnBorders ricostruisce l’episodio: «Nella notte tra il 27 e 28 ottobre 2023, un gruppo di 4 persone in cammino è stato intercettato dalla polizia, dopo che erano partiti nella notte da Claviere in direzione di Briançon. Dopo un primo tentativo di fuga, 2 sono stati fermati e gli altri 2 si sono ritrovati soli e privi di orientamento nella montagna, senza i telefoni. Dopo essersi nascosti hanno vagato per la montagna ritrovando la direzione solamente verso l’una del mattino del 29 ottobre 2023, costeggiando una falaise (scogliera ndr.) ormai prossima a Briançon.

Youssef non ce l’ha fatta ed è precipitato per decine di metri e il suo corpo è stato ritrovato vicino al ponte Asfeld all’entrata della città. Il suo amico è rimasto tutta la notte aggrappato alla roccia, fino all’intervento del soccorso che lo ha riscattato verso le 11 del mattino».

La morte del ragazzo segue un’altra vittima del regime di frontiera avvenuta il 14 ottobre. L’associazione ricorda che alla data attuale non si conosce ancora l’identità e che ogni morte come quelle passate sono accompagnate da una cortina di silenzio. 

«Lo ripetiamo con rabbia e dolore – sottolinea OnBorders -: non è la montagna che uccide ma il sistema di frontiera; i morti nel Mediterraneo, a Cutro, a Pylos, nel Maghreb, in Libia e Tunisia, a Ventimiglia e sulle Alpi sono il risultato di una stessa pianificata politica dell’orrore. La militarizzazione della frontiera, la sospensione di Schengen, la caccia all’uomo di giorno e di notte da parte della Polizia di Frontiera, della Gendarmerie e dei militari di sentinella non fermano i flussi, ma producono morte. Le persone sono sempre più costrette a scegliere vie impervie e in quota mettendo a rischio la propria vita, oggi e ancor di più nei prossimi mesi con la neve e le temperature rigide».

L’associazione in conclusione denuncia «le responsabilità di questo disumano sistema sicuritario di frontiera che semina morte in ogni dove e il trattamento sempre più violento della polizia in frontiera». Al tempo stesso chiede che cessino «le prassi illegali che non permettono alle persone di chiedere asilo e i respingimenti collettivi» e che vengano «rispettati i diritti e l’incolumità di uomini, donne e bambini».