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Crocevia Mediterraneo: 1° episodio (stagione II)

La partenza da Lampedusa verso la Tunisia

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Le partenze

Il primo episodio della seconda stagione del podcast “Crocevia Mediterraneo” ci parla della partenza da Lampedusa. Il tempo della nostra permanenza sull’isola corrisponde a quello delle commemorazioni del 3 ottobre cui avevamo assistito anche l’anno scorso.

Anche quest’anno ci sembra che quello della memoria sia un campo di battaglia conteso dove diverse narrazioni si incontrano e scontrano, le ricostruzioni degli avvenimenti si fanno minute, si presentano prove, si denunciano silenzi. Tutti parlano in quei giorni, noi proviamo a metterci in ascolto, la postura più sensata – crediamo – per il viaggio che ci aspetta.

Lampedusa, al centro del Mediterraneo e ridotta a terra di confine, ci fa proiettare però in altri luoghi, alle “frontiere interne” d’Europa. Il confine, le sue pratiche di gestione, le storie delle persone che lo attraversano, percola ad altre latitudini che abbiamo già percorso.

Come equipaggio della Tanimar, portiamo con noi in questo viaggio come un bagaglio, tutti gli altri viaggi in frontiera: luoghi di violenza e di resistenza, di esposizione alla morte, di solidarietà tra e con i migranti. Pensiamo alla Val Susa e a come questa, come Lampedusa, sia attraversata da altre forme – ben più violente – di mobilità: quella legata al turismo di massa che cambia dei luoghi la conformazione spaziale, le infrastrutture, l’ecosistema, aumentando le disuguaglianze sociali.

Queste due forme di mobilità sono spesso vicinissime negli spazi di frontiera, ma difficilmente si toccano: i meccanismi di governo della mobilità servono proprio a questo, a dividere ciò che deve essere bloccato da ciò che può muoversi liberamente.

Pensiamo a Lampedusa dove viene messa in campo una politica della memoria il cui fine è quello di tenere diviso il passato dal presente e ancor di più dal futuro. La potenza del passato inespresso – il “non ancora” – rimane imbrigliato e diviso dal tempo che resta. La commemorazione sembra mettere in scena un passato scollegato dalla realtà mentre le persone continuano a morire in mare. Eppure, non tutto è annichilito: migliaia di studenti continuano a venire sull’isola e si interrogano su quanto è accaduto al di là delle narrazioni istituzionali.

Attraccata al molo accanto a noi, un’imbarcazione di Sea-Watch si prepara per prendere il mare e rendere meno mortifero questo tratto di mare. Quando salpiamo l’equipaggio dell’Aurora ci saluta. Portiamo con noi anche un poco della loro speranza e determinazione, mentre percorriamo a ritroso la rotta che tanti hanno attraversato, per vedere dove inizia la frontiera.

Il podcast è a cura di Jacopo Anderlini, Anna Benvegnù, Vincenza Pellegrino.

La redazione è composta da: Davide Aimi, Maria Basile, Simona Coduti, Marzia Ena, Dorra Frihi, Sara Musimeci.

Il gruppo di ricerca dell’Università di Parma è composto da Guglielmo Agolino, Jacopo Anderlini, Luca Giliberti, Vincenza Pellegrino, Veronica Valenti.

La canzone “Menzu lu mari” è di Davide Cangelosi, le musiche sono di Simone Arduini, l’illustrazione grafica è di Mistinguett.

Con la collaborazione di Ciac Onlus, Migrantour e Arte Migrante Parma.

Il podcast è finanziato dal Progetto MOBS (Mobilities, solidarieties and imaginaries across the borders / Prin 2020) a cui partecipano equipe di ricerca dell’Università di Genova, Università Milano Statale, Università di Padova, Università di Napoli l’Orientale.

Jacopo Anderlini

Sono ricercatore postdoc presso il Dipartimento di Giurisprudenza, di Studi politici e internazionali dell’Università di Parma. I miei principali interessi di ricerca sono gli studi sui confini, i rifugiati, le migrazioni, la teoria critica delle tecnologie e la filosofia sociale e politica. Il mio lavoro intreccia metodi qualitativi ed etnografici - con ricerche sul campo sia multisituate che digitali - e riflessione teorica critica.