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Accordo sui controlli alle frontiere

Il ministro degli Interni francese incontra Amato al Viminale. “Vogliamo costruire un patto europeo”

Verifica degli accessi alle frontiere contro le regolarizzazioni generalizzate. I cugini d’Europa hanno raggiunto un accordo in Viminale sui flussi migratori, grazie all’incontro tra il Ministro degli Interni Giuliano Amato ed il suo collega francese Brice Hortefeux.
Combattere l’immigrazione attraverso metodi innovativi è l’intento dichiarato di questo momento storico, particolarmente sensibile al tema dell’immigrazione e soprattutto della tratta, vergogna internazionale a cui non si è ancora trovato un antidoto efficace.
Cooperazione con i Paesi di origine del flusso migratorio, impulso agli accordi di riammissione e regole d’ingaggio per Frontex sono state le conclusioni del colloquio, con il quale il Ministro d’Oltralpe ha voluto suggellare l’unione con il nostro Paese. “Ho scelto l’Italia per il mio appuntamento da ministro proprio perché tra le nostre due nazioni vi sono legami storici e linguistici, ma anche problemi comuni come quelli legati all’immigrazione – ha spiegato Hortefeux – vogliamo costruire un patto europeo”.
Il Ministro ha sottolineato, inoltre, la necessità di un segnale “forte e implacabile” contro i trafficanti di esseri umani, rivolgendosi in particolare ai Paesi del Maghreb e dell’Africa, con l’auspicio che riescano in futuro ad impedire i massicci esodi degli ultimi anni. Una soluzione difficile da raggiungere, che presuppone dei progetti per lo sviluppo dei paesi di origine dei flussi migratori, in modo tale che le persone non siano costrette ad emigrare.
Un segnale forte che stenta ancora ad arrivare, e che dovrebbe vedere i propri natali proprio nella cooperazione tra Italia e Francia, i pilastri di Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere. I due Paesi svolgono un ruolo fondamentale di traino per l’attività dell’Agenzia, che ha nel Governo francese il primo contributore di navi, aerei e altri mezzi, ed in quello italiano il secondo. Il prossimo traguardo rimane la seduta del Consiglio dei ministri dell’Interno dell’Unione europea.
All’ordine del giorno ci sarà la definizione delle regole di ingaggio dei mezzi di Frontex, per evitare operazioni improvvisate, frutto dell’arrembaggio come quelle che hanno caratterizzato alcuni recenti episodi nel Mediterraneo. L’esperienza dell’Agenzia per le frontiere è ancora al suo secondo anno di vita e sta trovando solo ora le sue regole, che vengono fissate gradualmente in linea con la definizione dei problemi. Il ministro francese dell’immigrazione, integrazione ed identità nazionale, inoltre, collaborerà con l’Italia nelle operazioni relative ai rimpatri, quando essi siano resi possibili da adeguati accordi di riammissione non in contrasto con il rispetto di diritti umani nei Paesi d’origine.

Stando al rapporto mensile di Fortress Europe, l’Osservatorio sulle vittime dell’immigrazione clandestina, il lavoro dei due ministri non sarà così semplice. Nonostante gli sbarchi a Lampedusa siano dimezzati, l’attualità dei flussi migratori non appare rosea.
Nel solo mese di maggio si sono contate 135 morti, di cui 111 solamente nel Canale di Sicilia. Una cifra che si somma tristemente alle altre 8.995 le vittime dal 1988 ad oggi. Intanto è pronta a partire, a fine luglio, l’operazione Nautilus II di Frontex, finalizzata al pattugliamento delle rotte tra la Libia e l’Italia. Ma dalla Libia sono in arrivo brutte notizie. Fonti ufficiali confermano numeri finora sussurrati, relativi a 400 richiedenti asilo eritrei ed etiopi, intercettati in mare dalla Guardia costiera libica a dicembre e ancora detenuti nel carcere di Misratah, a 200 chilometri da Tripoli. Tra loro si registrano anche 50 donne e 7 bambini piccoli, che rischiano la deportazione insieme agli altri connazionali. Lo stesso destino potrebbe toccare ai migranti che saranno respinti da Frontex questa estate.

E’ diversa la situazione di un altro dei Paesi con vista sul Mediterraneo. In Spagna gli sbarchi crollano, con una flessione del 67% alle Canarie nei primi 4 mesi del 2007, e del 47% nello Stretto di Gibilterra. Ad un afflusso minore, però, non corrisponde un miglioramento delle condizioni umanitarie. Lungo le rotte spagnole, a maggio, sono stati 24 gli emigranti annegati, mentre altre decine risultano disperse in Senegal. E nel frattempo Madrid costruisce un nuovo Cpt ad Almeria e invia un aereo a Capo Verde e uno in Mauritania, dove sono ancora detenuti, da più di 100 giorni, 23 dei 300 passeggeri di una nave fermata a febbraio.
Una realtà difficile da destreggiare, che nemmeno i dati riescono a descrivere pienamente, come ha potuto constatare lo stesso Hortefeux, recandosi in visita al centro di accoglienza di Lampedusa, dopo l’incontro a Roma, accompagnato dal Sottosegretario all’Interno Marcella Lucidi e dal Capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione Mario Morcone.