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Crocevia Mediterraneo: 2° episodio (stagione II)

Persone oltre le norme

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di Davide Aimi

Il secondo episodio si apre con i nostri ricercatori in mare, salpati da Lampedusa con destinazione Monastir. Durante il percorso si interrogano sulla loro condizione di viaggiatori privilegiati: come saranno “etichettati” una volta raggiunte le coste tunisine? Turisti, ricercatori, stranieri? Lo status di cittadini italiani e il possesso di documenti permette loro di attraversare in maniera relativamente agevole confini che per altri risultano difficilmente valicabili; inoltre, a bordo della Tanimar (un sail yatch di 15 metri, in grado di ospitare comodamente fino a 10 persone), la traversata del Mediterraneo è sicura, confortevole. Nello stesso momento imbarcazioni molto meno sicure (di resina, legno o ferro) stanno attraversando il medesimo tratto di mare in direzione opposta.

Dal 1° gennaio al 4 dicembre 2023 si sono registrati 152.804 sbarchi sulle coste italiane, confermando quella del Mediterraneo centrale come la rotta più battuta dai migranti che cercano di arrivare in Europa, ma anche la più pericolosa e mortifera con oltre 22.000 morti dal 2014, mentre secondo il progetto Missing Migrants dell’OIM sarebbero 28’260 i dispersi nel Mediterraneo nello stesso periodo di riferimento. Questi ultimi numeri sono tuttavia da intendersi come drammatiche (e forse intenzionali) sottostime, dovute probabilmente alle modalità di raccolta dei dati ufficiali che, basandosi prevalentemente sulle denunce presentate, rivelano un iniquo sistema di misurazione del fenomeno. Chi osserva i corpi restituiti dal Mediterraneo sulle coste parla di ben altre cifre: basti pensare che l’obitorio della città costiera di Sfax ha registrato, solo per il mese di agosto 2023, circa 900 decessi.

Questi dati, uniti alle suggestioni che riceviamo dall’equipaggio della Tanimar, portano noi dell’equipe di terra (formata da studenti e studentesse dell’Università degli Studi di Parma) a ragionare sulla gestione dell’immigrazione da parte dello Stato italiano. Una riflessione su un tema così complesso e sfaccettato non può essere basata su un’unica prospettiva: ne risulterebbe una visione miope, un quadro incompleto.

Per questo, nella puntata che vi presentiamo abbiamo scelto di osservare il fenomeno da una duplice angolazione: da un lato abbiamo adottato un punto di vista giuridico, dall’altro uno che mette al centro l’esperienza dei soggetti in mobilità.

Approcciandosi alla dimensione dell’analisi giuridica emerge subito la difficoltà ad orientarsi nel mare magnum dei cambiamenti che la legislazione italiana sull’immigrazione ha subito dalla sua nascita (nel 1998, con il Testo unico sull’immigrazione) a oggi. Negli ultimi anni quasi tutti i Governi che si sono avvicendati hanno cercato di apportare modifiche alla disciplina; queste però, senza una visione d’insieme e in mancanza di un progetto di ampio respiro, hanno finito con il produrre effetti non sempre concordanti tra loro. In questo contesto si collocano a esempio i decreti sicurezza di Salvini, i decreti Lamorgese, Piantedosi e, in ultimo, il decreto Cutro (Decreto-legge 20/23, convertito in Legge 50/23) del quale parleremo nel dettaglio nel prossimo episodio.

L’intenzione che emerge da tali interventi, fatta forse salva l’eccezione rappresentata dal decreto Lamorgese (che aveva aumentato la portata della protezione speciale rendendola più flessibile e introdotto nuovi divieti di espulsione), sembra essere quella di voler stringere quanto più possibile le maglie della protezione internazionale.

L’altro sguardo che abbiamo adottato è quello delle esperienze dirette, come quella di M (nome di fantasia), ragazzo tunisino emigrato in Italia nel 2018: la sua testimonianza, ascoltata in occasione del Sabir Fest Messina 2023, ci ricorda che esistono persone oltre le norme, individui che entrano nel sistema d’asilo e che, più spesso di quanto faccia piacere ammettere, ne subiscono le inefficienze e le storture. Quella di M è un’odissea che comincia, curiosamente, nel momento in cui il viaggio dell’eroe omerico si conclude, cioè con l’approdo alla destinazione finale: per Ulisse fu la desiderata patria Itaca, per M è stato il “porto sicuro” (place of safety) di Lampedusa.

Dopo lo sbarco M viene portato nell’hotspot dell’isola, dove viene sottoposto a perquisizione e confisca degli effetti personali. Lì rimane per tre giorni, al termine dei quali lui e altri nella medesima condizione vengono prima caricati su un’altra nave, questa volta diretta in Sicilia, poi stipati in quattro autobus con i quali raggiungono il Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Milo, frazione di Trapani. Al CPR, dopo aver nuovamente subito il “rito” della perquisizione, M rimane come sospeso in un limbo, fra trattamenti disumanizzanti, scarsa presenza di mediatori culturali, limitatissimo sostegno psicologico e insufficiente assistenza legale.

Quella di M è una singola storia che però ne richiama tante altre, poiché sono tante e concordanti le testimonianze (e le denunce) delle condizioni in cui versano i migranti nei centri: condizioni durissime, alle quali M riesce a sottrarsi grazie alla conoscenza di una persona all’esterno del centro, che lo mette in contatto con un’associazione (ASGI) 1 in grado di fornirgli finalmente quella consulenza legale necessaria per far valere i propri diritti.

Vi lasciamo quindi all’ascolto di questo episodio, nella speranza che il nostro piccolo contributo possa offrire uno spunto di riflessione e magari favorire (come è stato per noi) lo sviluppo di un pensiero critico su alcune delle complesse dinamiche che regolano il fenomeno dell’immigrazione.

Il podcast è a cura di Jacopo Anderlini, Anna Benvegnù, Vincenza Pellegrino.

La redazione è composta da: Davide Aimi, Maria Basile, Simona Coduti, Marzia Ena, Dorra Frihi, Sara Musimeci.

Il gruppo di ricerca dell’Università di Parma è composto da Guglielmo Agolino, Jacopo Anderlini, Luca Giliberti, Vincenza Pellegrino, Veronica Valenti.

La canzone “Menzu lu mari” è di Davide Cangelosi, le musiche sono di Simone Arduini, l’illustrazione grafica è di Mistinguett.

Con la collaborazione di Ciac Onlus, Migrantour e Arte Migrante Parma.

Il podcast è finanziato dal Progetto MOBS (Mobilities, solidarieties and imaginaries across the borders / Prin 2020) a cui partecipano equipe di ricerca dell’Università di Genova, Università Milano Statale, Università di Padova, Università di Napoli l’Orientale.

  1. Violazioni di diritti fondamentali nel CPR di Trapani: il monitoraggio di ASGI (Novembre 2023)