Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 18 febbraio 2004

A Verona accordo per le quote di Paola Bonatelli

L’annuncio arriva alle nove di lunedì sera davanti a una folla di volti assai diversi ma tutti ugualmente attenti. Nessun criterio temporale, se non quello dei giorni prefissati (ieri e oggi), per la presentazione delle domande di accesso alle quote d’ingresso per i cittadini stranieri assegnate alla provincia di Verona, 401 posti in tutto. Il primo della fila ha le stesse possibilità di chi arriva per ultimo e le pratiche si possono inviare anche per posta. Sarà un comitato, a cui parteciperanno le istituzioni territoriali, i sindacati e le rappresentanze delle comunità e delle associazioni dei migranti, a individuare i criteri di accesso alle quote disponibili. Per la città è la fine di un incubo, per le persone, rappresentanti di gruppi e associazioni ma anche singoli, che hanno gestito la trattativa con la Direzione provinciale del lavoro, è un primo «passo di civiltà». Per i migranti, scampati a quello che minacciava di diventare un assalto con tanto di caduti, è l’inizio dell’ennesimo «iter» della speranza. Chi saranno i 400 prescelti tra i duemila lavoratori (1.114 le domande pervenute ieri) che si presume presenteranno richiesta? E in base a quali criteri, se non vale più l’ordine di presentazione? «Naturalmente dovranno essere criteri il più possibile oggettivi», dice Giuseppe Paolo Festa, direttore dell’Ufficio provinciale del lavoro, che ha «pubblicamente» siglato l’accordo – «Intanto venerdì prossimo la proposta sarà inviata al ministro e alle istituzioni interessate. In questa vicenda c’è anche un insegnamento per il futuro, le modalità vanno tarate in un certo modo, forse sarebbe da preferire la presentazione delle richieste solo via posta». «Sabato prossimo alle due del pomeriggio – precisa l’avvocato Roberto Malesani, che ha gestito la trattativa con il Coordinamento dei migranti e gli operatori dello Sportello legale migranti e rifugiati – faremo un’assemblea con gli immigrati in questo piazzale, per confrontarci sull’individuazione dei criteri di accesso. Ma l’unica vera soluzione è l’allargamento delle quote e la fine di questa vergogna».

L’allarme-flussi era esploso a Verona fin dal momento del ritiro dei moduli. Gli impiegati erano stati travolti da oltre duemila persone, in mezzo a un caos infernale con l’intervento di ambulanze e forze dell’ordine. Una situazione incandescente che poteva riproporsi all’apertura degli sportelli, trasferiti a cura del Comune presso un padiglione della Fiera. Da quattro giorni la gente bivaccava per tenere il posto. Il sindaco aveva lanciato l’idea del «sorteggio», immediatamente bocciata dagli addetti ai lavori, tra cui lo stesso Maroni. Lunedì pomeriggio, in un clima di massima allerta, le file di migranti già ammassate per la mattina successiva tra thermos e coperte, l’intervento degli attivisti delle varie associazioni è arrivato come la manna dal cielo: «Io ero tra i primi in una delle liste – dice il giovane Chang che se ne va a dormire a casa con il sacco a pelo sotto il braccio – ma è più giusto così».