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Il cancello di ingresso di Palazzo San Gervasio
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CPR: funzionamento e violazione dei diritti fondamentali

Tesi di laurea di Serena Sabino

Papers, una rubrica di Melting Pot per la condivisione di tesi di laurea, ricerche e studi.
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Università degli Studi di Milano
Facoltà di Scienze Politiche, economiche e sociali
Corso di laurea in scienze internazionali ed istituzioni europee

La detenzione amministrativa dei migranti
CPR: funzionamento e violazione dei diritti fondamentali

di Serena Sabino (Anno accademico 2022/2023)

Introduzione

La scelta del tema del presente elaborato proviene dalla volontà di affrontare un argomento di cui pochi sono a conoscenza o spesso ignorato da chi, invece, qualcosa ne sa. Crescendo, mi sono resa conto dell’abilità dell’essere umano di essere indifferente: le realtà come, in questo caso, la detenzione amministrativa dei migranti sono sotto gli occhi di tutti ma molti guardano dall’altra parte.

Le persone protagoniste di questa tesi sono spesso quelle marginalizzate, quelle appartenenti alle minoranze, quelle indesiderate, che sono oggetto di discussione nell’opinione pubblica (non solo italiana) maggiormente quando commettono crimini, quando sbarcano in migliaia, quando muoiono sui “barconi” o semplicemente quando sono utilizzate per propaganda politica: i migranti. Gli stessi che vengono rinchiusi in quei grandi capannoni ed ex strutture abbandonate, a volte poste ai margini della città altre localizzate proprio dietro casa nostra, completamente blindate: cancelli, sbarre, filo spinato, recinzioni, cemento.

È la descrizione di uno dei nove CPR (Centri di permanenza per il rimpatrio) presenti in Italia, il Cpr di Palazzo San Gervasio, un piccolo paese che conta poco più di 4.500 abitanti, ai più sconosciuto, situato nell’entroterra della Basilicata e che nel 2016 ha accolto, in alcune occasioni in silenzio, in altre “in pompa magna” – per il tornaconto economico che quel blocco di cemento in periferia avrebbe portato alla comunità – l’apertura di un centro di detenzione per migranti. Questo paesino è proprio quello in cui sono nata e cresciuta, e che – nel bene e nel male – mi ha permesso di scoprire, approfondire e consacrare il mio lavoro di tesi sulla detenzione amministrativa dei migranti.

Purtroppo, avere accesso ai Centri o a testimonianze dirette è un’impresa ardua poiché i CPR sono luoghi non luoghi, irraggiungibili, totalmente blindati dall’interno, dove anche l’accesso agli aventi diritto può essere ostico. Tuttavia, ho cercato di racchiudere nei tre capitoli di questa tesi le informazioni che ritengo debbano essere alla portata di tutti.

Il primo capitolo è volto ad introdurre il tema della detenzione amministrativa dei migranti in ambito internazionale e nazionale. Esso è suddiviso in due parti: la prima verte principalmente sulla nascita, in senso giuridico, e sull’evoluzione

legislativa dei Centri di permanenza per il rimpatrio fino ad oggi; la seconda si focalizza sul funzionamento e l’organizzazione dei Centri.

Nel secondo capitolo affronterò alcune delle criticità che caratterizzano i Centri e le violazioni dei diritti umani che si consumano al loro interno. Saranno trattati, nello specifico, il difficile accesso al diritto di corrispondenza, al diritto di difesa e all’accesso alla giustizia, la promiscuità sociale e giuridica dei trattenuti (ovvero l’assenza di separazione degli spazi a seconda dei differenti background), il difficile e delicato argomento della presenza nei CPR dei minori stranieri non accompagnati, l’accesso al diritto alla salute approfondendo il caso controverso della somministrazione coatta di psicofarmaci ed infine, le condizioni di detenzione.

Nel terzo ed ultimo capitolo, esporrò in maniera approfondita, il caso del CPR di Palazzo San Gervasio, che, come già detto, rappresenta il punto di partenza per questo elaborato. Questo Centro, negli ultimi tempi, è stato al centro di inchieste e servizi tv che documentavano trattamenti inumani e degradanti, consumati proprio nel paesino tranquillo, dove nessuno guarda.