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Politica tattile (sulla cura)

di Gian Andrea Franchi, Linea d’Ombra (Trieste)

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di Linea D’Ombra ODV

Sospesa forzatamente l’attività dell’associazione Linea d’Ombra, dopo una breve assenza dai luoghi in cui si raccolgono i migranti, due volontarie, di Linea d’Ombra, ma necessariamente a titolo personale, hanno ripreso a curare i migranti alla stazione di Trieste, a pochi metri dall’ufficio della polizia ferroviaria.

Non sono state multate e allontanate. Hanno dovuto esibire una giustificazione scritta: “esecuzione di interventi essenziali nei confronti di persone in grave stato di necessità”. Accettata per una volta, poi per due, per tre.
Dopo tre giorni, la polizia ha detto: ultimo giorno!

Il giorno seguente la giustificazione è stata accettata ancora e anche per un medico. I poliziotti si sono mossi soltanto per impedire ‘assembramenti’, ma hanno lasciato fare.
Per 15 giorni, finora…

Chi ha deciso di tornare alla stazione a ‘curare i piedi’, i piedi rovinati dalla Rotta balcanica, ha imposto un fatto compiuto.

Un fatto difficile da definire da parte delle istituzioni, certamente relegato nel recinto delle opere pietose, dal timbro religioso e muliebre. Ne va invece estratto, e sventolato come una piccola bandiera, il significato politico.

Toccare un corpo. Curare un corpo, in tutti i sensi. Un gesto materno. Certamente, il punto di partenza è questo. Non a caso sono due donne, adesso, o diverse donne, come in Linea d’ombra, prima.
È qualcosa di più. Molto di più.

Dobbiamo agire per diffondere e generalizzare una pratica essenziale, storicamente delegata alle donne, come elemento fondamentale della loro chiusura nel ‘domestico’, per metterne pienamente in luce la profonda valenza politica - radicale, nel significato letterale della parola: agire alle radici dell’umano, di quell’umano così spesso crollato in rovina nei momenti essenziali.

Sembra un gesto modesto, persino umile, da ‘buone donne’. Bisogna svelarne la valenza ‘rivoluzionaria’, anche se non so più che cosa possa significare questa parola. Forse possiamo cercarne un nuovo significato proprio qui, nell’’umile’ - da humus, terra -, nel terrestre gesto della cura - in una terra devastata come è quella di oggi, proprio di oggi, di cui è sintomo, imprevisto ma prevedibile, l’epidemia virale.

È ‘rivoluzionario’ (preferisco mantenere le virgolette) tornare all’elementare, all’essenziale rapporto con i corpi, che ha la sua matrice vitale ed esistenziale nel rapporto tra l’infante e chi si occupa di lui, nella fase originaria e fondamentale della vita.

Sappiamo che una scarsa cura nell’infanzia produce danni gravi, indelebili, a chi poi diventerà adulto. Basta guardarsi intorno per vedere che danni gravi sono stati fatti e continuamente si fanno.
Ovviamente, c’è molto altro nell’azione politica, ma io credo che capire o scoprire la valenza politica dei rapporti nell’infanzia sia molto importante.

Non è una cosa nuova, ma è un tema rimasto secondario. L’aveva già capito Rousseau, nel suo Emilio, ma proprio lì gli casca l’asino e mostra spietatamente i limiti della sua visione democratica, con la concezione della donna come essere inferiore, relegato tra le mura domestiche. Limiti della visione democratica illuministica che appariranno poi nella rivolta degli schiavi neri di Haiti, colonia francese. Le donne e i neri come inferiori - il genere e la razza.

La cura ha, essenzialmente, a che fare con i corpi, con il contatto fra corpi. La cura del corpo ferito, prima di tutto, del corpo di dolore; ma anche del corpo che ha bisogno di cibo, scarpe, indumenti: di tutto ciò che è essenziale per continuare il cammino verso la promessa di vita.

La cura è tattile, corpi che si toccano per sanare ferite, per nutrire, per vestire.
In questa tattilità, che supera le barriere delle culture, c’è qualcosa di elementare e di profondo. Non va considerato marginale rispetto all’azione politica - va messo al centro. Certamente non come unico gesto politico, al centro di azioni complesse che non possono non contemplare anche i momenti duri, violenti, del conflitto: ma un gesto che restituisce all’azione politica, nella sua complessità, il suo senso profondo.

Siamo corpi che si toccano sulla terra.

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[ 30 aprile 2020 ]
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