Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

Diritto di asilo – Monitoraggio nel nord est. Una situazione a macchia di leopardo

Intervista a Rosanna Marcato, Servizio immigrati del comune di Venezia

In Italia, in questo momento, il diritto di asilo (o almeno quel che ne resta) sta vivendo un momento particolare, di transizione.
Con l’entrata in vigore, dal 21 aprile scorso, del regolamento di attuazione sull’asilo si dovrebbero attuare le norme che si basano sostanzialmente sul trattenimento del richiedente asilo nei nuovi sette Centri di identificazione e l’esame, in tempi rapidi, delle domande da parte di altrettante Commissioni territoriali.
Ma nulla di tutto ciò esiste ancora.
Cosa può succedere ad un richiedente asilo che fa domanda a Udine? Potrebbe ritrovarsi a Crotone perché, in questo momento, è il Centro di identificazione più vicino (!)

Abbiamo già dato spazio a diversi commenti sulla gravità e pericolosità delle norme sul diritto di asilo entrate in vigore e sulla criminalizzazione fatta nei confronti dei richiedenti asilo.
Vorremmo ora, attraverso questa intervista, fotografare l’attuale situazione nel territorio del nord est.
Il quadro che ne emerge è drammatico

Domanda – Visto il momento particolare in cui si trova il diritto di asilo in Italia, cosa credi succederà nel prossimo periodo?

Risposta – Quello che succederà è molto difficile da prevedere. Ho fatto un rapido sondaggio in alcune questure per capire se avevano disposizioni nuove o, comunque, come si sarebbero comportati ora nei confronti di un richiedente asilo. Alcune questure sono state contattate telefonicamente, in altre si sono recati personalmente operatori di diversi territori.
Per fare qualche esempio, la questura di Udine pare che procederà con il ritiro delle richieste d’asilo (quindi farà le verbalizzazioni) e le invierà alla Commissione di Gorizia. Intanto si dice che il centro di identificazione che verrà utilizzato dalla questura di Udine sarà quello più vicino che risulta essere Crotone. I richiedenti asilo verranno portati a Crotone. Come non lo sappiamo.
La questura di Vicenza dice che invierà i richiedenti asilo alla questura di Venezia, in quanto Venezia risulterebbe frontiera. Venezia ha una situazione ancora un po’ incerta, tant’è che abbiamo richiesto, come ufficio del Comune, un Consiglio territoriale urgente, per capire appunto la prassi che verrà instaurata. Comunque, pare che sia intenzionata a non prendere le richieste d’asilo ma ad inviare direttamente i richiedenti a Gorizia.
La questura di Verona pare proceda con il vecchio regime, non avendo disposizioni nuove.

La questura di Padova, invece, che ho contattato telefonicamente, seguirà una procedura mista: invierà le verbalizzazioni alla commissione di Gorizia, mentre il richiedente asilo rimarrà dove vuole dando un domicilio.

D: Solo alcune delle sette Commissioni si sono insediate, in attesa che all’interno dei centri di detenzione vengano istituiti i centri di identificazione.
Queste commissioni funzioneranno allo stesso modo della vecchia Commissione centrale di Roma?

R: Quello che sono riuscita a sapere è che i membri delle Commissioni hanno già effettuato la formazione a Roma, ma non ho notizie precise su come lavoreranno, nel senso che non sono state fatte ancora sedute. Non so neppure se queste Commissioni possano funzionare in mancanza del membro dell’Anci (Associazione nazionali Comuni italiani). Quindi, davvero non abbiamo notizie su quello che succederà.
Tutto ciò è estremamente grave perché, in base a tutti i trattati internazionali ed anche alle direttive europee, almeno l’accesso alla procedura deve essere garantito mentre ora non è garantito nemmeno questo.

D: In poche parole che cosa significa?

R: Io credo che gli operatori e tutte le persone impegnate nel versante del diritto d’asilo e dell’immigrazione in generale, dovranno lavorare molto per tentare di monitorare quello che sta succedendo, intervenendo con tutti gli strumenti giuridici a disposizione, per poter garantire ai richiedenti asilo quantomeno l’accesso alla procedura. Poi, possiamo cercare di capire come funzioneranno queste sette Commissioni e potremo discuterne. Ma credo che la parte essenziale in questo momento sia garantire l’accesso alla procedura.

D: Alla luce di tutto questo, qual è il tuo giudizio sullo stato attuale in Italia del diritto d’asilo?

R: Ho frequentato un po’ il resto d’Europa, in cui il diritto d’asilo è egualmente bistrattato, ma non a questi livelli. Intendo dire che almeno l’accesso alla procedura e un minimo d’assistenza è garantito alle persone. Anche nel resto d’Europa, purtroppo, ci sono restrizioni alla libertà personale – la tendenza è ormai generalizzata – ma un minimo di garanzie sono date per certe.
In Italia non esiste nemmeno questo.

D: In questi anni in cui abbiamo lavorato insieme per Melting Pot, abbiamo conosciuto Venezia come città dell’accoglienza, anche attraverso il lavoro che come Servizio Immigrati svolgete, conoscendo a fondo la realtà del centro di accoglienza Boa per i richiedenti asilo in città e provincia. Che fine farà tutto questo lavoro? Cosa succederà al Piano Nazionale Asilo (PNA)?

R: Il PNA così come è nato è già morto. Dall’entrata in vigore della legge Bossi Fini, è diventato sistema nazionale di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. L’impressione attuale è che stiamo vivendo un momento di stasi in questo sistema nazionale. Entrando a regime ci saranno sicuramente delle novità. Aspettiamo di vedere quali saranno, certo è che questo sistema era nato anche con l’intento di monitorare e controllare tutto il sistema di legislazione sull’asilo, soprattutto della sua applicazione. Chiamandosi sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati pretenderei che quantomeno il monitoraggio su tutto il territorio coperto da questi servizi, debba avvenire in qualche modo. In questo momento non sta avvenendo. In questo momento l’ex PNA e il sistema nazionale stanno semplicemente provvedendo a smistare le persone nei vari centri.