La visita di Gheddafi in Italia sta offrendo l’occasione di vedere in faccia gli autori diretti o indiretti delle violenze e degli abusi che i migranti subiscono in Libia. Le agghiaccianti immagini televisive, che vanno ben oltre il ridicolo dei protocolli ufficiali, mandano in onda gli incontri del dittatore libico accolto con abbracci e sorrisi dal governo, ma sostenuto anche dal riconoscente appoggio di chi, come D’Alema ed il suo gruppo, ha lavorato a lungo per realizzare gli accordi del 2007 con la Libia.
Quegli accordi, mai ratificati dal Parlamento, sono stati poi ripresi dal governo Berlusconi, finanziati e poi superati dai respingimenti collettivi in Libia praticati a partire dal 6 maggio 2009.
Il coro dei sostenitori di Gheddafi si completa anche con qualche prestigiosa firma al vertice di giornali come il Manifesto, giornale che un tempo ha contribuito a fare scoprire le violenze e gli stupri compiuti anche dalla polizia libica ai danni dei migranti, in particolare delle donne, bloccate nell’inferno libico. Oggi diventa persino difficile leggere cronache che pur di coprire le responsabilità di Gheddafi si limitano ad attribuire solo all’Italia la responsabilità degli abusi e degli stupri che i migranti subiscono in Libia. Responsabilità che certo esistono, ma che non possono permettere a nessuno di sminuire l’abuso sisetmatico che il governo libico ed i suoi agenti praticano quotidianamente ai danni dei migranti.
E le critiche al dittatore libico non si possono certo ridurre al meschino gioco delle polemiche interne al partito democratico. Questa si una osservazione davvero meschina, che vuole solo difendere rapporti personali con Gheddafi.
L’inasprimento dei controlli sui migranti provenienti dalla Libia, per il 75 per cento richiedenti asilio, non scoraggia l’immigrazione irregolare ma alimenta le grandi organizzazioni criminali che vendono i viaggi, e tante volte vendono anche i migranti alla polizia libica, come testimoniato da fonti inconfutabili. Il blocco delle partenze dalla Libia in questo ultimo mese conferma quanto queste organizzazioni criminali fossero sotto il “controllo” delle autorità di polizia libiche. Attendiamo di vedere cosa succederà non appena la prossima richiesta economica che Gheddafi avanzerà nei confronti dell’Italia o dell’Unione Europea andrà delusa.
Intanto l’immigrazione clandestina continuerà esattamente come nei mesi passati, magari seguendo altre rotte, per la perdurante chiusura dei canali di ingresso legale, e se non moriranno in mare, aumenterà per certo il numero dei migranti abusati o feriti in territorio libico, dove le ultime visite di Amnesty confermano l’esistenza di campi di detenzione che violano la dignità delle persone ed il diritto di asilo.
Malgrado il sostegno offerto alla visita di un dittatore da parte della maggioranza e di importanti settori dell’opposizione, in questa occasione si stanno concretizzando nuove solidarietà tra i migranti, le associazioni, e alcune parti politiche. Occorre superare la fase della protesta e costruire proposte che potrebbero costituire in futuro una base comune per rivendicare una diversa politica estera dell’Italia in materia di immigrazione ed asilo, rispettosa del diritto internazionale e dei diritti fondamentali delle persone, che vanno riconosciuti a tutti, anche se in condizione di irregolarità.
In questa direzione occorre battersi fino all’ultimo per denunciare gli accordi con la Libia, bloccare il disegno di legge sulla sicurezza, sostenere la denuncia penale presentata da esponenti del partito radicale contro il ministro Maroni per i respingimenti collettivi verso la Libia, ed esperire tutte le iniziative a livello internazionale per denunciare la politica dell’Italia, complice e finanziatrice degli abusi che la il governo libico commette ai danni dei migranti. Sui queste iniziative si vedrà chi sta veramente dalla parte dei diritti delle persone, e chi invece è disposto ad accettare gli abusi e le violenze che i migranti subiscono in Libia pur di concludere affari con quel governo, e magari anche per potere esibire il temporaneo arresto dell’immigrazione irregolare, fino a quando continuerà, per incrementare il proprio consenso elettorale.
L’Italia e l’Unione Europea devono prendere atto che la Libia potrà costituire un partner affidabile solo quando avrà interrotto le relazioni con le dittature africane, come quella Eritrea o Sudanese, dalle quali fuggono molti migranti che cercano di raggiungere l’Europa, non certo per migliorare la propria posizione economica, come sostiene ancora in questi giorni Gheddafi, ma per fuggire alla morte ed alle persecuzioni. La Libia deve interrompere le deportazioni verso l’Eritrea e verso altri paesi nei quali gli immigrati, subito dopo il rimpatrio, vengono arrestati e torturati. L’Italia in particolare deve sospendere ogni aiuto economico per finanziare quei rimpatri.
Battersi per il riconoscimento dei diritti umani, anche degli oppositori politici, in Libia non è una battaglia ideale, deve costituire da oggi un discrimine preciso anche nei rapporti tra le forze politiche in Italia e deve concretizzarsi in iniziative operative ed in decisioni precise. Chi sta, dalla parte di Gheddafi e dei suoi amici italiani, dovrà essere messo nella condizione di non potere più nascondersi, come è avvenuto fino ad oggi. E chi vorrà ancora esercitare i propri diritti di libertà in Italia saprà giudicare.