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Mali – Protezione sussidiaria a prescindere da un coinvolgimento diretto nel conflitto o dallo specifico profilo personale

Tribunale di Catanzaro, decreti del 9 settembre 2022

Photo credit: Movimento Migranti e Rifugiati Napoli

Due nuovi Decreti di accoglimento della protezione sussidiaria per richiedenti provenienti dal Mali.

Nel primo caso il richiedente aveva proposto ricorso avverso il rigetto della Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Crotone – sezione di Reggio Calabria, mentre nel secondo caso si tratta di impugnazione a seguito di rigetto, da parte della Commissione di Crotone, della domanda reiterata di protezione internazionale.

In entrambi i casi, dopo una dettagliata descrizione degli eventi che hanno interessato il Mali, il Tribunale evidenzia come “la situazione attuale del Paese è inquadrabile nel più ampio contesto di crisi umanitaria che interessa l’intera regione del Sahel, in particolare Mali, Burkina Faso e Niger. Quella in corso nella regione è considerata una tra le crisi in più rapida crescita a livello mondiale, causa dello sfollamento di circa 1,7 milioni di persone, tra cui più di un milione di bambini. Secondo i dati forniti da ACLED e ripresi dalla International Federation for Human Rights, il 2020 è stato per il Sahel l’anno finora più mortale, durante il quale le stesse forze di difesa e sicurezza hanno ucciso un numero più elevato di civili rispetto ai gruppi estremisti operanti nella zona. L’evoluzione politica interna e la dimensione transnazionale della minaccia terroristica nella regione del Sahel continuano a essere motivi di grave preoccupazione per la situazione di sicurezza del Mali, come anche recentemente ribadito dai Paesi membri del Consiglio di Sicurezza ONU.

Nel corso dell’intero 2020, il Mali è stato protagonista di episodi di violenza comunitaria ed estremista e di significativi cambiamenti politici. I gruppi terroristici operanti nel Paese hanno approfittato della recente fase di transizione e tentativo di stabilizzazione istituzionale per espandere la loro influenza anche verso sud, rendendo ulteriormente accese le tensioni politiche, sociali ed etniche già esistenti nel Paese e più complessa la gestione di alcune aree territoriali da parte delle autorità“.

La situazione di sicurezza in Mali “resta complessa e potrebbe ulteriormente aggravarsi”, secondo il messaggio trasmesso nel mese di marzo al presidente del Consiglio di sicurezza ONU dal  segretario generale Guterres, o ancora risulta “preoccupante e imprevedibile”, secondo le parole dello stesso presidente del Consiglio di sicurezza“.

In entrambi casi dunque “appaiono sussistere i presupposti per il riconoscimento della protezione sussidiaria, giacché ai sensi dell’art. 14, lett. c) del D.Lgs. n. 251 del 2007, richiamato dall’art. 2, lett. f), del D.Lgs. n. 25 del 2008, il rischio di “danno grave”, al cui riscontro è subordinata la predetta forma di tutela, è correlato a forme di violenza indiscriminata in una situazione di conflitto armato interno. Il Collegio reputa infatti che, oltre alla diffusa violazione dei diritti fondamentali della persona, la situazione politica interna del Mali costituisca una grave minaccia alla vita dei civili, circostanza che esime dal fornire prova del rischio specifico che l’istante correrebbe nel caso di rientro nella zona di provenienza (cfr. sentenza CGUE Elgafaji, cit.).

Pertanto, deve riconoscersi in capo al ricorrente la protezione sussidiaria in ragione del rischio connesso alla situazione di diffusa insicurezza nel Paese di provenienza, caratterizzato da un conflitto armato che può dirsi generalizzato, e dunque rischioso per chiunque si trovi sul territorio dello Stato a prescindere da un suo coinvolgimento diretto nel conflitto o dal suo specifico profilo personale“. 

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Si ringrazia l’Avv. Santino Piccoli per la segnalazione ed il commento.


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