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da Liberazione del 14 maggio 2005

Le più vulnerabili sono le migranti

«Teresa, 59 anni, ha lasciato suo marito dopo 38 anni di insulti, percosse e sesso forzato. È convinta che se lo denuncerà, le cose andranno ancora peggio. Non crede che le istituzioni pubbliche la proteggeranno. Prima di parlare con Amnesty, aveva trascorso nove mesi chiusa in casa, con le serrande abbassate, in modo che il marito credesse che aveva abbandonato la città».

Il caso di Teresa è tutt’altro che raro. Secondo dati ufficiali, dal 2001 il numero delle donne uccise dai loro partner o ex partner a seguito di violenza di genere è in continua crescita: nel 2004, 72 donne sono state assassinate e altre 7 hanno ottenuto ordinanze di protezione. Secondo un rapporto di Amnesty International, presentato ieri, chi ha subito violenza domestica deve affrontare grandi ostacoli nella richiesta di aiuto, protezione e giustizia. I dati ufficiali rivelano che oltre il 95% delle donne che subiscono maltrattamenti non sporge denuncia. Chi lo fa, viene accolta con indifferenza o è sottoposta a interrogatori così privi di tatto da essere scoraggiata ad andare avanti.

«Lo Stato spagnolo ha il dovere di prevenire la violenza, indagare sugli abusi, punire i responsabili e risarcire le vittime. Deve svolgere questo dovere senza ritardo e con tutti i mezzi appropriati», ha dichiarato Fosca Nomis, vicepresidente della Sezione Italiana di Amnesty International.

Pur apprezzando l’approvazione di una nuova legge sulla violenza di genere, Amnesty International resta preoccupata per il fatto che l’onere di avviare le procedure di protezione continuerà a ricadere sulle vittime, e che un’assistenza adeguata potrà essere disponibile solo per coloro che presentano una denuncia ufficiale.

«Questa legge è solo il punto di partenza per alleviare gli ostacoli cui vanno incontro le donne. Il governo spagnolo deve porre in essere misure efficaci per tradurre in realtà i diritti di ogni donna», ha commentato Nomis.

Basato sulle testimonianze di donne che hanno subito violenza domestica, il rapporto di Amnesty International denuncia il pregiudizio e la discriminazione insiti nell’atteggiamento delle istituzioni pubbliche. Particolarmente preoccupante è la mancanza di protezione per le donne appartenenti a gruppi vulnerabili, come le migranti senza documenti, le nomadi, le disabili e le donne con problemi psicologici o di tossicodipendenza.

Le migranti prive di documenti incontrano barriere supplementari, nonostante sia riconosciuto che esse dovrebbero ricevere la stessa protezione spettante alle altre donne. In alcune regioni della Spagna, le migranti sopravvissute alla violenza devono trovare uno “sponsor” prima di poter accedere a un rifugio; in altre zone, questo accesso è del tutto precluso e le vittime vengono inviate ai centri generali di assistenza agli immigrati. Per ricevere un aiuto economico, le donne che hanno ottenuto un’ordinanza di protezione devono cercare un lavoro, ma le migranti prive di documenti non sono in grado di farlo a causa del loro status amministrativo.

Il comitato delle Nazioni Unite che si occupa di discriminazione contro le donne ha allertato il governo spagnolo sull’incidenza della violenza contro le donne e l’incremento degli omicidi. Ha inoltre messo in luce la mancanza di protezione per le donne appartenenti ai gruppi vulnerabili ed ha espresso preoccupazione per la mancanza di coordinamento tra governo centrale e governi regionali nell’assistenza alle vittime di violenza.

Il rapporto di Amnesty International rivolge al governo spagnolo una serie di raccomandazioni, tra cui:
– l’individuazione di standard minimi, in tutto il territorio nazionale, per rispondere alla violenza di genere;
– un’azione efficace per individuare tempestivamente situazioni di violenza domestica e fornire assistenza sanitaria alle sopravvissute;
– la revisione e la valutazione delle misure esistenti, con il coinvolgimento delle sopravvissute e dei gruppi femminili.