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Pratiche discriminatorie a Roma. Esposto di Baobab a ATAC – Azienda per la mobilità

Il personale dello sportello nega il rinnovo dell'abbonamento a un rifugiato

Non è la prima volta che Baobab Experience intraprende un’azione contro pratiche discriminatorie messe in atto da ATAC S.p.A. (Agenzia del Trasporto Autoferrotranviario), l’ente che gestisce il servizio pubblico di trasporto, controllato dal Comune di Roma.

«Dover presentare un esposto contro pratiche discriminatorie ad opera del servizio di trasporto pubblico di Roma Capitale è un fatto avvilente degradante per la città tutta», scrive l’associazione che nel comunicato stampa ricorda la storia di Rosa Parks quale simbolo di ribellione contro le regole segregazioniste e contro tutte le discriminazioni.

«Non è un caso che ci sia sempre un autobus di mezzo, perché da sempre i mezzi pubblici sono la cartina di tornasole del livello di disuguaglianza e mobilità sociale di una nazione».

La discriminazione riguarda M., un rifugiato con permesso di soggiorno per asilo politico, attualmente in fase di rinnovo, che si è visto rifiutare dalla biglietteria ATAC di Ponte Mammolo il rinnovo del suo abbonamento Metrebus annuale.
Nonostante M. esibisca tutta la documentazione completa attestante la regolarità e tempestività della domanda di rinnovo e la sua carta di identità, il personale allo sportello sostiene che l’abbonamento si possa emettere solo successivamente al ritiro del nuovo permesso di soggiorno.

Come invece afferma Baobab, la legge italiana riconosce agli stranieri regolarmente soggiornanti – compresi coloro che sono in attesa di rinnovo – i diritti civili attribuiti al cittadino italiano.

«Ed è forse per questo – continua l’associazione – che l’addetto allo sportello si rifiuta di rilasciare per iscritto le motivazioni del mancato rinnovo e che, anche alla presenza delle forze dell’ordine intervenute sul posto, impedisce un contatto diretto con il responsabile dell’ufficio. Nulla vale neanche il reclamo: Atac comunica con risposta automatica la presa in carico dell’istanza, ma i termini decorrono senza che intervenga alcuna risposta.

M. dice “no”, perché un rifiuto ingiustificato, che maleodora di razzismo, ad opera di un ente che svolge un servizio pubblico è un fatto di una gravità inaudita.
M. dice “no” di fronte a un atto, non solo illegale, ma anche illecito e discriminatorio, così che i diritti di tutti i rifugiati siano rispettati, perché il Comune di Roma adotti direttive chiare e violazioni come questa possano non accadere più.
M. è uno dei tanti rifugiati a dire “no”, che si rivolgono allo Sportello legale di Baobab Experience, stanchi di subire ingiustizie, umiliazioni, pregiudizi materiali… come Rosa Parks 66 anni fa».

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