Progetto Melting Pot Europa
Per la promozione dei diritti di cittadinanza

redazione@meltingpot.org

Dona ora!
English | Français | Español
Salviamo Melting Pot! Da 25 anni online per i diritti

Salviamo Melting Pot! Da 25 anni online per i diritti

English | Español | Français

#Lesvoscalling

Una campagna solidale per la libertà di movimento

Iniziativa formativa

Il diritto all’iscrizione anagrafica dei cittadini non comunitari

Venerdì 16 aprile 2021 in modalità online

SANS-PAPIERS

Home sans-papiers

Normativa

Archivio e guida legislativa
Guida legislativa
Testo Unico Immigrazione
Regolamento di attuazione
Normativa italiana
Normativa europea
Giurisprudenza italiana
Giurisprudenza europea
Accordi e trattati internazionali

Schede pratiche

Consulta le schede

DIRITTI DI CITTADINANZA

Home cittadinanza
Notizie, approfondimenti, interviste e appelli
Approfondimenti
Comunicati stampa e appelli
Incontri informativi e formativi
Interviste
Notizie
Rapporti e dossier
Reportage e inchieste
Tesi di laurea, ricerche e studi
Traduzioni
Video
Immagini
Audio

Rubriche

Spazi di significati
Speciale Sanatoria 2020
Leggi Salvini
Campagna Lesvos calling
Around Europe
Questione asilo
Speciale CPR - CIE
A proposito di Accoglienza
Confini e frontiere
Il punto di vista dell’operatore
In mare
Papers
Speciale Hotspot
Un mondo, molti mondi
Radio Melting Pot
Voci dal Sud
Migrarte
Archivio delle Rubriche

Ricerca

Argomenti sans-papiers
Argomenti cittadinanze
Tag geografiche

Chi siamo

Il progetto
Sostienici
Assegnaci il tuo 5‰
Servizi
Formazione Melting Pot
Aiutaci a tradurre
Autori e traduttori
Avvocati
Collabora
Seguici
Contatti

Tweet di @MeltingPotEU
Home » Cittadinanze » Notizie, approfondimenti, interviste e appelli
Versione per la stampa
Rubrica: Racconti di vita

Chi sono le vittime della strage di Castel Volturno?

Un report del Centro sociale Autogestito ex canapificio di Caserta

A Castel Volturno nella sera dello scorso 18 settembre un commando di otto uomini ha esploso circa 120 proiettili contro 7 cittadini migranti, tutti africani. Sei di loro sono morti. Un altro è in ospedale. I media nazionali hanno subito parlato di un regolamento di conti tra spacciatori, ma i loro connazionali e gli altri cittadini immigrati hanno gridato a gran voce che i morti sono vittime innocenti della camorra.
Tre di loro erano titolari di protezione umanitaria.

Parliamo degli avvenimenti con Mimma D’Amico e Stephen Dreem attivisti del Centro sociale Autogestito ex canapificio di Caserta impegnati nella tutela dei diritti dei migranti.

Che cosa è accaduto la sera del 18 settembre a Castel Volturno?

Verso le nove di sera, otto uomini travestiti da carabinieri hanno fatto irruzione nella sartoria Ob Ob exotic fashions a Varcaturo, sparando centoventi colpi di arma da fuoco, con mitra e pistole imbracciati a due mani. E’ stato commesso un eccidio che ha lasciato a terra sette persone, sei morti e un ferito, che in modo del tutto casuale si trovavano tutte nei pressi della sartoria. Sette persone, tutti cittadini africani: Kwame Antwi Julius Francis, Affun Yeboa Eric, Christopher Adams e Joseph Aymbora del Ghana; El Hadji Ababa e Samuel Kwako del Togo; Jeemes Alex della Liberia.
I media nazionali e locali hanno subito ipotizzato un regolamento di conti, consumato nell’ambito del traffico e dello spaccio di droga, e in quella direzione si sono mossi inizialmente anche gli inquirenti. La vicenda, però, sembra essere più drammatica e complessa. Drammatica perché i conoscenti e i connazionali delle vittime hanno da subito sostenuto con grande forza e determinazione l’innocenza delle persone colpite, considerandole vittime della camorra al pari dei cittadini italiani che si rifiutano di pagare il pizzo o che denunciano soprusi della criminalità organizzata. Complessa perché questa estraneità induce ad ampliare il raggio delle indagini e a individuare altri moventi. Il coinvolgimento dei sette nei traffici di droga ormai non ha più alcun fondamento. Sono altre, e tutte da individuare con certezza, le ragioni del perché sia stata commessa una strage così tanto clamorosa.

Chi erano le persone coinvolte nell’eccidio?

Kwame Antwi Julius Francis era nato nel 1977 in Ghana. Era fuggito dal suo Paese nel 2002, traversando il deserto del Niger e fermandosi in Libia per lavorare come muratore e qui guadagnare la somma necessaria per pagarsi il viaggio attraverso il Mediterraneo. Una traversata orrenda e traumatizzante a tal punto che Francis ne aveva ereditato una paura per il mare. Francis aveva formalizzato la sua domanda di asilo a Crotone e poi si era trasferito a Castel Volturno. Non riuscendo ad avere un domicilio stabile (i costi degli affitti l’avevano allora impedito) era rientrato nella enorme massa degli “irreperibili” e solo dopo una serie di contatti prima con l’allora Commissione centrale e con la Sezione stralcio poi, era riuscito a ottenere la protezione umanitaria. Francis stava attendendo con ansia di rinnovare il suo permesso di soggiorno, riuscendo a convertirlo nella protezione sussidiaria, che gli avrebbe consentito di avere maggiore stabilità e sicurezza. Conoscevamo Francis e la sua disponibilità a impegnarsi in nome del diritto di asilo, partecipando alle tante iniziative di informazione e sensibilizzazione, prestandosi come interprete volontario presso il nostro sportello informativo. Francis ha sempre lavorato, come muratore e piastrellista. Gli sarebbe piaciuto imparare il mestiere di saldatore e da ottobre avrebbe probabilmente iniziato a seguire un corso di formazione. Viveva sopra la sartoria ed era sceso in strada perché Eric, un’altra delle vittime, gli aveva citofonato: aveva un lavoro da offrirgli come muratore. Il nipote di Francis si chiama Isaac. E’ un lavoratore come lo zio, come lui ha i calli alle mani. E’ tornato al suo lavoro, portando una foto dello zio in tasca: la mostra ai conoscenti e ai giornalisti, perché il nome e il volto dello zio non siano dimenticati.

Affun Yeboa Eric era il più giovane tra le vittime. Il suo cadavere è stato ritrovato riverso al volante della sua macchina, parcheggiata davanti alla sartoria. Aveva chiamato Francis e lo stava aspettando: aveva ancora la cintura di sicurezza allacciata. Eric era in Italia dal 2004 e, successivamente, aveva deciso di tentare la sorte nella lotteria delle quote di ingresso, correndo il rischio di un’espulsione pur di ritornare in Ghana, suo Paese di origine, e qui ritirare il visto per l’Italia. Voleva seguire la procedura regolare Eric, ma il suo datore di lavoro alla fine si era rifiutato di sottoscrivere il contratto di ingresso. Abbiamo cercato anche noi di porci come intermediari e trovare una soluzione. Il datore di lavoro era stato, però, irremovibile. Aveva addirittura minacciato Eric, dopo che questi si era rifiutato di firmare una carta in bianco (di fatto le sue dimissioni anticipate). Da un confronto con la prefettura e con la questura si era anche ipotizzata una denuncia del datore di lavoro da parte di Eric ma la cosa sarebbe stata molto rischiosa. Alla fine Eric aveva deciso di trasferirsi da Casal del Principe a Castel Volturno dove aveva iniziato a lavorare come carrozziere. Si trovava sul luogo della strage unicamente perché era passato a prendere Francis.

El Hadji Ababa veniva dal Togo e viveva in Italia da cinque anni. Gestiva la sartoria Ob Ob exotic fashions, centro dell’eccidio, ed è stato ritrovato senza vita, accasciato sulla macchina da cucire, perché quella sera stava terminando di lavorare per poi consumare il pasto serale del periodo di Ramadan, insieme a due amici che lo avevano raggiunto. El Hadji era molto conosciuto e apprezzato come sarto: realizzata abiti tradizionali su misura e faceva riparazioni in modo impeccabile. Malgrado fosse sempre molto impegnato nel suo lavoro El Hadji era sempre un punto di riferimento per gli altri cittadini africani, soprattutto per coloro che erano maggiormente disorientati e senza una comunità di riferimento.

Jeemes Alex aveva ottenuto la protezione umanitaria a Siracusa. I suoi amici lo ricordano come una persona che cercava sempre di darsi da fare. Aveva fatto molti lavori saltuari: pur essendo un saldatore aveva accettato anche di fare la stagione estiva a Foggia per la raccolta dei pomodori. Si trovava nella sartoria perché aveva iniziato a collaborare con El Hadji per la vendita dei vestiti.
Samuel Kwako veniva dal Togo. Faceva il muratore ma, come anche Alex, anche lui non rifiutava di lavorare nelle campagne. Come tanti altri connazionali e africani, Alex la mattina presto, prima dell’alba, si faceva trovare nelle rotonde di Giugliano, Villa Literno, Quarto, per aspettare il caporale di turno che gli offrisse il lavoro per la giornata.

Christopher Adams aveva 28 anni ed era ghanese. Era in Italia dal 2002 e aveva ottenuto la protezione umanitaria. Adams faceva il barbiere a Napoli, in piazza Garibaldi. La sera della strage era andato nella sartoria per un saluto agli amici. Quando il suo corpo inanime è stato raccolto, sono stati trovati 700 euro nei suoi calzini. Non erano i proventi di una partita di droga ma i risparmi del suo lavoro da barbiere che metteva da parte e periodicamente inviava ai suoi familiari rimasti in Ghana.

Joseph Ayimbora, anche lui ghanese, è l’unico sopravvissuto alla strage, perché ferito a una gamba ha finto di essere morto. Ha un permesso di soggiorno dal 1998, vive con una compagna e con la loro bambina nata in Italia. Ayimbora sta collaborando attivamente con le forze dell’ordine e gli inquirenti per la ricostruzione dei fatti e l’individuazione degli assassini.

Dopo la strage sono seguite manifestazioni di cittadini immigrati che hanno espresso rabbia e dolore. E’ stata una reazione alla strage o anche l’espressione di un malessere e di una sofferenza più complessi?

La reazione dei cittadini africani è stata effettivamente una somma di rabbia e dolore. Sono scesi in strada i connazionali, i conoscenti, gli amici, i parenti delle vittime. Persone che li conoscevano e che possono testimoniare con assoluta certezza sulla loro estraneità alla camorra. Hanno manifestato anche persone che nelle sette vittime dell’eccidio hanno riconosciuto la loro storia di migrazione, costellata di incertezza, soprusi e sfruttamento. Tutti e sette avevano affrontato il viaggio verso l’Italia, e scelto di rischiare la propria pelle pur di ricercare un’altra vita. Alcuni di loro – ben tre - avevano ricercato e ottenuto protezione in Italia, anche dopo anni di “limbo”, di incertezza sulla definizione del loro status a causa di una condizione di irreperibilità. L’assenza di diritti, lo sfruttamento come manovalanze, le morti nel recente passato di altri cittadini migranti, la precarietà della loro condizione, sono tutti elementi che sono emersi anche con violenza, dopo una strage che rimane ancora incomprensibile. E’ la disperazione e lo sconcerto di chi rivede in sette persone la storia intera di un popolo di migranti che cerca protezione e un’altra vita e trova vessazioni e la morte.

Quali sono le iniziative previste nei prossimi giorni?

Dal 4 al 6 ottobre seguiranno iniziative promosse dal movimento dei migranti, dei rifugiati e degli antirazzisti. Il 4 ottobre, per le vie di Caserta sfilerà un corteo antirazzista. Il giorno successivo, sempre a Caserta, in piazza Vanvitelli, a partire dalle 18.00 si svolgerà una serata di proiezioni, animazioni e “live contro il razzismo”. Infine il 6 ottobre sarà dedicato agli incontri con le istituzioni locali e nazionali. Vorremmo ricordare che il Comitato organizzatore delle iniziative ha lanciato un appello e predisposto una lettera aperta alle istituzioni.
Per ricevere il testo dei documenti e per avere ulteriori informazioni, invitiamo a contattarci direttamente all’indirizzo di posta elettronica csaexcanapificio@libero.it

[ 1 ottobre 2008 ]
Sostieni il Progetto Melting Pot Europa!
Dona almeno 1€ - Inserisci l'importo:

TAG

ARGOMENTI:
Razzismo e discriminazioni, Sicurezza e immigrazione

Chi siamo

  • Il progetto
  • Sostienici
  • Assegnaci il tuo 5‰
  • Servizi
  • Formazione Melting Pot
  • Aiutaci a tradurre
  • Autori e traduttori
  • Avvocati
  • Collabora
  • Seguici
  • Contatti

Sans papier

Normativa

  • Archivio e guida legislativa
  • Guida legislativa
  • Testo Unico Immigrazione
  • Normativa italiana
  • Normativa europea
  • Giurisprudenza italiana
  • Giurisprudenza europea
  • Accordi e trattati internazionali

Schede pratiche

Cittadinanze

  • Notizie, approfondimenti, interviste e appelli
  • Approfondimenti
  • Comunicati stampa e appelli
  • Incontri informativi e formativi
  • Interviste
  • Notizie
  • Rapporti e dossier
  • Reportage e inchieste
  • Tesi di laurea, ricerche e studi
  • Traduzioni
  • Video
  • Immagini
  • Audio

Rubriche

  • Speciale Sanatoria 2020
  • Leggi Salvini
  • Campagna Lesvos calling
  • Around Europe
  • Questione asilo
  • Speciale CPR - CIE
  • A proposito di Accoglienza
  • Confini e frontiere
  • Il punto di vista dell’operatore
  • In mare
  • Papers
  • Speciale Hotspot
  • Un mondo, molti mondi
  • Radio Melting Pot
  • Voci dal Sud
  • Migrarte
  • Archivio delle Rubriche

Ricerca

  • Argomenti sans papiers
  • Argomenti cittadinanza
  • Tag geografiche

Social

facebook

twitter

telegram

youtube

rss

TELE RADIO CITY s.c.s.

Onlus
P.I. 00994500288
Iscr. Albo Soc. Coop.
n. A121522

CREDITS

web design HCE s.r.l.

2003-2021
creative commons

Cookies
Privacy Policy

Melting Pot è una testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Padova in data 15/06/2015 n. 2359 del Registro Stampa.