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CPT Corelli – Il processo in seguito alla rivolta va avanti

Comunicato del Comitato di sostegno alla lotta dei detenuti di via Corelli

E’ iniziato il processo ai 21 imputati di via Corelli, denunciati per danneggiamento aggravato, in seguito alla rivolta scoppiata la sera di lunedì 23 maggio
Gli immigrati hanno deciso di seguire iter processuali differenti.
La maggioranza di loro (16 persone) ha scelto di procedere con rito ordinario, cioè per uno svolgimento pieno del processo che dà maggiori garanzie di poter produrre le prove a discapito e di ascoltare i testimoni, nonché di procedere in appello nel caso di condanna. La prima udienza è stata così fissata per il 23 giugno.

Altri 5 detenuti invece hanno scelto ritti alternativi quali il patteggiamento (1 imputato) e il rito abbreviato (gli altri 4).
Nonostante prove a carico piuttosto fumose (per non dire quasi nulle) alla fine di una concitata giornata (prima mancavano i traduttori, poi mancavano gli imputati riportati frettolosamente in via Corelli o al S. Vittore) le pene inflitte sono state piuttosto severe e senza alcuna eccezione.
6 mesi per chi ha patteggiato; 8 mesi per chi ha scelto il rito abbreviato. Tutti senza sospensione della pena, nemmeno per gli incensurati.
La mattinata in tribunale è stata caratterizzata da una cospicua presenza militante a sostengo della lotta, circa una quarantina. Vogliamo segnalare in particolare la forte tensione emotiva di fronte agli applausi degli immigrati a cui sono corrisposte grida di libertà degli antirazzisti intervenuti.
L’apertura di questo importante processo a cui in particolare le radio locali hanno dato grosso rilievo, mostra ancora una volta la sottomissione dei giudici alle indicazioni che provengono dalla Questura. Le pressioni palesemente esercitate dagli agenti della Digos hanno avuto ancora un volta la meglio e così le condanne sono piovute in maniera sistematica. Ma siamo soltanto alle prime battute, per quanto si registrino già delle vittime.
La scelta della stragrande maggioranza degli imputati che ha rifiutato qualsiasi ipotesi di patteggiamento, fanno di questo processo un altro tassello qualificante di questa battaglia politica aperta e condotta in prima persona dagli immigrati reclusi nei CPT che, con le loro forze, sono riusciti a passare dalla denuncia all’azione diretta, mettendo a nudo la reale funzione di questa struttura para-carceraria, simbolo e vergogna allo stesso tempo della moderna società italiana. Una consapevolezza ed una determinazione che costituiscono indicazione politica per tutti gli immigrati oppressi in questo paese e per tutto il movimento che in questi anni si è mobilitato contro le diverse leggi razziste e per i pieni diritti per tutti.

Il 23 giugno, quindi, saremo ancora presenti nelle aule dei tribunali, sempre più convinti della demagogia contenuta nella frase che si legge dietro la testa di ogni giudice: “La legge è uguale per tutti”. Peccato che non sia per nulla vero e soprattutto che “non tutti sono uguali di fronte alla legge”.

Comitato di sostegno alla lotta dei detenuti di via Corelli