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Milano, l’asilo ostacolato. In via Cagni interviene la polizia in antisommossa

Le immagini diffuse dal Naga che denuncia un approccio emergenziale gestito con la violenza

Frame dal video diffuso dal Naga

A Milano per le persone che cercano di formalizzare l’istanza di protezione internazionale la situazione è sempre peggiore, ma mai in via Cagni si era vista intervenire la polizia in tenuta antisommossa. La possibilità di chiedere protezione internazionale è di fatto resa impossibile e ciò costituisce una grave violazione delle norme europee e nazionali ai fini del riconoscimento dello status di rifugiato. Il decreto legislativo n. 25 del 2008 sottolinea l’importanza di un tempestivo accoglimento della manifestazione della volontà di richiedere protezione internazionale e indica dei precisi termini e insieme alla Direttiva europea 2013/32/UE prevedono modalità e termini tassativi per la registrazione delle domande di protezione internazionale. A novembre, tutto ciò era stato segnalato da diverse associazioni che avevano inviato un appello a tutte le Istituzioni e gli Enti competenti affinché venissero definitivamente risolte le criticità riscontrate presso la questura di Milano e le altre questure della Lombardia (Varese, Monza e Brianza, Lecco e Como).

Da allora non è stato fatto nulla per risolvere le criticità e la situazione si è ulteriormente aggravata. I volontari dell’associazione Naga si sono recati in via Cagni a Milano davanti agli uffici della Questura aperti appositamente per ricevere le domande di protezione internazionale e hanno girato il video dove si vede intervenire la celere.

«Lo scorso autunno – spiega il Naga – gli uffici vennero trasferiti in quella sede decentrata, e via Cagni e i giardini adiacenti vennero provvisti di gabinetti chimici: un chiaro segnale del fatto che si mettevano in conto le lunghe file di persone in attesa di poter accedere agli uffici. All’epoca venivano accettate solo dieci domande al giorno. A partire dalla settimana scorsa la Questura ha cambiato approccio scegliendo di dare il lunedì mattina degli appuntamenti per la manifestazione dell’intenzione di presentare la domanda, limitando però il numero di accessi a 120 persone alla settimana: molte ma molte di meno di quelle che si trovano normalmente in coda».

«Queste immagini rendono del tutto evidente come la gestione dei flussi di persone che, ormai da più di un anno, si accampano nella speranza di accedere a un diritto fondamentale, sia del tutto sfuggita di mano alla Questura di Milano che si vede costretta a far intervenire due furgoni con uomini in assetto antisommossa» ha dichiarato Anna Radice, Presidente del Naga. «Ogni giorno viene così violato il diritto costituzionalmente garantito a chiedere asilo, e l’accesso all’ufficio che per legge sarebbe deputato a garantirlo viene addirittura gestito come una questione di ordine pubblico».

Non è la prima volta che il Naga denuncia le gravi inadempienze della questura. In estate, insieme ad Asgi, aveva descritto quali fossero gli ostacoli per accedere al diritto di asilo, tra i quali l’assenza di interpreti, il numero limitato di procedure e soprattutto la mancanza di un sistema di prenotazione. Questo costringeva le persone a stare in coda anche per giorni interi ed accamparsi nei giardini adiacenti alla strada. Dal danno alla beffa, perché venivano poi sanzionate per bivacco. Si è passati, quindi, da code interminabili con accessi possibili solo per dieci persone al giorno ad un altrettanto approccio incomprensibile, se non per creare deterrenza nel presentare la domanda e, di fatto, obbligare le persone a scegliere altre città e questure per richiedere asilo.

«Ancora una volta, invece di trovare soluzioni strutturali, predisponendo modalità giuste ed efficaci d’ingresso sul territorio italiano e di accesso alla protezione internazionale, si ripete lo stesso metodo di sempre: un approccio emergenziale gestito con la violenza» ha sottolineato la Presidente del Naga.