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Cooperative “rosse” al Cpt di Lampedusa? E’ un tentativo di legittimazione

Il 16 Aprile avverrà il passaggio di consegne

Abbiamo chiesto a Totò Cavalieri del Laboratorio Zeta di Palermo (ascolta) e a Carmen Cordaro Avvocata dell’Arci Sicilia (ascolta), entrambi attivisti della rete antirazzista siciliana e tra i protagonisti di tante lotte contro il cpt di Lampdusa, di analizzare con noi queste trasformazioni per decifrarne il reale significato.

Quanto sta avvenendo fa parte del tentativo generale di riforma dei Cpt. Si tratta quindi, più che di un superamento, di un mantenimento e di una legittimazione”. Non ha dubbi Totò Cavaleri quando gli chiediamo di inserire il caso specifico di Lampedusa all’interno di una lettura politica ampia.
E si può dire, in effetti, che l’istituto della detenzione amministrativa, a quasi dieci anni dalla sua introduzione nel nostro paese, non sia mai stato tanto legittimato come in questo momento.
“E all’interno di questa fase generale” continua Totò “e di questo tentativo di legittimare la detenzione amministrativa, si inserisce l’ingresso delle cooperative “rosse” nella gestione di questi centri. Se gli anni della Bossi- Fini sono stati contraddistinti da tutti gli scandali collegati alle truffe, ai maltrattamenti interni, alle gestioni paramafiose, alle torture, adesso, affidando queste strutture ad enti che assicurano, ovviamente “sulla carta”, una gestione più “limpida”, si riduce quasi il problema dell’esistenza dei Cpt al fatto che attraverso queste strutture vengano o meno rubati dei soldi. È vero che la gestione dei cpt in questi anni è stata condita da immensi scandali, però la questione fondamentale è l’esistenza in sé di questi luoghi, e il fatto che questi luoghi non sono riformabili”.

Anche Carmen Cordaro insiste sullo stesso punto: “i Cpt non possono essere umanizzati, debbono essere chiusi, e su questo dobbiamo continuare ad essere molto chiari. Sono luoghi dove si esercita un diritto speciale, dove persone che non hanno commesso alcun crimine vengono rinchiuse. Vanno chiusi, ma non credo che questo governo arriverà a questa conclusione”.

Si potrebbe forse mettere in parallelo l’evoluzione della guerra che, soltanto nelle parole di chi la fa, smette di essere guerra e diventa “missione di pace”, con i cambiamenti che stanno investendo le attuali strutture detentive per migranti, mai chiamate col loro nome. “Guerra umanizzata” come “Cpt umanizzati”. Eppure sembrerebbero ossimori…

Abbiamo chiesto ai nostri intervistati quale ruolo potrebbe avere avuto, in questo panorama, l’Istituzione della Commissione governativa di inchiesta sui Cpt e il fatto che tale Commissione abbia redatto un documento conclusivo in cui si legge che, nonostante risultino inefficaci e potenzialmente lesivi dei diritti umani, i Cpt debbano essere mantenuti, seppur modificati. “Con la proposta di riforma della Commissione” riflette Totò, “si istituisce la “fase pura” della detenzione amministrativa. Dal momento che tutte le persone che hanno commesso dei reati e sono passate da strutture carcerarie non devono più passare dentro un Cpt (mentre vi devono passare gli innocenti) se ne sottolinea ancora di più l’aberrazione”.
Alla stessa domanda Carmen Cordaro risponde spiegando come il documento redatto dalla Commissione abbia senza dubbio evidenziato un paradosso. “Ma l’Arci è entrato nella Commissione con una posizione politica ben chiara: la chiusura dei centri. Che poi ci sia una volontà governativa di utilizzare questo risultato per cercare di “umanizzare” i cpt… non dico che sta nell’ordine delle cose, però… il Ministro dell’Interno è pur sempre Amato…”.

La sostanza di tutti i discordi comunque, è che il Cpt di Lampedusa – come tutti gli altri in Italia e in ciascuno dei paesi condizionati dalle politiche migratorie europee- non verrà chiuso. Alle cooperative “rosse” il compito di costruirne la nuova “facciata”, anche se come ci dice ancora Carmen, “una cooperativa che aderisce alla Lega delle Cooperative dovrebbe avere un senso dell’accoglienza diverso”.
Quando le chiediamo di commentare quanto detto dal vicepresidente della Sisifo Cono Galipò, uomo della Margherita, e cioè che “finché ci sono, anche se questi centri non ci piacciono, bisogna gestirli bene”, commenta laconica: “è un imprenditore che parla, e da imprenditore fa un ragionamento da libero mercato. Ha poco a che fare coi valori della cooperazione”.
E sullo stesso punto Totò ribatte: “che il Cpt di Lampedusa non sarà più gestito dal fratello di Giovanardi (presidente della Misericordia, ndr) ma verrà gestito dagli amici dei Ds, a noi poco importa. Capiamo che è in atto una strategia, ma che la sostanza di quella struttura come di tutte le altre in Italia rimane tale e quale. E continuiamo la nostra battaglia”.