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da La Repubblica del 22 gennaio 2005

Immigrati, 159 mila in arrivo un record le quote per il 2005

Raddoppiati i “flussi” rispetto agli anni scorsi, aumentano gli ingressi per i lavoratori con contratto fisso.
Il doppio decreto firmato già un mese fa da Berlusconi. Solo ora il via libera. L´apprezzamento di An e Udc

GIOVANNA CASADIO

ROMA – Una quota record di 159 mila stranieri a cui l´Italia apre le porte nel 2005, divisa in due flussi: 79.500 extracomunitari e altrettanti 79.500 neocittadini Ue, gli “ibridi” come li chiama il ministro del Welfare, Bobo Maroni. Berlusconi ha firmato il doppio decreto da quasi un mese ma solo ieri c´è stato il via libera definitivo: martedì il decreto flussi passa al vaglio della Corte dei Conti quindi la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
I nuovi flussi erano ormai attesi da settimane, mentre montava il tam-tam sulle nuove regole tra le associazioni degli stranieri, i sindacati, gli imprenditori. Maroni nega stop politici dovuti ai malumori della Lega, il suo partito. «Solo colpa della burocrazia -minimizza – si sa come vanno queste cose. Entrano 159 mila lavoratori, cioè gente che ha già un contratto di lavoro: se lo perdono, vanno via». Ma il numero dei flussi 2005 ha colto di sorpresa il Carroccio: le quote sia del 2003 che del 2004, sempre con il governo Berlusconi, non avevano mai superato i 79 mila ingressi con una forte presenza di lavoratori stagionali. Né il responsabile del Welfare vuole sentire parlare di critiche degli imprenditori soprattutto sulla distribuzione regione per regione dei flussi d´ingresso: «Noi ascoltiamo le Regioni, spesso le richieste delle associazioni imprenditoriali non sono fondate».
Apprezzamenti da Giampaolo Landi, responsabile immigrazione di An: «Bene, è il più importante decreto flussi per quantità e soprattutto è interessante il modo in cui è stato articolato: ora però i lavoratori siano redistribuiti secondo le reali necessità di manodopera: Maroni faccia un adeguato monitoraggio». An e Udc pongono l´accento in particolare sulla «quota nella quota», cioè i 15 mila ingressi riservati a chi ha un contratto di lavoro domestico, cioè a colf e badanti. Ma proprio ieri un convegno della Cei e della Caritas a Roma sulle badanti ha denunciato la scarsa efficacia del sistema delle quote. «Provincia per provincia poi si fissano dei tetti di reddito – commenta Franco Pittau, coordinatore del dossier Caritas – È un percorso a ostacoli fare incontrare le richieste delle famiglie italiane con l´offerta dei lavoratori stranieri».
I numeri del decreto per gli extracomunitari parlano di 51.800 ingressi non stagionali: di questi 21.800 sono suddivisi tra quei paesi con cui l´Italia ha stipulato o sta stipulando intese per la lotta all´immigrazione clandestina, ma c´è anche una quota di immigrati provenienti dai paesi colpiti dallo tsunami Sri Lanka e Bangladesh; dei restanti 30 mila la metà di ingressi riguarda appunto colf e badanti. Gli stagionali (cioè con contratti di tre o sei mesi) saranno 25 mila e anche per questi sono previste aree di provenienza, anche se chi ha già fatto lo stagionale in Italia ha una sorta di diritto di prelazione. Duecento sono poi i figli di cittadini italiani residenti in Argentina, Venezuela, Uruguay; infine 2.500 lavoratori autonomi, di questi 1.250 sono per coloro già in Italia ad esempio con un permesso di soggiorno per studio e che possono chiederne uno avendo intrapreso un´attività indipendente.
Le modalità per l´ingresso registrano una novità: dopo la pubblicazione del doppio decreto in Gazzetta Ufficiale, i datori di lavoro potranno presentare la loro domanda alle direzioni provinciali del lavoro spedendole con raccomandata: fa fede la data e l´ora della spedizione. La domanda va compilata secondo i moduli già a disposizione presso gli uffici del lavoro: bisogna indicare il nominativo del lavoratore e tutti i dati del datore di lavoro oltre al tipo di contratto. L´incontro tra domanda e offerta secondo la legge Bossi-Fini avviene presso i consolati e le ambasciate all´estero. «In alcuni paesi è davvero un problema», ammette Maroni.
Capitolo a parte per i 79.500 neo comunitari: la moratoria di due anni impedisce loro la circolazione libera nella Ue, anche se avendo pieno diritto di cittadinanza in Europa non possono sottostare alle espulsioni coatte o sanzioni