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Padova. L’appello-denuncia sul centro d’accoglienza temporaneo all’ex aeroporto Allegri

Le associazioni cittadine denunciano le condizioni disastrose del centro

A settembre scorso la Prefettura di Padova ha allestito un centro temporaneo di prima accoglienza, per sopperire alla carenza di posti letto nei CAS locali. Il luogo scelto è l’Aeroporto Allegri, dove le persone sono alloggiate in container da quattro persone ciascuno (6x3x2.8 metri quadri). Inoltre, vi è un modulo separato per la mensa e uno per il bagno.

Inizialmente, la Prefettura aveva chiesto alla Croce Rossa la disponibilità ad essere l’ente gestore. In seguito alla risposta negativa della CRI, che si è resa disponibile solo ad effettuare gli screening sanitari, la gestione è attualmente in mano a tre enti gestori padovani: “La mia Badante”, “Percorso Vita” e “Un mondo di gioia”.

Il 13 dicembre scorso, diverse organizzazioni e collettivi antirazzisti locali hanno lanciato un appello per chiedere l’immediata chiusura del centro e la ricerca di soluzioni alternative, denunciando le pessime condizioni in cui vivono le 80 persone ospitate, di cui 40 minori non accompagnati. Le realtà coinvolte sono: Adl Cobas Padova, Antigone Veneto, Mediterranea Padova, Open Gates, Open Your Borders, Polisportiva San Precario, Quadrato Meticcio e Spazio Stria.

In seguito a delle visite effettuate, tali organizzazioni hanno riscontrato le gravissime carenze del servizio di accoglienza dell’Allegri, in particolare:

  • L’assenza di vestiario e coperte adeguate alle basse temperature invernali
  • L’assenza di separazione tra i luoghi riservati agli adulti e ai minori non accompagnati, che crea una situazione di promiscuità, che espone i minori al rischio di sfruttamento, e ritardi nell’accesso ai loro diritti fondamentali (istruzione, ricongiungimento familiare, ecc.)
  • L’assenza della mediazione linguistica e culturale, e la possibilità di ricevere un’adeguata informazione legale circa le procedure per la richiesta asilo in Italia, nonché la più generale assenza di informazione e orientamento ai servizi esistenti sul territorio, che limita fortemente la possibilità per le persone di interagire con esso
  • L’assenza di attività proposte, che relega le persone a non fare nulla e segregarsi nei container, anche a causa delle basse temperature.

«Tutti gli elementi sopra citati» – scrivono le associazioni firmatarie – «contribuiscono a creare una situazione profondamente lesiva della dignità individuale e per questo intollerabile».

Inoltre, l’Appello condanna in maniera più ampia gli ultimi decreti in materia di immigrazione (DL Cutro, DL Piantedosi, DL Sud e il DL 133), che basano azioni drastiche e lesive dei diritti umani delle persone migranti su una presunta straordinarietà dei flussi migratori. Una straordinarietà inesistente, dal momento che si tratta di flussi prevedibili ma che invece, vengono continuamente gestiti come situazioni emergenziali. Ciò che ne consegue è la formalizzazione di pratiche sempre più repressive e disumanizzanti delle persone in movimento.

«Questi approcci tendono a subordinare la presenza e l’inclusione delle persone migranti nei territori a una radicale violazione dei diritti fondamentali e della libertà personale, oltre che a criminalizzare le azioni di supporto e solidarietà di associazioni e movimenti, in mare così come a terra, formalizzando e normalizzando forme di violenza, discriminazione e razzismo istituzionale alle quali riteniamo giusto disobbedire e a cui desideriamo opporci con forza». Così si conclude l’appello che chiede alle istituzioni preposte la chiusura immediata del campo e la ricerca tempestiva di soluzioni alternative, con particolare urgenza per i minori non accompagnati, «che non siano lesive della dignità umana».

Francesca Reppucci

Laureata nel corso di studi magistrale di Human Rights and Multi-level governance presso l’università di Padova, attualmente lavoro come operatrice sociale in un progetto di accoglienza straordinaria per richiedenti asilo.