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Photo credit: Gabriel Tizón

Frontex in missione in Senegal?

La Commissione Europea ha nuovi progetti per Frontex. Questa volta, non sono più in territorio europeo

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La Commissione Europea ha espresso l’intenzione di inviare agenti di Frontex, agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, a presidio delle coste senegalesi. L’11 febbraio la commissaria europea agli Affari interni Ylva Johansson ha espresso tale intenzione, in visita ufficiale a Dakar insieme alla Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

Il piano, non ancora approvato da parte del Senegal, prevederebbe l’intervento attivo per il pattugliamento della cosiddetta rotta atlantica, dei posti di confine con la Mauritania e degli altri itinerari verso l’Algeria e la Libia”, scrive Sebastian Carlotti in un approfondimento pubblicato per il progetto Sciabaca e Oruka di ASGI 1. Stando alle prime notizie, un tale accordo potrebbe essere finalizzato entro la prossima estate, ma già prevederebbe l’offerta di apparecchi di sorveglianza ormai tipici delle operazioni firmate Frontex, come droni e navi.

Il controllo dei confini di casa come pegno per i fondi europei

Photo credit: Gabriel Tizón

Matthias Monroy 2, studioso di Frontex in merito agli “Status agreements” UE-Senegal 3, spiega che il Senegal è uno stato terzo “ad alta priorità” in Africa occidentale, e pertanto risulta coinvolto già da tempo in svariati accordi legati alle migrazioni in Europa.

Già da tempo l’UE finanzia la polizia di frontiera in Senegal sia in termini di equipaggiamenti sia in termini di strategie operative da adottare sui confini; il Senegal è parte della cosiddetta “North Africa Operational Partnership”. In questa partnership rientra il famoso Migration Compact 4, un accordo stipulato nel giugno 2016 con cui l’Unione Europea e un gruppo di cinque stati africani (Senegal, Mali, Niger, Nigeria ed Etiopia) si ponevano obiettivi di breve e lungo termine in materia di immigrazione; tra questi, il contrasto di smugglers e trafficanti, l’incremento dei rimpatri e di canali legali per la migrazione in Europa, il supporto delle nazioni di partenza con piani di sviluppo politico, sociale ed economico che consentano di creare nei paesi africani le condizioni per condurre in patria una vita serena, che non renda necessario il ricordo all’immigrazione irregolare.

Gli obiettivi di lungo termine fissati da questi patti di cooperazione internazionale, che col Migration Compact avevano portato al versamento di 8 bilioni di euro da parte dell’Unione Europea per il periodo 2016-2020, le rotte migratorie degli “irregolari” non si sono arrestate negli ultimi anni. Anzi: la criminalizzazione e la retorica della deterrenza alimentata dall’UE hanno riorientato le rotte migratorie, ma non le hanno arrestate, come si evidenzia in un report della fondazione tedesca Heinrich-Böll-Stiftung 5, in cui si cita, tra gli altri, l’incremento della rotta atlantica delle Canarie che, stando ai dati, rappresenta il punto di approdo di una popolazione migrante a prevalenza senegalese: un report IOM del 2021 6 sui flussi dal Senegal alle Canarie riferisce che nel 2019 2.687 migranti sono giunti sulle isole Canarie, e che questa cifra è salita a 23.923 nel 2020. Inoltre, se tra gennaio e aprile 2020 si registrano 1.886 migranti in arrivo alle Canarie, nello stesso periodo del 2021 se ne registrano 4.411: un aumento del 133%.

Gli arrivi del 2021 in Spagna suddivisi per zona geografica (Dal rapporto migratorio dell’Associazione andalusa dei diritti umani – APDHA)

Al recente Summit di Unione Europea e Unione Africana del 17-18 febbraio scorsi, il discorso della gestione dei flussi migratori è stato ripreso e approfondito con il lancio del Global Gateway Africa-Europe, un pacchetto di investimenti finalizzati ad accelerare la crescita economica e favorire il rafforzamento sociale, sanitario e scolastico dei paesi africani; per questo nuovo accordo internazionale, Ursula von del Leyen il 10 febbraio ha annunciato che verranno stanziato più di 150 miliardi di euro.

Questo tipo di accordi, basati sul dispiegamento da parte europea di aiuti allo sviluppo per i paesi terzi, sembra sostenere una precisa dinamica geopolitica, tradizionale tra stati non orizzontali: come scrive ancora Sebastian Carlotti, dal Consiglio Europea di Tampere in poi “circolava l’idea di vincolare l’erogazione di fondi alla capacità dei paesi terzi di controllare la propria emigrazione verso l’Europa”, al punto che “alcuni stati, tra cui la Spagna e il Regno Unito, nel 2002 proposero al consiglio europeo di Siviglia di formalizzare la possibilità di bloccare gli aiuti a quei paesi che non applicassero in modo soddisfacente gli accordi presi in materia dei controlli di confine”.

La presenza di Frontex in Senegal

Photo credit: Gabriel Tizón

Le ultime intenzioni della Commissione Europea sull’invio di agenti di Frontex in Senegal rientrano dunque in un piano di contenimento delle migrazioni irregolari africane già scritto da anni negli accordi internazionali.

Oltretutto, l’idea di inviare una cella operativa dell’Agenzia proprio in Senegal non è inedita, ma è il culmine di un processo avviato anni fa: un ufficiale di Frontex è parte di una delegazione dell’UE a Dakar, con mansioni di coordinamento e assistenza durante i rimpatri dagli Stati Membri dell’Unione Europea. Inoltre, dal 2019 il Senegal è membro della cosiddetta rete AFIC, Africa Frontex Intelligence Community (AFIC) è stata lanciata nel 2010 per creare un quadro per la condivisione di informazioni sul traffico di migranti e sulle minacce per la sicurezza dei confini, sulla base della cooperazione con “gli Stati che si trovano lungo le principali rotte del traffico7.

In sostanza, Frontex è già presente sul suolo senegalese come un fantasma disarmato. Ma per rendere degli agenti operativi sulle frontiere di paesi esterni all’UE, è necessario uno status agreement con il paese in questione. Tale accordo regola, tra le altre cose, spiega Monroy “l’uso di misure coercitive da parte della polizia, l’utilizzo di armi, l’immunità da procedimenti penali e civili”. Se le intenzioni espresse negli ultimi giorni verranno concretizzate, la Commissione Europea stilerà questo accordo sul modello delle missioni già avviate dell’Agenzia nei Balcani. In effetti, l’intervento in paesi terzi non è nuovo per Frontex: la sua prima missione di questo tipo risale al 2019, in Albania, cui sono seguite quelle in Montenegro nel 2020 e in Serbia nel 2021 8.

Con l’incremento dei flussi della rotta delle Canarie nel 2020, una delegazione di Frontex era stata mandata nelle isole per l’identificazione e il controllo dei documenti di identità dei migranti in arrivo, ma l’aumento dei flussi su questa rotta avrebbe spinto il governo spagnolo a esprimere il desiderio di porsi alla guida della missione Frontex in Senegal. In questo modo, dopo la sottoscrizione dello status agreement, potrebbe operare sul suolo delle Canarie non solo per l’identificazione, ma anche guidando personalmente le navi che rimpatriano i migranti in Africa.

Verso una nuova forma di esternalizzazione dei confini?

Photo credit: European Union, 2019

Nessun accordo formale è stato stipulato per ora tra l’agenzia di Frontex e il governo di Dakar. Ma se queste sono le premesse, è probabile che l’opera dell’Agenzia verrà estesa anche alle frontiere africane. Il principio sembra essere quello di una sorta di “esternalizzazione iterata”: spingere i migranti fuori dalle frontiere interne degli Stati Membri, poi fuori dalle frontiere esterne dell’UE (dove decine di campi profughi si addossano contro muri veri o immaginari a dimostrazione di queste politiche esternalizzanti), e infine direttamente sulle coste da cui i flussi si dipartono.


  1. Prove di esternalizzazione dei confini in Africa occidentale: una breve storia del controllo remoto delle migrazioni nella regione di Sebastian Carlotti, Sciabaca e Oruka (ASGI) (18 Febbraio 2022)
  2. Lavoratore della conoscenza, attivista e membro del comitato di redazione della rivista Bürgerrechte & Polizei/CILIP. Tutti i testi su digit.so36.net, in inglese digit.site36.net, su Twitter @matthimon
  3. Status agreement with Senegal: Frontex might operate in Africa for the first time, Matthias Monroy (11 febbraio 2022)
  4. Migration partnership framework, a new approach to better manage migration, European Commission
  5. Migration in Senegal: Societal visions instead of criminalisation and the rhetoric of deterrence di Usha Ziegelmayer, Heinrich-Böll-Stiftung (13 gennaio 2021)
  6. Senegal – Monitoring of Departure Areas – Movements to the Canary Islands (March – April 2021), Flow monitoring IOM
  7. Fonte State Watch, 2020
  8. After Albania and Montenegro, Frontex now plans mission in Serbia, Matthias Monroy (8 agosto 2020)

Rossella Marvulli

Ho conseguito un master in comunicazione della scienza. Sono stata a lungo attivista e operatrice nelle realtà migratorie triestine. Su Melting Pot scrivo soprattutto di tecnologie biometriche di controllo delle migrazioni sui confini europei.