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Bologna – La frontiera Italo-greca continua a uccidere. Sirvan Zahiri, ultima vittima della sconfitta del diritto di asilo

Sirvan Zahiri, l’ultima vittima delle leggi comunitarie su asilo e immigrazione, era un ragazzino di 18 anni del Kurdistan Iracheno. Il suo corpo è stato trovato nei pressi dell’A14 a Imola, intossicato da monossido di carbonoio. Sirvan ha dovuto viaggiare nascosto, agganciato sotto l’albero di un tir o tra la merce di qualche container, trattenendo il respiro per ore, pur di non farsi trovare dalla polizia di Patrasso o da quella dei porti dell’Adriatico dove arrivano le navi dalla Grecia.
Non è un controsenso, ma la violenta consuetudine delle leggi in materia di controllo e sicurezza delle frontiere (alias leggi sull’immigrazione): proprio chi dovrebbe essere protetto e tutelato dalle convenzioni internazionali perché vittima di persecuzioni viene ritrovato morto asfissiato in un fosso, congelato all’interno di un tir, sfracellato sull’asfalto.
La frontiera Italo-Greca continua ad uccidere le migliaia di i giovani migranti afghani, kurdi iraniani o iracheni che cercano una vita possibile lontano dalla guerra e dalla persecuzione delle minoranze. Sono tutti potenziali richiedenti asilo, pur di abbandonare la Grecia, dove la protezione internazionale è sistematicamente negata, attraversano l’Adriatico in qualsiasi condizione.
Nonostante la violazione delle norme del diritto di asilo da parte dello Stato Greco siano state ampiamente denunciate, al punto che anche il Consiglio di Stato ha sostenuto la sospensione dei trasferimenti per Regolamento Dublino verso la Grecia, i respingimenti di migranti da parte della polizia di frontiera ai porti di Venezia, Ravenna, Ancona, Brindisi continuano. Sirvan sapeva che se fosse stato scoperto dalla polizia italiana sarebbe stato rispedito in Grecia, dove avrebbe vissuto per strada, tra le angherie dei gruppi neo-naziste e le retate della polizia, per questo ha dovuto legarsi all’albero motore di un tir. E per questo, invece di trovare asilo, ha trovato la morte.

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Repubblica Bologna