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Flussi 2006 – Il ministro risponde NO alla campagna lanciata da Melting Pot

Il 18 dicembre 2006 a Bologna, si è svolta una delle tappe del “Viaggio nell’Italia dell’immigrazione” promosso dal Ministero della Solidarietà Sociale. Erano presenti il ministro Paolo Ferrero, il sottosegretario Cristina De Luca, esponenti istituzionali e rappresentanti del mondo dell’associazionismo a cui, in realtà, è stato dato pochissimo spazio per gli interventi.
L’ultimo di questi è stato quello dell’Associazione Ya Basta che ha ricordato la campagna lanciata da Melting Pot per la modifica del decreto flussi 2006, consegnando la lettera indirizzata ai ministri Amato e Ferrero che nonostante le tante adesioni pervenute non aveva ancora ricevuto risposta.

L’Associazione Ya Basta, presente in regione a Parma, Reggio Emilia e Bologna ha chiesto al ministro Ferrero ciò che quotidianamente viene segnalato dai cittadini migranti che frequentano e partecipano ai progetti dell’Associazione cioè una risposta alla campagna lanciata, ad una proposta semplice e di buon senso.
Quello che si chiede è che semplicemente i lavoratori migranti che hanno presentato domanda di assunzione attraverso il decreto flussi 2006 non siano costretti a ritornare clandestinamente al paese di origine per ritirare il visto d’ingresso, svolgendo tutte le pratiche per l’assunzione rimanendo in Italia.
E’ stato chiesto al ministro Ferrero “che cosa succederà ora a più di mezzo milione di persone, quale sarà la loro sorte? Che cosa ha intenzione di fare il governo di fronte a questo problema?

Il ministro Ferrero ha risposto che riconosce la veridicità di quanto affermato, tuttavia per modificare il decreto flussi è necessario modificare la legge quindi il decreto flussi non verrà modificato. “Le leggi vanno rispettate anche se non ci piacciono” ha concluso Ferrero.

Cosa succederà a questo mezzo milione di persone? Il ministro afferma che “solo 350mila saranno regolarizzate“, questo significa che di tutte le altre non se ne conoscerà la sorte. Ci sarà chi verrà espulso e non potrà più tornare in Italia, chi non avrà il coraggio di intraprendere il viaggio verso il paese di origine e rimarrà nel cerchio del lavoro nero.
Arrivati a questo punto potremmo chiedere al ministro: le leggi che non piacciono vanno rispettate anche quando mettono a rischio la vita delle persone, anche quando sono leggi che alimentano le tasche delle mafie?

Non è vero che bisogna cambiare la legge per modificare il decreto flussi!!
Si tratta, come in molte altre questioni, solamente di una scelta politica. Solo questo.

[ Vedi il contributo dell’Avv. Di Siena “ Flussi 2006 – Commento al preteso obbligo per i “clandestini” di tornare nel proprio Paese per ottenere il visto di ingresso per l’Italia ]

* ascolta l’intervista di Federica Zambelli (Ass. Ya Basta!) a Radio Kairos, Bologna