Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
PH: Emanuela Zampa
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«Borderland Europe. La solidarietà in transito»

Il report del dibattito da "A Bordo!", il festival di Mediterranea

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Sabato 9 settembre 2023 si è tenuto l’incontro «Borderland Europe. La solidarietà in transito», nella seconda giornata di “A Bordo!”, il festival di Mediterranea Saving Humans. Parola chiave dell’incontro il concetto di solidarietà e le sue molteplici declinazioni raccontato dagli ospiti della giornata, attori della società civile che ogni giorno creano una rete solidale con le persone in transito lungo i confini.

L’incontro ha evidenziato come ogni ospite e le realtà presenti al tavolo di discussione contribuiscono a mappare una “ragnatela solidale” in grado di decostruire confini geografici, fisici e culturali per raccontare “altre storie”.
Moderatore dell’incontro, Leon Blanchaert, attivista dell’Equipaggio di Terra di Mediterranea. Fra gli ospiti dell’incontro, sono intervenuti Federico Rahola, attivista e ricercatore all’Università di Genova in Sociologia dei processi culturali; Gioacchini Campese, Presidente dell’Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo; Simona Sordo, attivista di On Borders sul confine alpino italo-francese 1.

Federico Rahola ha ricostruito il concetto di cooperazione partendo dal saggio scritto a quattro mani con Luca Queirolo Palmas “Underground Europe. Lungo le rotte migranti2. In particolare, Rahola ci ha parlato di storie e parole che vengono da un altro luogo e da un altro tempo e che, tuttavia, riemergono, si riattivano qui ed ora, cariche di tensione. Il racconto autobiografico di uomini e donne attiviste, abolizioniste, afroamericane, fuggite dagli stati del sud, arrivate nel nord degli Stati Uniti o in Canada durante il XIX secolo che non si sono limitate a liberarsi dalle piantagioni che le hanno rese schiave, ma hanno costruito insieme rotte e passaggi sicuri per altre ed altri in fuga. 

Questa è la storia della “Underground Railroad”, la Ferrovia Sotterranea che ha contribuito alla fuga dalle piantagioni di decine di migliaia di persone. I due autori hanno cercato di comprendere perché questo racconto riaffiora nel contesto odierno e quali sono gli elementi che continuano ad emergere ed entrare in tensione con il presente. Fattori chiave dell’analisi sono stati i concetti di rotta, di cooperazione e di abolizionismo. 

Difatti, la Ferrovia Sotterranea è una storia di rotte, tracciate attraverso un linguaggio mimetico che non può essere troppo manifesto e scoperto per non esporre al pericolo chi le percorre, vissute non solo come spazi attraversati ma anche come spazi “costruiti”, “abitati” da un crocevia affollato, molteplice ed eterogeneo di soggetti politici. La parola rotte è presente anche oggi. E’ utile per descrivere le storie di movimento e di mobilità attraverso, dentro e contro i confini, contro l’immagine di uno spazio sigillato ed inespugnabile.

Nel XIX secolo, queste rotte si costruivano grazie alla cooperazione di soggetti diversi, in stragrande maggioranza di soggetti ‘’black’’, protagonisti della propria storia. Dentro questa cooperazione si può riscoprire il presente per comprendere quali elementi materiali sono necessari al fine di costruire uno spazio “altro” che vada al di là di un appello alla solidarietà.

Inoltre, Rahola ha evidenziato come le coalizioni in itinere della “Underground Railroad”, create durante l’attraversamento si muovevano nell’orizzonte dell’abolizionismo. Una serie di soggetti convergevano e si coalizzavano, disegnando all’interno di questa cooperazione la possibilità di un altro spazio, un “contro spazio” rispetto ai confine disegnati dalle Fugitive Slave Laws. È chiaro dunque come il passato “riaffiora” nel contesto sociale attuale: ieri come oggi l’abolizionismo vuole abbattere, cancellare e costruire uno spazio comune e diverso.

Gioacchino Campese ha affrontato il concetto della solidarietà partendo dalla storia di attivismo che ha contraddistinto l’Agenzia Scalabriniana per la Cooperazione allo Sviluppo (ASCS). L’Agenzia è da sempre il braccio sociale, operativo e culturale dei Missionari di San Carlo – Scalabriniani che operano dal 1887 in 32 Paesi del mondo a favore di persone migranti e rifugiate. Nata per sostenere i migranti italiani in fuga oltre oceano, ad oggi l’ASCS contribuisce alla creazione di rete solidali in tutto il mondo a prescindere dallo status della persona migrante, dalla sua provenienza o destinazione. Tra i lodevoli progetti dell’Agenzia si distingue la Casa del Migrante, centri di accoglienza e di ospitalità che offrono vitto e alloggio, sostegno spirituale, orientamento e prima attenzione medica. 

La prima Casa del Migrante nasce nel 1998 a Tijuana, in Messico 3, dove ancora oggi è affisso all’entrata una frase che rappresenta il senso della missione degli Scalabriniani: ‘Centro Scalabrini. Yo andaba de extranjero y tu me accogliste’. Come il Vescovo fondatore Giovan Battista Scalabrini, racconta Gioacchino Campese, ha guardato oltre la propria diocesi, gli Scalabriniani di oggi porgono il loro sguardo oltre i confini. È così che la loro funzione diviene vitale per la storia della migrazione odierna e passata: una sfida giornaliera di accoglienza, inclusione e percorso spirituale. 

PH: Emanuela Zampa

Storia di solidarietà è anche quella di Simona Sordo, attivista di On Borders sul confine alpino italo-francese. In particolare, On Borders al rifugio “Fraternità Massi” di Oulx supporta le persone in transito che cercano di raggiungere la Francia. Al centro del loro impegno vi è l’attenzione alle persone in movimento e ai viaggi che affrontano per arrivare a Oulx. Il rifugio, infatti, diviene un vero e proprio ‘laboratorio di analisi delle rotte’ per comprendere la persona migrante fuori e dentro il suo cammino. Il tema centrale è lo sguardo: guardare le persone migranti come persone stando in ascolto delle loro esigenze, le loro storie, i loro percorsi. Come ha spiegato Simona Sordo, il loro impegno non si riduce in un mero studio di analisi e di ricerca delle “rotte“, ma è divenuto nel tempo una vera e propria missione operativa con un obiettivo ben preciso: ascoltare per capire, capire per operare.

Nel tavolo di discussione anche i contributi di Kambiz Gulistani, rifugiato afghano in Italia e attivista dell’Equipaggio di Terra milanese di Mediterranea; del Centro Socio-Culturale Ararat, con sede nell’ex Mattatoio di Testaccio, punto di riferimento della comunità curda a Roma e in Italia; dell’associazione No Name’s Kitchen, un gruppo indipendente di attiviste e attivisti che fornisce supporto alle persone in transito in diversi luoghi della fortezza Europa, ora attiva anche a Ventimiglia.

  1. Per approfondire: La frontiera alpina del Nordovest italiano: luglio 2022-luglio 2023. Un report di Onborders da Oulx in Alta Val di Susa al confine con la Francia
  2. La scheda del volume (Meltemi Edizioni)
  3. Vai al reportage «Tijuana. Fronteras, resistencias, sueños» di Andrea Miti

Oriana Balsamo

Sono laureata in Giurisprudenza alla L.U.I.S.S. Guido Carlo, dove ho avuto modo di conseguire un Master in Public International Law. Ho svolto parte della pratica forense presso uno studio specializzato in diritti umani e diritto dell'immigrazione e ho redatto due tesi sul tema.
Mi auguro che il mio contributo possa aiutare a trovare soluzioni pratiche alle problematiche che affliggono il diritto dell’immigrazione, con uno sguardo che vada oltre il semplice manuale di studio.