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Merano – Una petizione per il rilascio dei permessi di soggiorno

Un gruppo di persone migranti denuncia tempi di attesa enormi, fino a 2 anni

Quando si parla di Alto Adige spesso si pensa ad un territorio dove tutto funziona alla perfezione, compreso il rapporto con la Pubblica amministrazione e suoi tempi di attesa. Se questa semplificazione può essere in parte considerata vera rispetto al confronto con altre zone, non è così per quando riguarda i diritti delle persone straniere che necessitano di ottenere e rinnovare un titolo di soggiorno. Su questo argomento l’asticella dei diritti scende in modo consistente appiattendosi al livello infimo del resto d’Italia. E’ per questo che un gruppo autorganizzato di persone migranti residenti nella città termale e che contribuiscono alla sua ricchezza ha promosso il 24 gennaio una petizione su OpenPetition, per denunciare i «grandi disagi creati dai lunghi tempi di attesa per il rinnovo dei permessi di soggiorno presso la Questura di Merano».

La petizione, che è stata tradotta anche in tedesco per raggiungere tutta la società civile sudtirolese, spiega che «sono molti i fattori che portano a questa situazione, e che c’è bisogno della collaborazione di molte persone e molti servizi per migliorare la situazione di tutti/e».

«Per questo – proseguono i promotori – vogliamo spiegare la nostra situazione. Molte persone che sottoscrivono la seguente petizione sono coinvolte direttamente. Altre ne soffrono indirettamente le conseguenze negative».

La petizione, indirizzata al Commissariato del Governo per la Provincia di Bolzano, all’Ufficio Immigrazione e al Sindaco di Merano, è rivolta anche a tutte le forze politiche, al fine di intervenire il più presto possibile per ridurre i tempi di attesa.

Le motivazioni della petizione

Ad oggi, i tempi d’attesa per il rinnovo dei permessi di soggiorno possono durare fino a due anni. Questi tempi di lavorazione non sono riconducibili a errori di chi ha chiesto il rinnovo.

Durante questo periodo le persone richiedenti il rinnovo posseggono solamente la ricevuta del kit postale, oppure il cosiddetto “cedolino”, cioè un fogliettino di carta senza fotografia.

Nella realtà quotidiana però, questi documenti non vengono riconosciuti da datori/datrici di lavoro e proprietari/e di alloggi, rendendo ancora più difficile l’accesso al mercato del lavoro e della casa.

Inoltre, sempre più spesso i permessi di soggiorno sono già scaduti al momento del ritiro. Le persone si trovano così in una situazione di costante attesa.

Le conseguenze gravano anche sui datori/sulle datrici di lavoro e sul resto della società. È risaputo che sul mercato del lavoro in molti settori si cerca forza lavoro. Le difficoltà con i documenti rendono più difficile l’assunzione di persone straniere. Inoltre, sono i datori e le datrici di lavoro, nonché i colleghi e le colleghe a doversi fare carico dei periodi di assenza delle persone impegnate a sbrigare le incombenze burocratiche legate al rinnovo del permesso di soggiorno.

 Un “permesso di soggiorno provvisorio” porta ancora a discriminazioni in molti settori della vita quotidiana, ad esempio prendere in affitto un appartamento. La presenza di un domicilio documentato è però un criterio per il rinnovo del permesso di soggiorno. Così questi temi sono strettamente connessi.

Non da ultimo questa “eterna provvisorietà” porta con sé anche disagi a livello psicologico.

Chiediamo agli enti responsabili e a tutte le forze politiche di intervenire il più presto possibile per ridurre i tempi di attesa.

Grazie davvero per il vostro appoggio.