Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Decreto Flussi – Il caso Emilia Romagna

Non ancora ripartite le quote nella Regione

Ciò che la Direzione Regionale del Lavoro ci aveva comunicato un mese fa era di attendere una settimana, perché con l’arrivo della lettera di assegnazione finalmente si sarebbero stabilite le quote per ogni tipologia di lavoro.
Ancora oggi, dopo che la nostra redazione ha continuato a monitorare la situazione con sopralluoghi e numerose telefonate presso gli Uffici provinciali e regionali del lavoro per riuscire a carpire nuove informazioni, non abbiamo alcuna notizia sulla spartizione delle quote di lavoro subordinato e lavoro autonomo. L’unica risposta che ci sentiamo ormai ripetere da varie settimane è di aspettare e che “…Il lavoro è lungo perché sono pervenute numerose domande, ma soprattutto perché il personale impiegato in queste pratiche è scarso e di conseguenza non è semplice gestire al meglio la situazione”.

Nel frattempo giungono numerose le segnalazioni da parte degli utenti di Melting Pot Europa, che sottolineano l’inefficienza delle DpL dell’Emilia Romagna, dal momento che ancora non sono state fatte le suddivisioni per le varie tipologie di lavoro né rese note le graduatorie con l’ordine di arrivo delle domande di assunzione.

Un utente del progetto Melting Pot ha segnalato alla nostra redazione regionale, la storia di un suo amico, uno dei tanti protagonisti invisibili del dramma del decreto flussi:
Al mio amico non è stato rinnovato il permesso di soggiorno di studio a novembre perché non in regola con gli esami, (…) e come il peggiore dei delinquenti è stato costretto a tornare nel suo paese dopo 5 anni a Bologna, una perfetta integrazione sociale, un lavoro part-time, un corso di studi giunto ormai a più della metà, la sua vita è stata interrotta da leggi e ottusità il cui fine, la cui ratio, non è certo comprensibile nel caso pratico.
Nonostante questa ingiustizia, come tutte le persone che vivono nella legalità e che rispettano sempre la legge, se pur non comprendendone e non condividendone le ragioni e i contenuti, questo mio amico è tornato nel suo paese senza sapere se in Italia sarebbe più potuto tornare. Fortunatamente l’associazione per cui lavorava,
incredula davanti a questa situazione, ha provato a richiedere l’autorizzazione al lavoro alla DpL di Bologna, (….) in tanti abbiamo fatto la fila tutta la notte del “lontano” 2 febbraio davanti ad un ufficio postale affinché la sua raccomandata (la prima di quell’ufficio) potesse rientrare nelle famose quote, in tanti abbiamo passato le giornate e le nottate davanti al sito della G.U. e al vostro in attesa della tanto sospirata pubblicazione (….) e dopo tutto questo … 3 mesi dopo tutto questo…ancora non solo non sono stati capaci di dare una risposta, ma non sono riusciti neanche a suddividere le quote per provincia. No, non si può accettare questo, non c’è una giustificazione valida… Perché il Trentino riesce e l’Emilia no? Non può passare tutto così inosservato, non si può chiudere gli occhi davanti a queste forme di cattiva amministrazione che diventa quasi ingiustizia.”

Non è infatti ammissibile che dopo tre mesi dalla pubblicazione del Decreto Flussi, tanto atteso da numerosi migranti e rispettivi datori di lavoro, l’unica regione sprovvista di questi dati sia proprio l’Emilia Romagna. Regione che nell’immaginario nazionale ancora si considera come efficiente, rispettosa delle diversità e all’avanguardia nelle politiche sociali e di accoglienza ed integrazione.
E’ invece evidente che questi meriti o primati non hanno alcun effetto concreto – diretto o tangenziale – sulla vita dei cittadini stranieri, che anzi risultano essere le prime persone penalizzate da questo incomprensibile ed inaccettabile ritardo.

Migliaia di cittadini stranieri stanno da mesi e mesi attendendo una risposta alla domanda di assunzione che i datori di lavori hanno inviato presso le DpL della Regione, a cui si devono aggiungere anche i precedenti mesi di attesa della pubblicazione – sempre rinviata – del decreto stesso sulla Gazzetta Ufficiale.

Dopo questo lasso di tempo di angoscia e timore, i migranti si ritrovano ora nello stesso limbo di incertezza, in attesa di sapere cosa ne sarà di loro, se saranno proprio loro le persone scelte per ottenere un permesso di soggiorno così da potersi costruire un avvenire migliore, attraverso l’opportunità concessa dal decreto flussi.

Sorge inoltre spontaneo il dubbio di come si siano attrezzati nel frattempo i datori di lavoro che avevano scelto di assumere un lavoratore dall’estero. Anche loro starebbero attendendo da oltre cinque mesi di poter mettere al lavoro un dipendente su cui contano per la propria attività commerciale, imprenditoriale, artigianale. Non essendo credibile che la produttività di migliaia di piccole e grandi aziende resti bloccata nell’attesa che la Direzione Regionale del Lavoro fissi il numero dei lavoratori ammessi per ogni provincia, viene spontaneo domandarsi fino a quando i lavoratori stranieri dovranno continuare a lavorare in nero prima di ottenere un regolare permesso di soggiorno.

Quale che sia la risposta, questa ennesima paralisi della macchina politica ed amministrativa delle quote di lavoratori autorizzati all’ingresso stabilite annualmente dal Governo mostra ancora una volta enormi falle, che confermano la lucidità di quanti, denunciando il fallimento del sistema delle quote, chiedono invece meccanismi di regolarizzazione permanente.

Per segnalare testimonianze e riflessioni su aspetti inerenti il sistema delle quote scrivete a [email protected]