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“Annick. Per il diritto all’unità familiare”

Un progetto finalizzato a garantire e migliorare l’accesso a un diritto fondamentale

A cura di Melting Pot ODV in collaborazione con Circolo Arci Pietralata e il supporto dei legali dell’Associazione Spazi Circolari, dedicato ad Annick Mireille Blandine.

  • Per richiedere consulenza legale gratuita e/o informazioni sul progetto scrivi a: [email protected] .

Annick. Per il diritto all’unità familiare” è un progetto finanziato da ActionAid International Italia E.T.S e Fondazione Realizza il Cambiamento nell’ambito del progetto “THE CARE – Civil Actors for Rights and Empowerment” cofinanziato dall’Unione Europea.


Da diversi anni in Italia oltre la metà degli ingressi regolari delle persone straniere e titolari di protezione internazionale in Italia è costituito da beneficiari del ricongiungimento familiare (artt. 29 e 29 bis del Testo Unico Immigrazione). Si tratta di un istituto per il quale sono interessati due Ministeri e, di conseguenza, il procedimento è suddiviso in due sub-procedimenti: uno di competenza della Prefettura che dovrebbe concludersi in 90 giorni con il rilascio del nullaosta, e l’altro della competente Ambasciata che dovrebbe concludersi in 30 giorni.

Nella realtà dei fatti i sub-procedimenti durano ampiamente oltre i termini di legge, con un tempo medio per il rilascio di un visto d’ingresso che supera un anno: ciò comporta enormi problemi, ansia e fragilità alle persone in attesa. Emblematica, tra le tante storie che abbiamo conosciuto, è la tragica vicenda di Annick Mireille Blandine alla quale è intitolato e dedicato il progetto. La donna nel 2021 aveva chiesto il ricongiungimento per i figli residenti in Costa D’Avorio che non vedeva da 8 anni. Dopo oltre un anno di attesa aveva finalmente ottenuto il nullaosta al ricongiungimento, ma pochi giorni dopo è morta e con lei se n’è andato anche il sogno di vivere insieme ai suoi figli.

Il progetto nasce quindi dalla volontà di contribuire a porre fine a queste ingiustizie che di fatto privano le persone di un diritto costituzionale e protetto anche dalla Direttiva 2003/86/CE relativa al diritto al ricongiungimento familiare e dall’art. 8 CEDU. Nel caso di titolari di protezione internazionale, il ricongiungimento, inoltre, è l’unico modo per garantire il rispetto del diritto all’unità familiare di persone in fuga da persecuzioni e guerra, le quali spesso sono costrette a fare la difficile scelta di lasciare la propria famiglia, senza sapere se questa è al sicuro. La separazione forzata della famiglia può avere conseguenze devastanti sul benessere e la capacità di ricostruire la propria vita. Nella Dichiarazione di New York sui Rifugiati e i Migranti del 2016, gli Stati si sono impegnati ad ampliare le possibilità di protezione e tutela per i rifugiati, incluso il riconoscimento del ricongiungimento come mezzo per facilitare una migrazione sicura e regolare.

Pertanto, ci prefiggiamo gli obiettivi di favorire il diritto al ricongiungimento e l’unità familiare delle persone straniere e titolari di protezione internazionale, e di far conoscere gli ostacoli e le implicazioni che ne derivano per situare al centro del discorso pubblico l’esigenza di garantire questo diritto fondamentale e sensibilizzare la società civile e i decisori politici.

Il progetto ha un interesse nazionale e vuole fornire supporto e assistenza legale, a titolo gratuito, in 3 città (Padova, Roma e Napoli) e da remoto.

E’ rivolto a cittadini/e di Paesi extra UE che hanno in corso la richiesta di ricongiungimento familiare o che vorrebbero presentarla, e anche a coloro che intendono richiedere la coesione familiare che riguarda l’istanza di rilascio del permesso di soggiorno per motivi familiari della persona che è già presente sul territorio italiano.

Ci proponiamo, inoltre, di agire con un’azione collettiva contro i ritardi della Pubblica Amministrazione e di agire con dei contenziosi individuali ritenuti strategici (ad esempio: contro dinieghi al ricongiungimento per assenza del requisito della residenza o dell’idoneità alloggiativa, indebitamente richiesto ai titolari di protezione internazionale; contro dinieghi alla coesione familiare per mancata richiesta del visto di ingresso ecc.).

Infine, nel corso dell’anno racconteremo le storie delle persone che si vedono negare questo diritto fondamentale, pubblicheremo schede pratiche e FAQ per fornire strumenti utili ad altri operatori ed operatrici del diritto per agire contro gli illegittimi ritardi. Il progetto si concluderà con un convegno dove riportare i risultati e mettere sotto i riflettori queste problematicità.

Il progetto The CARE – Civil Actors for Rights and Empowerment, cofinanziato dall’Unione Europea e promosso da Fondazione Realizza il Cambiamento e ActionAid International Italia E.T.S. mira a promuovere, proteggere e far rispettare i Diritti e i Valori dell’Unione Europea con un approccio fondato sulla partecipazione dei/delle portatori/trici di diritti e sull’empowerment degli/delle stessi/e nel rivendicare i propri diritti. Il progetto coinvolge 70 realtà attive in tutta Italia, creando così una rete del cambiamento in grado di ascoltare e rispondere ai bisogni specifici e concreti di ogni territorio e comunità.

Il contenuto di questo articolo rappresenta l’opinione degli autori che ne sono esclusivamente responsabili. Né L’Unione europea né l’EACEA possono ritenersi responsabili per le informazioni che contiene né per l’uso che ne venga fatto. Analogamente non possono ritenersi responsabili ActionAid International Italia E.T.S. e Fondazione Realizza il Cambiamento.